Dialogo tra un padre e suo figlio

Tutti pensano almeno una volta nella loro vita a Dio. Persino il più fermo degli atei, per negarlo, deve essersi chiesto se esista.

“Papà.”

“Dimmi, figliolo.”

“Posso farti una domanda?”

“Certamente.”

“Esiste un Dio?”

“È una domanda difficile, figliolo.”

“Lo so, papà, ma prova a rispondere lo stesso.”

“Ovviamente sì, un Dio esiste.”

“E com’è fatto?”

“Dio non ha una forma: non è tangibile e non se ne può fare esperienza. Però c’è.”

“Come puoi esserne tanto sicuro se non lo si può né vedere né toccare?”

“Non tutto ciò che esiste può essere visto o toccato. Prendi le emozioni, ad esempio: gioia, rabbia, invidia…sono evanescenti, eppure nessuno dubita che esistano.”

“È vero, però possiamo vedere gli effetti che le emozioni hanno sulle persone: chi prova gioia sorride, chi è arrabbiato alza la voce, chi è invidioso brama l’oggetto del suo desiderio…è così che ne deduciamo l’esistenza.”

“Esatto, e lo stesso possiamo fare con Dio: nulla al mondo avviene per caso; tutto ha uno scopo ben preciso, quasi fosse un ingranaggio dell’immensa macchina, che chiamiamo Natura. Il mondo fluisce secondo leggi perfette, frutto di uno spirito razionale, a cui diamo il nome di Dio.”

“Stai dicendo che la Natura è la manifestazione di Dio e senza Dio la Natura non esisterebbe?”

“Proprio così. Non ne sei convinto, vero?”

“Non molto. Non capisco che bisogno ci sia di Dio per spiegare i fenomeni naturali: che esista o meno, un sasso lanciato in aria continuerà a cadere, l’acqua del fiume a scorrere verso il mare e il Sole a sorgere ogni mattina. Lo dice la scienza!”

“È vero, ma la scienza non può spiegare tutto: ci sono alcune domande che le sono precluse per natura. Da dove veniamo? Chi siamo? Cosa ci facciamo qui? Qual è il nostro destino? Non troveremo mai una risposta, se ci ostiniamo a cercare con gli occhi della scienza. Le scienze forniscono un ottimo modello per spiegare come funzioni il mondo, ma non possono in alcun modo dirci perché sia proprio così.”

“E invece Dio può farlo?”

“In un certo senso sì: se guardiamo alla nostra singola esistenza, ci appare insignificante di fronte alla vastità dell’Universo; ma se ammettiamo l’esistenza di Dio, possiamo riconoscerci parte di qualcosa di più grande, a cui tutti apparteniamo prima di nascere, di cui siamo manifestazione durante la vita e con cui ci ricongiungeremo una volta morti.”

“Quindi Dio è come se fosse una specie di entità che ci accompagna prima, durante e dopo la vita?”

“Esattamente. Dio è vicino a te, con te, dentro di te. Non esiste cosa al mondo che non segua leggi razionali e, pertanto, nulla manca della presenza di Dio.”

“Ma allora, se Dio è davvero il principio di ogni cosa, deve essere anche il principio degli opposti.”

“No, è esattamente il contrario. L’opposizione è pura apparenza: chi ha una visione parziale del mondo crede che gli elementi di cui è composto si oppongano. Ma in Dio anche ciò che sembrava contraddirsi trova una risoluzione. Dio è l’origine dell’Universo, è…amore!”

“Amore?”

“Sì, amore. Hai mai visto due innamorati? Per quanto duramente litighino, alla fine riescono sempre a superare le loro divergenze e trovare un accordo: è la ragione per cui alla tendenza unificatrice di Dio diamo il nome di amore.”

“Ma, quindi, Dio sta anche nell’uomo?”

“Assolutamente sì. Anzi, essendo in grado di comprendere la Natura, l’uomo rappresenta la massima espressione della razionalità divina. Solo grazie all’amore l’uomo può guardare il tramonto e accorgersi, senza trovarlo contraddittorio, che è la Terra a ruotare su se stessa e non il Sole a girarle intorno.”

“Ho capito. Grazie, papà.”

“Prego, Gesù.”

Lorenzo Fanfani, 5^C