Erasmus senza frontiere

Riccardo Regazzo è un ventiquattrenne al sesto anno di medicina presso l’università di Padova.

Alphonse de Lamartine sosteneva che non ci fosse “uomo più completo di colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita”.

È stato proprio questo a spingere Riccardo a partire per un Erasmus: l’opportunità di affrontare una parte degli studi all’estero, in contatto con realtà completamente differenti in grado di stimolarlo, cambiarlo e migliorarlo. Così, ha colto l’occasione e nel settembre 2019 ha lasciato l’Italia, andando a vivere in Germania per 10 mesi. Ha alloggiato in un appartamento nella città di Aquisgrana assieme ad altri due inquilini suoi coetanei, uno di Monaco, l’altro di Copenaghen.

Cos’è cambiato. Quando si considerano le differenze tra le due università, bisogna partire da un importante presupposto: nell’università di Aachen viene valorizzato maggiormente l’aspetto pratico, forse un po’ a discapito di quello prettamente nozionistico. Di conseguenza gli studenti sviluppano, già durante gli anni di studio, una grande capacità di orientamento all’interno dei singoli reparti ospedalieri e un’importante manualità nelle procedure mediche di base. Al contrario, in Italia, queste nozioni vengono affinate solo nei primi due anni di specialità.

Il percorso di formazione. Anche l’organizzazione degli studi è diversa: qui, durante i primi tre anni, si affrontano sia le scienze di base -fisica e biologia- sia l’anatomia e la fisiologia generale di tutto il corpo. Vengono appresi dei prerequisiti per il successivo triennio clinico, dove si prendono in esame tutti i sistemi e le patologie ad essi associate. Al contrario, ad Aachen, si lavora per singoli apparati studiandone struttura, funzionamento e malattie generali, sacrificando leggermente quelle che sono le scienze di base citate prima. Il sistema di studio “a blocchi” permette una ripetizione durante il secondo triennio degli argomenti affrontati nel primo, fornendo così agli studenti una conoscenza pressoché perfetta. Potrebbe, a questo punto, sorgere il dubbio su quale sia effettivamente l’università migliore. In verità non sembra esistere un meglio o un peggio: se in Italia il bagaglio nozionistico al termine dei sei anni è maggiore, in Germania si è già proiettati verso una vita lavorativa.

Dove si guadagna di più? Sicuramente in Germania. Ad esempio, già alla fine del periodo universitario in Germania, bisogna compilare il proprio curriculum da presentare ai vari ospedali per iniziare ad esercitare come un effettivo medico retribuito. In Italia, si è chiamati a svolgere un test nazionale che inserisce gli studenti in diverse città fornendo loro una borsa di studio in grado di finanziare il periodo di specializzazione, non ricevendo però un effettivo stipendio.

L’ambiente lavorativo. Seppur ci siano differenze a livello accademico, l’importanza del ruolo del medico non sembra variare tra i due Paesi, in quanto rappresenta sempre una figura di riferimento alla quale chiedere aiuto. Anche all’interno dell’ospedale la gerarchia è simile: al vertice si trovano i primari seguiti dai medici strutturati. In Germania poi, ci sono i medici assistenti, rappresentati in Italia dagli specializzandi. Infine studenti e tirocinanti chiudono la piramide. Gli ospedali in Germania adottano tuttavia uno stampo simile a quello utilizzato negli USA, secondo il quale è necessaria l’assicurazione sanitaria, differentemente dell’Italia dove l’assistenza è pubblica e gratuita.

"Viaggiare significa scoprire che tutti hanno torto riguardo agli altri paesi." (Aldous Huxley)

L’Erasmus ha permesso a Riccardo non solo uno spunto di miglioramento accademico, ma anche l’opportunità di incontrare persone nuove. Si è accorto come il pregiudizio secondo il quale i tedeschi sembrano sempre arrabbiati è assolutamente da sfatare. Al contrario, sono sempre molto gentili ed educati, pesino nella lingua. Esistono infatti pochissime parolacce nel vocabolario tedesco e la formula per dire “prego” è “gerne”, ovvero “volentieri”, dimostrando così la loro volontà nel risolvere il problema posto. I tedeschi sembrano essere molto riservati e ciò si riflette anche nella vita quotidiana: se qualcuno sul bus prendesse una multa, in Italia proverebbe una forte sensazione di vergogna sociale. Lì non accade, in quanto nessun tedesco tende neppure a voltarsi o mostrarsi interessato. Ovviamente, come a noi capita di scherzare su uno stereotipo –la classica battuta sui mondiali del 2006-, anche loro lo fanno –ad esempio con la filastrocca “pizza, pasta, mandolino”- . Ciononostante, dimostrano sempre una grande volontà di conoscerti. Sembrano avere anche una mente molto aperta: banalmente, si potrebbe pensare di passeggiare in giro per la città con i capelli punk colorati o in pantofole senza sentirsi gli occhi addosso.

A. I., L. P., T. R. 4^A