Intervista alla prof.ssa Pellizzer

Abbiamo avuto il piacere di intervistare la professoressa Pellizzer, insegnante di scienze motorie (o come a lei piace chiamarla: educazione fisica) del nostro Liceo, che ci ha raccontato la sua esperienza nello sport.

  • Sappiamo che ha praticato canottaggio. Com’è nata la passione per il suo sport, come vi si è avvicinata?

La passione è nata quando avevo 14 anni. Ho sempre vissuto in un contesto fluviale, da piccola passeggiavo vicino al Bacchiglione e vedevo i ragazzi nelle loro barche che si allenavano. Così un giorno andai alla Canottieri qui a Padova con una mia amica per provare questa disciplina. Inizialmente mi dissero che non avevano mai allenato delle atlete donne, però ci fecero provare. Fummo le prime atlete donne qui a Padova. Iniziammo ad allenarci costantemente e riuscimmo ad entrare a far parte della squadra agonistica.

  • Siamo anche venuti a conoscenza che ha vinto competizioni importanti. Ci può raccontare qualcosa di più, qualche aneddoto, qualche ricordo che le è rimasto impresso?

Mi allenavo tutti i giorni durante il periodo scolastico, mentre d’estate anche due volte al giorno. Ho dei bellissimi ricordi di quegli anni: abbiamo vinto un titolo nazionale a Milano nel 1979, poi abbiamo partecipato ad una selezione per il campionato europeo che si sarebbe svolto in concomitanza con l’esame di maturità. In quel periodo svolgevamo anche 4 allenamenti al giorno e per farlo ci siamo dovute trasferire a Torino. Quell’anno siamo arrivate terze in coppa europa.

  • Immaginiamo che per raggiungere certi livelli siano necessarie alcune rinunce e tanta volontà d’animo. Col senno di poi, ne è valsa la pena?

Certo, ne è assolutamente valsa la pena. Tutti dovrebbero praticare un minimo di attività fisica, ma non consiglio a tutti lo sport agonistico. Richiede sacrifici, determinazione e resistenza, sia fisica che mentale; bisogna imparare a sopportare la fatica e le sconfitte. E’ stato molto educativo e una bella scuola di vita, formativa per il carattere e per migliorare la capacità di resistere alle difficoltà. E’ stato molto impegnativo, erano gli anni ‘70, a scuola c’era sempre dibattito politico ed eravamo sottoposti a molta pressione; era una vita ricca di impegni. Nello sport deve esserci anche il lato del piacere; a me piaceva molto stare a contatto con la natura, infatti quando ho abbandonato il canottaggio ho iniziato a praticare il ciclismo. Nonostante sia uno sport molto ripetitivo, ti addentri talmente tanto nei dettagli tecnici che il tuo obiettivo è raggiungere la perfezione in quei gesti.

  • Sappiamo che è una donna molto sportiva e impegnata nel lavoro, quanto è importante lo sport nella vita di un adulto e saperlo conciliare con la vita lavorativa e privata?

E’ fondamentale, perché lo sport è una valvola di sfogo. Soprattutto se c’è contatto con la natura, si riesce a interrompere il ciclo giornaliero del lavoro, prendendosi il proprio spazio. Ritengo che sia fondamentale per il benessere psicofisico di giovani e adulti. Tutti dovrebbero praticarne un po’, basta anche solo una passeggiata all’aria aperta, ma il corpo necessita di movimento.

  • Da professoressa e sportiva, quanto è importante per gli studenti praticare uno sport?

Lo sport è molto formativo. Molti colleghi dicono che lo sport di squadra sia più formativo di quello individuale, ma ritengo che quest'ultimo sia ugualmente importante. Lo sport di squadra ti mette a confronto con gli altri e talvolta mette molta ansia dover dare il massimo per tutta la squadra. L’importante è fare movimento, poi se si vuole praticare sport agonistico bisogna essere pronti a faticare, a compiere sacrifici, ad affrontare sconfitte per raggiungere soddisfazioni.

Ringraziamo la professoressa Pellizzer per il tempo che ci ha dedicato.

A.D.P., L.M., A.R., 4^C