Il mostro sotto al letto

Respira. Piano, più piano. Devo sedermi da qualche parte ma in questa stanzina non hanno messo neppure una sedia. Ecco, mi siedo qui a terra nell’angolo. Fa’ attenzione all’abito, diamine. Respira. Sento caldo, mi tremano le mani. Se sudo in fronte rovino il trucco. Respira.

Cinque cose che posso vedere, quattro cose che posso toccare…

Il silenzio è rotto solo dal ticchettio fastidioso di quel vecchio orologio. È tutto rovinato ed è pure indietro di due ore.

Tre cose che posso sentire…

Mi viene da vomitare. Impossibile, non hai mangiato niente. Respira.

Due cose che posso annusare…

Ho il fiato corto e mi sento sprofondare.

Una cosa di cui posso sentire il sapore… che sciocca cantilena, non mi calma mai.

Me la ricordo, quella piccola bimba che aveva paura di dormire. Il terrore che la bloccava al letto, gli occhi spalancati e il respiro strozzato. Sono passati anni, eppure sembra ieri.

Quella bimba che non capiva cosa la spaventasse tanto, me la ricordo bene. I suoi genitori che liquidavano ogni sua lamentela con un gesto rapido della mano, nessuno che le dava retta. “Dormi e basta!”.

Mi ricordo, sì. Era un mostro nascosto sotto il letto a farle tanta paura. Feroce e silenzioso, che minacciava di mangiarla non appena si fosse addormentata.

Respira. Respira più lentamente. Mancano quindici minuti.

Povera piccola, aveva così tanta paura. Ma, si sa, i bambini non li ascolta mai nessuno. Sarebbe bastato solo che qualcuno le avesse dato retta...

Il nonno. Sì, il nonno l’aveva ascoltata. Per meglio dire, l’aveva sfidata. Sì, proprio così. L’aveva spronata a conoscere il mostro sotto il letto. Che pazzia, la bambina sapeva che l’avrebbe mangiata se solo avesse provato ad avvicinarsi.

Eppure quel terrore la divorava dall’interno: la notte non chiudeva quasi più occhio. Tanto valeva tentare, no? Sì, valeva la pena.

Me le ricordo, le manine tremanti che si aggrappavano al materasso. E poi con una bella spinta, si era sporta per guardare sotto, con le treccine dei capelli penzolanti.

E il mostro non c’era.

A dire la verità, nella stanza non c’era proprio nessuno. Solo lei.

E se non vi era nessun mostro, cosa le faceva tanta paura?

Me la ricordo bene, quella piccola bimba.

Respira con più calma.

Un minuto. Sento già la voce del presentatore, diamine.

Un bel respiro, coraggio. Ora non mi tremano nemmeno più le mani.

Ed ecco il grande sipario rosso fuoco, imponente davanti a me. Si sta sollevando lentamente.

Non riesco a vedere nessuno, ma sento i mille sguardi puntati addosso.

La musica comincia piano.

Non c’è nessun mostro sotto il letto.

E adesso, balla.

L.P., 4^A