Una valvola di sfogo

Uno spazio come valvola di sfogo. Uno spazio come palestra di vita. Uno spazio colorato come voglio io. Uno spazio in cui ridere, urlare, piangere, ballare, dipingere. Immaginate di avere uno spazio tutto vostro, in cui poter essere semplicemente voi stessi, senza il timore e la preoccupazione di essere giudicati ventiquattro ore su ventiquattro. 

Sì, perché è difficile sentirsi adeguati, accolti o perfino accettati. Non so voi, ma mille etichette si fissano sulla pelle, come fossero state incollate con un adesivo super potente. Avete presente quando dovete salire su un aereo ma avete così tanti vestiti che decidete di indossarne alcuni? Ecco, io mi sento così appesantita dai “condizionamenti esterni” da non riuscire più a togliermeli di dosso per paura di sentire freddo, quasi di tremare per il timore di affrontare l’ignoto. Oggi è difficile mostrarsi per quello che siamo. Dentro di me sento una vocina insistente che mi sussurra “Fermati! Così sembrerai strana”, oppure “Guarda che non sei divertente, evita di fare battute”. Per l’ennesima volta ricado nel mio più grande errore: temere il giudizio altrui. Mi fermo e penso al motivo per cui mi sento così inadeguata. Mi consolo pensando che non potrò mai piacere a tutti e troverò forse qualcuno che mi giudicherà infantile; spero però di trovarne altrettanti che mi ammireranno e comprenderanno.

Avere uno spazio tutto per sé è giusto proprio per riuscire ad esprimersi al meglio e non tenersi tutto dentro. Un giorno ho letto un libro di cui riporto questa frase che interpreta pienamente il mio sentire: “le tue paure, la tua rabbia e le tue preoccupazioni sono come una palla che piano piano cerchi di spingere sempre di più sul fondo di un secchio pieno d’acqua. Man mano, però, la palla diventerà sempre più pesante e ad un certo punto, se deciderai di mollare la presa, uscirà dal secchio. Così sono le nostre emozioni: se si nascondono e si trattengono, ci faranno esplodere.” 

S.M., 3^A