Viaggio alla (ri)scoperta della nostra città

Èco: fenomeno acustico per il quale un suono, riflettendosi contro un ostacolo, torna a essere udito nel punto in cui è stato emesso, tanto più distintamente avvertito quanto più l’ostacolo è distante.

Chi avrebbe mai immaginato, entrando negli spazi simbolo della nostra città, che il suono predominante sarebbe stato l’eco della nostra voce, del nostro respiro, dei nostri pensieri.

Quanti sono i luoghi che rappresentano importanti punti di riferimento e crescita! Luoghi dove ci siamo emozionati, ispirati o rattristati. Chi avrebbe mai pensato che un giorno saremmo stati limitati nel poterli frequentare... L’emergenza Covid ci ha privati della libertà di accedere ad alcuni tra i posti che ospitano una parte della nostra storia personale e collettiva. Nella nostra città, alcuni luoghi normalmente carichi di vita e ora deserti, ci hanno spinti a riflettere.

Provoca soggezione camminare per la stazione di Padova semi-deserta e talmente silenziosa da riuscire a sentire il rumore dei propri passi. La stazione, sede di partenze e arrivi, centro che da sempre ha scaturito in noi lo spirito di avventura, la sete di conoscenza per luoghi lontani, o più semplicemente il desiderio di raggiungere una persona cara di cui si sentiva la mancanza, ora sembra essersi trasformata.

Poche figure animano gli spazi desolati. Lo studente fuori sede che passeggia vicino alla linea gialla sognando il momento in cui potrà finalmente tornare a casa. L’avvocato inquieto che teme di ammalarsi, ma deve comunque fare il pendolare e salire su quel treno che mai come ora lo spaventa. L’addetto alla sicurezza che riflette su quanto abbia odiato la frenesia della stazione in passato, ma di quanto sia più terrificante questa immensa solitudine. A tutti manca qualcosa: un paesaggio familiare, un sentimento di maggiore certezza, una conversazione inaspettata con qualcuno. A tutti manca la vera natura della stazione: scambiarsi le ultime accorate raccomandazioni, augurarsi arrivederci, accogliere ospiti giunti da lontano.

Passeggiando in corso Milano, è impossibile non notare le locandine silenziose degli spettacoli del Teatro Verdi mai andati in scena. Attori, musicisti, artisti, registi, sceneggiatori, costumisti, tecnici e professionisti più diversi, aspettano di poterlo fare ancora dalla scorsa stagione. Molti erano pronti a ripartire in autunno, ma sono ancora in attesa dell’apertura del sipario. Risate, pianti, declamazioni a gran voce e parole sussurrate hanno riempito la grande sala dal 1750, ora invece, c’è solo silenzio. Silenzio per gli artisti, privati di mettersi alla prova e di scoprire, davanti e assieme al pubblico, talenti nascosti. Silenzio per gli spettatori, spogliati del privilegio di sognare e dimenticare per qualche ora, immedesimandosi in personaggi e ambienti spesso molto distanti da loro.

L’impossibilità di frequentare il teatro ha reso consapevoli grandi e piccoli del valore di questo luogo di cultura. Della straordinarietà di quel viaggio attraverso le parole recitate, la musica e i gesti, che solo la consapevolezza di far parte di qualcosa di più grande e di bello può regalare. La programmazione in streaming e il grande impegno delle istituzioni provano a colmare il vuoto creato da questa chiusura, ma ciò non basta. L’emozione di prendere posto e aspettare che si spengano le luci, quel brivido che corre veloce in platea e tra i palchi un istante prima che si apra il sipario, rimarrà sempre insostituibile. È così che tutta la città attende di meravigliarsi e di vedere qualcosa di improvviso e imprevedibile ricomparire sulla scena, quando l’unico silenzio sarà quell’attimo di esitazione tra la fine dello spettacolo e lo scrosciare degli applausi.

Ma... sorpresa! Questo tempo di attesa non sarà vano. Come gli attori professionisti, infatti, anche i ragazzi del nostro liceo che lo scorso anno scolastico avevano intrapreso il percorso del progetto teatrale non hanno potuto mettere in scena lo spettacolo che stavano preparando. Tuttavia, per riuscire comunque a dare vita al lavoro di mesi, hanno optato per l’originale soluzione del podcast! Puoi quindi ascoltare le loro 18 piccole storie che parlano di RADICI a questo link: www.spreaker.com/show/radici-il-podcast

Padova con la sua università ha rappresentato nei secoli un punto di riferimento per grandi artisti, i quali hanno regalato alla città capolavori in grado oggi di attirare turisti da tutto il mondo.

Il dilagare del Covid ha obbligato a chiudere ogni museo e spazio culturale della città. Luoghi che spesso racchiudono tra le loro mura non solo dipinti e reperti secolari, ma anche le emozioni di tutti coloro che da quelle opere si sono lasciati ispirare e suggestionare. Mostre tanto attese, come quelle sull’Egitto di Belzoni, sui Macchiaioli e su Van Gogh, sono state chiuse in anticipo o sospese, lasciando un senso di incompiutezza.

Cosa penserà Giotto del suo cielo stellato nella Cappella degli Scrovegni, senza più nessuno a contemplarlo incantato con il naso all’insù? Per non parlare di Tiziano e Giorgione, costretti a vedere i proprio dipinti abbandonati alla polvere nei silenziosi chiostri sopraelevati del Museo Eremitani.

Ma... doppia sorpresa! Tante sono le mostre online gratuite che ci permettono di esplorare epoche passate comodamente da casa nostra. La Galleria degli Uffizi ad esempio, propone con uno sguardo originale la figura di Dante approfondita dal punto di vista non solo letterario ma anche artistico: Non per foco ma per divin’arte | Le Gallerie degli Uffizi

Osservare come le medievali Piazza delle Erbe e Piazza della Frutta siano silenziose e popolate solo da qualche serio passante che cammina veloce, intento a sbrigare in fretta le proprie faccende per rientrare furtivo a casa, è un paradosso. Non solo perché quest’area è il cuore dell'odierna movida di Padova, ma anche e soprattutto perché essa è stata nei secoli il vero centro della vita cittadina.

Eppure, basta socchiudere gli occhi e viaggiare con la fantasia per tornare a immaginare quei luoghi vitalizzati dalle figure e dai suoni senza i quali ora appaiono irriconoscibili.

L’epidemia Covid ci ha privati di tanto, ma ci ha anche permesso di riconoscere al mondo che ci circonda il suo vero e giusto valore, e ripetere all’infinito parole come “torneremo a...”: ad abbracciarci, a viaggiare, a fare progetti, a una vita normale, a... riveder le stelle. Un augurio, per provare a vincere quella nostalgia che ci pervade l’animo.

Nostalgia: dal greco νόστος, ritorno, e άλγος, dolore; desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano.

A.S. e G.R., 4^C