Ci vuole coraggio ad essere un bullo

Bullismo, ne sentiamo parlare in ogni contesto da quando siamo bambini, sappiamo ovviamente quanto sia diffuso e distruttivo, abbiamo mai provato però a rifletterci?

Ad un certo punto, dicono che se vedi qualcuno preso di mira o tu stesso soffri per le prese in giro devi parlarne con un adulto o un tuo amico fidato, ma sinceramente, quanti di noi hanno mai avuto il coraggio di compiere un simile gesto?

Quanti di noi hanno riso alle spalle di qualcuno per una battuta che avrebbe potuto ferirlo? Tutti, almeno una volta, magari anche senza rendercene conto, senza cattiveria, ma tutto inizia così, con una battuta.

Ma cos’è il bullismo?

Da definizione: forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, tanto di natura fisica che psicologica, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone percepite come più deboli dal soggetto che perpetra uno o più atti in questione.


Ma da cosa nasce?

Spesso da invidia, gelosia, risentimento o semplice cattiveria, voglia di divertirsi, i fattori comunemente sono la diversità di qualsiasi genere, il carattere, i differenti interessi che si hanno nel tempo libero non ritenuti adatti per il proprio genere.

Non c’è nulla di coraggioso, il vero coraggio dovrebbe essere quello di parlare direttamente con la persona presa di mira e sistemare i problemi, non succede perché non ci sono reali motivi per andare contro ad una persona, non ci potrà mai essere quindi una conversazione intelligente e stimolante per chiarire la situazione.

Sfortunatamente, con l’avvento dei social è nato anche il cyber bullismo, ancora più subdolo: il bullo infatti non ha nemmeno il coraggio di parlare in faccia alla vittima ma si nasconde dietro ad uno schermo e spesso anche dietro ad un nome falso; non si ha mai una tregua, sui social si è sempre rintracciabili, non si è mai completamente al sicuro. Il peggiore dei casi è quando la vittima si sente colpevole, inizia a pensare di essere sbagliata, che magari le sue passioni non sono quelle giuste, inizia a cambiare, a nascondersi; non c’è ragionamento peggiore dell’annullarsi, del cambiare per qualcuno che non se lo merita, che meriterebbe la nostra indifferenza, nemmeno la rabbia, solo indifferenza.

Bisogna quindi avere coraggio, non ignorare la cattiveria, ma parlarne con qualcuno, sfogarsi per capire di non essere nel torto. Capire che nessuno è solo, che ci sarà sempre qualcuno disposto ad ascoltarci, anche in silenzio, senza consigli, sentirsi ascoltati e importanti è già un grande passo.

M.M., 2^B