Intervista a Dante e Petrarca

Il Liceale ha intervistato per voi due straordinarie personalità del passato. La prima è Dante Alighieri, autore della Commedia e conosciuto nel nostro Paese come il Sommo Poeta. La seconda è quella di Francesco Petrarca, autore del celebre Canzoniere.

  • “Signor Alighieri, Signor Petrarca, che piacere vedervi, qui, l’uno vicino all’altro. Mi presento, sono una giovane studentessa del XXI secolo e vorrei semplicemente porvi delle domande. Lo sapete vero di essere passati alla storia come i più illustri poeti della letteratura italiana? Vi va di partecipare ad un’intervista?”

“Senza alcun dubbio!” rispondono all’unisono, curiosi di andare oltre.

  • “Allora possiamo cominciare! Siete nati in epoche ed ambienti differenti: Dante Alighieri, lei è vissuto nel cuore dell’età medievale e ha sperimentato fino all’ultimo le conseguenze delle lotte civili all’interno della sua città natale, Firenze, dovute alle divergenze presenti tra guelfi e ghibellini, quindi si può definirla come un poeta appartenente a quello che noi oggi chiamiamo il mondo dei Comuni. A Firenze ha conosciuto anche l’amore. Mentre lei, Francesco Petrarca, ha trascorso parte della sua vita ad Avignone, nel periodo che va tra il Medioevo e l’Umanesimo, interrompendo i suoi legami con Firenze e considerandosi a tutti gli effetti un intellettuale europeo. La domanda che vi pongo è la seguente: secondo voi, questi eventi della vita hanno in qualche modo influenzato la vostra poetica?”

Dante: “Nella mia vita mi sono sempre impegnato a rispettare i valori del cittadino esemplare, che combatte per la propria patria e desidera una situazione di pace sotto l'autorità imperiale, tanto che questo mio desiderio è stato racchiuso in uno specifico trattato, il De Monarchia. Ma un evento altamente importante della mia vita, che non dimenticherò mai, è stato sicuramente la morte della mia amata Beatrice. A lei ho dedicato interamente un’altra mia opera, la Vita Nuova, le sono davvero grato”.

  • “Interessante, e lei cosa ne pensa, Sig. Petrarca?”

“Durante la mia permanenza ad Avignone mi sono dedicato per diversi anni agli studi giuridici e ho passato una vita spensierata, immerso nella corte papale, ammirato da molti per la mia mente brillante. Nella chiesa di Santa Chiara incontrai l’amore della mia vita, Laura, la protagonista di una delle mie opere, il Canzoniere”.

  • “Nelle vostre risposte non ho potuto non notare il sentimento amoroso nei confronti delle due donne appena citate, potreste raccontarmi più dettagli al riguardo?”

Petrarca: “Il mio amore per Laura è incondizionato e accende in me un desiderio di puro piacere, tuttavia questo desiderio mi ha allontanato dal vero amore che provavo per Dio, perciò mi assale il senso di colpa e chiedo perdono a tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno provato il mio stesso stato d’animo”.

Dante: “La bellezza della mia donna, invece, è un simbolo di virtù e verità, tanto che, grazie alla sua presenza, raggiungo il Divino; lei somiglia ad un angelo e funge da mediatrice con Dio, perciò la ammiro e la lodo ogni singolo momento”.

  • “Possedete idee diverse sulla concezione dell’amore, tratti peculiari delle vostre personalità. Rispetto ai grandi temi della religione, secondo voi, essi cosa donano alla società e come, a vostro parere, l’uomo può incontrare la religione nella sua vita?”

Petrarca: “Ricordo nettamente quella giornata in cui io e mio fratello Gherardo andammo in escursione sul Mont Ventoux, nella Francia meridionale, quando aprii una pagina casuale delle Confessioni di Agostino e lessi un passaggio che diventò per me fondamentale:

"E vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell’oceano, il corso degli astri e trascurano se stessi".

Gli uomini tendono a cercare la verità al di fuori di sé, trascurando la profondità dell’anima e ciò che è nascosto nell'interiorità. Mio fratello aveva già esplorato l’interno della sua anima, da qui nasce il motivo della sua conversione, mentre io, sino ad ora, sto ancora cercando il mio percorso verso la fede, poiché il mio animo è diviso tra l’aspirazione al bene e le tentazioni terrene.”

Dante: “Io invece penso che la fede religiosa debba essere salda nella mente umana: Dio si trova all’interno di qualunque cosa e persona e si pone al centro di tutto, pure nella cultura e nella società. Egli è la risposta ad ogni domanda ed è un mezzo per misurare ogni epoca e la sua società”.

  • “Infine a voi maestri di belle lettere chiedo: se doveste scegliere nell’altro la caratteristica che maggiormente lo rappresenta come intellettuale e uomo del suo tempo, che cosa essa preferireste richiamare?”

Petrarca: “Del collega letterato Dante invidio l’aver compreso appieno che la religione e la forza del Cristianesimo sono gli strumenti necessari al rinnovamento della società tutta, non solo il fine ultimo della propria elevazione spirituale”.

Dante: “Del nobile collega Petrarca apprezzo particolarmente la ricercatezza della lingua perfetta e il suo sforzo di renderla sublime nobilitandola quasi a lingua classica, che diventa la forma più alta dell’uomo virtuoso e saggio”.

  • “Sono profondamente rammaricata nel dover chiudere questo meraviglioso incontro, ma vi ringrazio per avermi dato l’opportunità di conoscervi meglio non solo come grandi letterati del passato, ma come grandi maestri di vita”.

V.Z., 4^E