Il nuovo inizio dei nostri dirigenti

“Si chiude una porta, si apre un portone” o “non lasciare la strada vecchia per quella nuova”? Forse nessuna delle due, l’importante è saper trovare qualcosa di bello in ciò che abbiamo!

A settembre sia il preside Piccolo che il preside De Pol hanno iniziato una nuova esperienza in due istituti diversi da quelli in cui avevano lavorato per anni. Scopriamo come hanno vissuto questo nuovo inizio i nostri cari dirigenti!

  • Nome?

Preside Piccolo: Luca.

Preside De Pol: Giancarlo.

  • Età?

Preside Piccolo: 54 anni.

Preside De Pol: 57 anni.

  • Colore degli occhi?

Preside Piccolo: Marroni.

Preside De Pol: Credo verde-marroncino, non ne sono sicuro.

  • Squadra di calcio preferita?

Preside Piccolo: Sono simpatizzante del Sassuolo.

Preside De Pol: Non sono un tifoso, mi annoiavo a guardare con mio padre la tv, lui tifava Juventus.

  • Hobby?

Preside Piccolo: Ho un grande acquario a cui bado nel tempo libero.

Preside De Pol: Mi piace leggere, passeggiare, a volte anche in montagna, o nuotare nei laghi. Durante le vacanze infatti vado a Belluno nella casa di famiglia.

  • Titolo di studio?

Preside Piccolo: Laureato in Lettere Moderne.

Preside De Pol: Sono dottore di ricerca in Fisica.

  • Come mai ha scelto il suo percorso di laurea? C'è una motivazione particolare?

Preside Piccolo: Quando mi sono iscritto all’università mi ero iscritto a Storia Medievale a Venezia, infatti volevo fare l’archeologo medievista, ma una mia compagna, per cui nutrivo un forte debole, mi ha convinto a iscrivermi a Lettere Moderne. Alla fine lei si è sposata e io sono padrino dei suoi figli e sono finito a fare l’insegnante di italiano e latino...

Preside De Pol: Ho fatto il liceo scientifico a Feltre. Quando ero in quarta sono entrato nella libreria vicino alla scuola dove vendevano dei libri chiamati “mille lire” (all’incirca 50 centesimi) e ce n'era uno che riproponeva i 5 articoli di Einstein (quelli con cui spiega come ha fondato la teoria della relatività generale). L’ho comprato. All’inizio si capiva bene, poi, alla terza pagina, c’era la formula con cui Einstein spiega l’intero concetto, che io non capivo. Proprio in quel momento ho pensato che se mi fossi laureato in fisica l'avrei capita.

  • Prima di diventare dirigente quale disciplina/e insegnava?

Preside Piccolo: Italiano e latino.

Preside De Pol: Insegnavo matematica e fisica al liceo linguistico dello Scalcerle.

  • Cosa pensa del lavoro degli insegnanti?

Preside Piccolo: È un lavoro complicato, importante, possiamo dire anche estremamente difficile per i tempi che corrono e perché gli adolescenti sono molto complicati, belli, ma complicati, e bisogna saper stare anche con gli adolescenti complicati, il che si rivela alla fine la cosa più bella.

Preside De Pol: È bello. La parte più divertente è insegnare, la sensazione di riuscire a trasmettere qualcosa... Però ci sono anche molte scartoffie, consigli di classe eccetera...

  • Descriva il suo insegnante ideale.

Preside Piccolo: Sono io (hihihi). Allora, l’insegnante ideale è quello che sa ogni anno trovare un nuovo modo per spiegare la sua materia, rendendola sempre una novità interessante. È una persona che non crea competizione in classe (il che è un rischio molto grosso). È una persona che aiuta gli studenti a non dare ai voti più importanza di quella che hanno, ed è una persona di cui i ragazzi si sanno fidare.

Preside De Pol: Deve avere la competenza, cioè deve sapere molto bene ciò che insegna. Questo non basta, ma è indispensabile; deve avere anche autorità, quell’attitudine che è difficile procurarsi se non ci si nasce, per cui quando parli agli altri viene spontaneo ascoltarti. In più deve avere umanità, una predisposizione per capire come funzionano gli essere umani: tutti noi abbiamo manifestazioni a volte “sciocche”, a volte intelligenti; un’insegnante deve riuscire a vedere nella stessa persona tutte queste manifestazioni.

  • Lo ha mai incontrato?

Preside Piccolo: Sì, posso dire di sì. Ci sono molti insegnanti che hanno molte di queste qualità, magari una più evidente, una un po’ meno. Al Galilei ne ho conosciuti molti.

Preside De Pol: Sì, il mio insegnante preferito si chiamava Graziano Rossi, ed era il mio professore di scienze al liceo.

  • Descriva il suo studente ideale.

Preside Piccolo: Il mio studente ideale ha solamente due caratteristiche, non mi interessano voti o altro. È curioso e quindi ha sempre voglia di imparare, poi è responsabile, in modo da saper organizzare il tempo scuola per avere tempo eventualmente di giocare a calcio (meglio se nel Sassuolo!), trovare un/a ragazzo/a...

Preside De Pol: Ho avuto studenti molto bravi, ne ho avuti anche di non tanto bravi ma divertenti. Il mio studente ideale è quello che ti fa domande, a volte ti provoca e ti mette nella condizione di doverti chiedere se sai davvero le risposte a quello che ti sta chiedendo e magari ti porta a renderti conto di dover studiare ancora. Anche perché, insegnando sempre le stesse cose, dopo anni diventi un “trombone”, ed essere stimolati fa sicuramente bene alla salute.

  • Descriva il suo “preside” ideale.

Preside Piccolo: Il mio preside ideale è innanzitutto fortemente competente in economia, molto esperto di diritto, deve saper delegare e deve volere un gran bene ai suoi studenti.

Preside De Pol: Oh mamma mia, non mi sembra il caso di fare un nome, ma c’è una preside con cui ho avuto occasione di parlare varie volte, che era sempre estremamente sorridente, rassicurante, sapeva sempre cosa bisognava fare, non ti metteva pressione o dava ordini, ti veniva solo voglia di fare ciò che ti chiedeva. Ecco, lei rappresentava esattamente la mia idea di “preside ideale”.

  • Cosa ha trovato di bello nel nuovo istituto?

Preside Piccolo: Beh, dal punto di vista strutturale il nuovo istituto è bellissimo (è un ex convento: ha un chiostro strepitoso!). Allora, ho trovato che ha un grandissimo legame con la città, nel senso che molte iniziative del Tito Livio sono iniziative che in città hanno una ripercussione. In più ha stretti legami con l’università, cosa che abbiamo sempre cercato di portare anche al Galilei, però mentre il Tito Livio è legato alla facoltà di Lettere e di Giurisprudenza, il Galilei dovrebbe essere legato a facoltà come Ingegneria, Fisica e Matematica, ma lì l’università non si fa sentire… Da parte dei ragazzi ho trovato un amore spassionato per la cultura: sono ragazzi che studiano in modo pazzesco il latino, il greco, la filosofia… È diverso dal Galilei, dove si studia molto più volentieri la matematica, che è un qualcosa che si evolve continuamente, mentre lì sono più legati alla tradizione. Questa non è una cosa negativa: il liceo classico è semplicemente un modo un po’ diverso di fare scuola, non legato al progresso, ma all’antichità, che quasi mille ragazzi sono curiosi di scoprire nel miglior modo possibile.

Preside De Pol: Rispetto a dove ero prima è considerevolmente più piccolo: il preside Matteo mi ha raccontato che lui qui riusciva più o meno a chiamarvi tutti per nome, io per ora non ci sono ancora riuscito. In generale qui trovo studenti più interessati allo studio, il che non è l’unica cosa che conta nella vita, ma certamente vedere ragazzi che ci tengono è diverso da vederne alcuni che arrivano a scuola perché “gli tocca”. Al Galilei c’è una gradevole impressione di “gestione familiare”, che probabilmente deriva dalla storia della scuola, che è partita con l’essere una sezione staccata del liceo Nievo, in centro. Per questo i professori dovevano arrangiarsi, senza avere il preside lì presente. Poi qui ci sono dinastie di ragazzi: l’altra sera ho fatto il conto per ragioni amministrative, e ho visto che ci sono 49 coppie di fratelli, cioè 98 ragazzi hanno un fratello qui a scuola attualmente, e di questi ben 7 coppie sono di gemelli; tutto ciò è molto raro, ma indica la percezione familiare che un po’ tutti hanno della scuola.

  • Cosa ha lasciato di bello nel vecchio istituto?

Preside Piccolo: Di bello ho lasciato innanzitutto 750 ragazzi che conoscevo per nome, ho lasciato un gruppo di insegnanti che erano però anche amici (adesso invece mi danno del lei…). Ho lasciato poi il bilinguismo e, anche se l’ho lasciata ancora prima che nascesse, la scuola di musica.

Preside De Pol: 160 colleghi con i quali avevo rapporti amicali, e anche una serie di automatismi per cui facevo le cose in modo molto efficiente, per esempio il registro elettronico: lì ne avevo un altro, e lo gestivo io per tutti. Qui devo ancora capire bene come funziona, a volte devo chiedere alle segretarie. Mi manca un luogo confortevole dove conoscevo tutto, persino dettagli apparentemente insignificanti come i luoghi dove i ragazzi e le ragazze si nascondevano per fumare; mi manca la mia comfort zone.

  • C'è qualcosa che vorrebbe cambiare all'interno del nuovo istituto in cui ha iniziato a lavorare?

Preside Piccolo: Cambiare no, ma mi piacerebbe (e lo faremo, perché siamo già d’accordo) lo studio delle lingue straniere, per lo meno quello del tedesco, infatti nei licei classici lo studio delle lingue è sempre stato trascurato. Un’altra cosa che vorrei fare sarebbe spingere gli insegnanti di fisica e scienze ad utilizzare di più i laboratori, nonostante i ragazzi abbiano poche ore di lezione di queste materie.

Preside De Pol: Onestamente? Il registro elettronico. So che voi ragazzi, e anche tutti i professori, sareste d’accordo, ma le segretarie non vogliono, perché, anche se per me è difficile da capire dato che non ho mai fatto il loro lavoro, sembra che per ciò che devono fare vada molto bene.

  • Le è piaciuta questa intervista? Perché?

Preside Piccolo: Sì mi è piaciuta innanzitutto perché vi ho rivisti (<3), e poi perché ho una malinconia pazzesca.

Preside De Pol: Sì, mi è piaciuta.

M.S. 4^E, F.C. 4^E, S.M. 1^C, D.M. 1^E