La storia del primo vaccino

Durante l’ultimo anno, la parola “vaccino” è entrata nel nostro vocabolario: la sentiamo pronunciare da medici, professori, politici, amici e la utilizziamo anche noi stessi.

Ormai è chiaro che l’unica arma efficace per uscire da questa pandemia è il vaccino; quasi tutti ormai ne comprendiamo (anche se a grandi linee) il funzionamento, ma molti ne ignorano la storia.

L'IMMUNIZZAZIONE

Il principio che sta alla base del funzionamento dei vaccini è l’immunizzazione, ovvero il processo che rende il corpo resistente ad una malattia infettiva attraverso le difese immunitarie: l’immunità naturale si sviluppa quando dei microbi entrano all’interno del nostro organismo, e il nostro sistema immunitario li attacca, producendo anticorpi. Una volta passata l’infezione, il sistema memorizza i microbi, in modo da produrre subito anticorpi nel caso in cui questi entrino nuovamente nel nostro corpo.

LA VARIOLIZZAZIONE

Il fatto che il corpo fosse in grado di sviluppare delle difese naturali era noto anche in passato: si pensa che i primi tentativi di indurre l’immunità artificialmente furono eseguiti in India oltre 2000 anni fa. L’idea di immunizzazione si diffuse però soprattutto in Cina durante il Medioevo: per contrastare la diffusione del vaiolo si iniziarono a prelevare dai pazienti infetti in forma lieve o in via di guarigione pus, croste della pelle e fluidi delle vescicole, per poi “somministrarli” a pazienti sani, che sviluppavano forme di infezione lievi e non contraevano nuovamente la malattia in caso di contatto con una persona malata.

Questo processo, che venne successivamente chiamato “variolizzazione”, permise di abbassare il tasso di mortalità dal 30% al 5%, ma comportava grandi rischi, in quanto il virus trasmesso al paziente sano era attivo e poteva quindi portare a forme gravi di malattia, in alcuni casi alla morte.

Tuttavia, i benefici che questa pratica portava erano di gran lunga superiori ai rischi, perciò la variolizzazione iniziò a diffondersi, grazie a lady Mary Montagu, moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli, che dopo aver visto i risultati del suo utilizzo si convinse a praticarla sul proprio figlio e iniziò a promuoverla in Inghilterra dove, nel 1721, per contrastare una nuova epidemia di vaiolo venne prima sperimentata sui carcerati, con esiti positivi, e poi utilizzata in tutto il regno.

IL PRIMO VACCINO DELLA STORIA

Una svolta nell’immunizzazione artificiale venne data dal medico inglese Edward Jenner, il quale era a conoscenza che molti contadini che erano stati infettati dal vaiolo bovino (causato da un virus diverso da quello che causava il vaiolo umano), risultavano immuni a successive infezioni.

Chi contraeva il vaiolo bovino aveva inoltre una sintomatologia molto minore rispetto a chi contraeva il vaiolo umano e limitata a determinate aree del corpo (come le mani, dato che spesso i contadini la contraevano mungendo le mucche).

Jenner decise così di sperimentare su 23 pazienti una nuova forma di immunizzazione artificiale, contaminandoli dapprima con materiale prelevato da contadini infettati da vaiolo bovino e poi, dopo qualche tempo, con il virus del vaiolo umano, notando che i pazienti ne risultavano immuni.

Jenner scrisse così, nel 1798, un articolo dove descriveva il successo del suo vaccino (il primo della storia, anche se non si chiamava ancora così), che destò subito interesse all’interno della comunità medica, nonostante sorsero dei dubbi sull’etica della sperimentazione in quanto essa avvenne su persone libere e in particolare anche su un bambino di 8 anni, James Phipps.

Il vaccino di Jenner assunse molta importanza nella lotta contro le malattie, tanto da espandersi in tutto il mondo e diventare obbligatorio in Inghilterra nel 1840.

IL SUCCESSIVO SVILUPPO E LA DIFFUSIONE

Subito dopo la scoperta di Jenner, molti scienziati cercarono di estendere la protezione vaccinale anche ad altre malattie, e i primi risultati arrivarono grazie al biologo Louis Pasteur, che riuscì a combattere le infezioni batteriche utilizzando colture di batteri indeboliti in laboratorio, alle quali il biologo diede il nome di “vaccini”, da vacca, in onore di Jenner, che utilizzò il virus bovino per indurre l’immunizzazione.

Da allora la vaccinazione è diventata una pratica diffusa in tutto il mondo, e ha permesso di debellare malattie pandemiche e letali come il vaiolo, e continuerà ad essere uno strumento fondamentale per fermare le pandemie, come quella da Covid-19.

R.G., 3^D