Lettera dalle studentesse e studenti di 5A

- Ci pensate? Sono passati cinque anni.

Ci fu un sospiro generale.

- Già, sembra ieri che entravamo per la prima volta in aula Boccaccio. - osservò Silvia S.

Ci ritrovammo così a riavvolgere il tempo.

- Vi ricordate le farcite?

- Che corse per prenderle! - Loris sorrise ripensando all’ammontare giornaliero della sua spesa dal paninaro.

Ritornarono alla memoria gli aneddoti più disparati: la gita alle fiorine fatta in prima, la prima cena di classe, le poesie di Saba imparate a memoria. Continuavamo a procedere per associazioni e un “Vi ricordate?” tirava l’altro, mentre il cibo in tavola diminuiva a vista d’occhio.

Nel caos generale, Viviana domandò: - E di quella lunga notte d’estate?

Le espressioni si fecero sempre più accigliate - Dai, come fate a non ricordarvi? Eravamo ammassati l’uno contro l’altro sul tappeto elastico di Sofia, e più ci avvicinavamo al centro, più sembrava stessimo per toccare terra. - Tutti tornammo indietro con la mente a quel momento in cui, nella frenesia dei pensieri, ci eravamo fermati a guardare il cielo. Il buio ci aveva avvolti calorosamente, dando voce ai racconti più inaspettati. Sembrava un'immagine cristallizzata nel tempo, che si astraeva del tutto dalla routine quotidiana.

Immediatamente Silvia P., con il suo solito tono vivace, esordì dicendo: - Compa hai imparato a cucinare la pasta con il sale oppure continui a preferire lo zucchero? - ricordando quella volta in cui Pietro decise di preparare gli spaghetti ad una festa, non rispettando però perfettamente gli ingredienti.

Anna R. passò un piatto di bruschette ad Emma, che intanto discuteva tranquillamente con Anita per la pronuncia della parola “coração” in portoghese.

Nel mentre, Benedetta e Valentina ridevano tra loro, ricordando le lezioni di acrogym con la prof. Siviero, che durante il lockdown ci aveva fatto avvicinare anche al mondo dello yoga.

- Raga che peccato comunque che gli spagnoli non siano potuti venire qua in Italia! - esclamò Anna F. con un senso di dispiacere che però non tacque la spensieratezza.

- Comunque secondo me lo scambio migliore è stato quello con Amburgo! - esclamò Emanuela ripensando all’allegria di quel viaggio.

- Invece ti ricordi di Amsterdam, Ema? Ci hanno spedite a scuola in bici sotto la grandine! - disse Benedetta.

- Sì in Olanda faceva freddissimo! Però è stato comunque uno scambio stupendo. In ogni caso dovreste andare in Nuova Zelanda, è un posto magnifico. - affermò Valentina con sguardo sognante.

- No ragazzi, la movida spagnola e Gaudí non li batte nessuno. - esclamò qualcuno.

- Però quante ore in autobus ... - sospirò Sofia pensando a quella traversata interminabile - anche se la vista dalla Costa Azzurra era stupenda!

Emanuela camminava soddisfatta intorno al tavolo scattando fotografie, alternandosi con Margherita, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di catturare la scena dalla giusta angolazione.

Era nel mezzo di questo quadro colorato, che Silvia S. realizzò che forse non siamo più soltanto la classe che nasconde i problemi di latino sotto al tappeto. Come non dimenticare però quella volta in cui la prof. Marsilio, dopo aver corretto le nostre versioni, ci accolse in aula con un cartello con scritto “laniena” sulla cattedra?

Rocco invece ripensò col sorriso alle prime versioni tradotte al biennio che tra chiacchiere, risate e qualche pacchetto di croccantelle nascosto sotto la felpa, erano state luogo di grandi amicizie.

O come dimenticare le difficoltà in matematica durante i primi due anni: - Siamo cresciuti a pane e 3-! - osservò Beatrice.

Emma inciampò e per poco non si ritrovò a terra assieme allo spritz.

- Ma ti ricordi della gita a Bolzano? - Margherita si mise a sedere e continuò - E di Guido che pur di vincere la sfida aveva fermato una passante?

- Sì Marghe! E Rocco che era rimasto a spazzare le foglie? - disse Loris ridendo.

- Qualcuno può passarmi un bicchiere? - chiese Beatrice.

- Come dimenticarlo? Però quella gita è stata comunque l’emblema della spensieratezza!

- Sì, tieni Bea.

- È stata anche l’ultima che abbiamo fatto con Giulia!

- A qualcuno serve una forchetta?

Una folata di vento fresco soffiò, sollevando un tovagliolo. Fra una battuta e l’altra Pietro si fermò a guardare le quindici persone che gli stavano attorno. Era arrivata l’ora. Ecco il suo momento.

- Ragazzi! Fate silenzio!

Con un po’ di fatica, il brusio di voci scemò. Ora tutti lo guardavamo incuriositi.

- Tranquilli, ho solo pensato di dedicarvi un pensiero finale. - fece un lungo respiro, e poi cominciò: - Volevo ringraziarvi per questi cinque anni. So che non è stato così per tutti, ma io in questa scuola, in questa classe, ho davvero trovato un punto di riferimento e soprattutto degli amici. Il nostro percorso è stato di sicuro segnato da alti e bassi, da momenti di forte divisione, di indifferenza reciproca e di sintonia. Però ci siamo sforzati di comprenderci, di trovare un compromesso, e questo mi ha fatto crescere molto.

Infine, dopo una lunga pausa: - Vi voglio bene.

Si sollevò un coro di : - Anche noi ti vogliamo bene Compa!

Alcuni avevano gli occhi lucidi, altri sorridevano con nostalgia. Ma tutti risero quando qualcuno disse: - In effetti devo confessare che all’inizio mi stavate proprio antipatici!

- Forse era inevitabile che allora fosse così. Eravamo persone diverse e all’improvviso ci siamo ritrovati a condividere tutte le mattine - rifletté Anita.

Sofia continuò: - Però alla fine è stato proprio il dover passare insieme così tanto tempo che ci ha uniti e fatti maturare.

- Già, ad un certo punto abbiamo dovuto provare a mettere da parte gli interessi individuali, così siamo arrivati ad essere il gruppo che siamo ora - disse Anna R.

Ripensammo al primo giorno di scuola, a quando ci eravamo presentati l’un l’altro un po’ timorosi, ma carichi di aspettative, davanti al cancello dal quale tra poche settimane usciremo. Eravamo partiti come semplici compagni di classe, coetanei che per un motivo o per l’altro si erano ritrovati a condividere gli stessi banchi. Alla luce di questi cinque anni potremmo dire che se per alcuni la scuola è stata luogo di ricordi felici, per altri le sue aule si sono rivelate troppo strette.

Spesso è stato difficile capirsi, ma osservare le cose da diversi punti di vista, provare a comprendere opinioni diverse e condividere le nostre idee sul mondo, ci ha fatti crescere. Ci siamo ritrovati più volte a discutere; nonostante tutto però ognuno ha contribuito dando un po’ di sé alla classe, creando quella che è la 5^A, e che continuerà ad esserlo se non fra i banchi di scuola, almeno nei nostri ricordi.

E anche se la nostra memoria faticherà quando si tratterà del teorema di Ruffini o del perché il senno di Orlando sia finito sulla Luna, di sicuro ci ricorderemo con un sorriso di Rocco e Loris che ridono fra loro, Pietro travestito da Babbo Natale, Anna R. che prende appunti diligentemente, Anita che scarabocchia sul quaderno e Valentina che solleva questioni mossa dalla sua curiosità. Emma che cerca di completare un sudoku, Margherita che scatta foto ad ogni esperimento in laboratorio o Sofia che corre ad appoggiarsi al termosifone appena suonata campanella. Mentre intanto Beatrice si gira sorridente verso il banco di Benedetta, intenta a spiegare un esercizio di fisica a Viviana. Silvia P. che pensa alle prossime vignette da disegnare, Anna F. che discute con Emanuela per il prossimo spettacolo di teatro e infine Silvia S. che distribuisce cibo a tutti. E poi ogni litigata, ogni commento sottovoce, ogni risata fuori luogo.

Un ringraziamento speciale a chi ci ha accompagnato in questi ultimi tre anni:

Alla Prof.ssa Marsilio, che con noi ha saputo essere rigorosa e allo stesso tempo umana, lasciando spazio alle nostre voci e dimostrando di volerci ascoltare.

Al Prof. Rocci (e al suo amico George), che ha saputo parlare di matematica e fisica senza negare lo spazio a qualche risata.

Alla Prof.ssa Visentin che, oltre ad averci accompagnati senza sosta per i nostri cinque anni di liceo, ci ha trasmesso il suo amore per l’inglese, per l’arte e per la musica.

Al Prof. Margiotta, che ci ha insegnato a distinguere ciò che è scientifico da ciò che non lo è.

Al Prof. Belli, che ci ha insegnato a dubitare, facendoci acquisire un maggiore senso critico.

Alla Prof.ssa Bisello che, fra assonometrie e prospettive, ha saputo lasciare ampio spazio alla nostra curiosità.

Alla Prof.ssa Siviero, che ci ha avvicinati a percorsi nuovi, da alcuni prima considerati impensabili.

Alla Prof.ssa Barcariolo, che ha festeggiato il proprio compleanno con noi, tra brioches e lunghe chiacchierate.

Alla Prof.ssa Piazzi, che ci ha permesso di avvicinarci ad una lingua tanto particolare quanto lo è il tedesco.

Ringraziamo i professori del biennio, soprattutto la Prof.ssa Imperatore.

Un augurio sincero a tutti i nostri compagni.

Viviana Nevola e Anita Girardi