Galiarte

La storia che meglio si presta a raccontare il tema dell’innamoramento è quella di Venere e Adone. L’episodio tratta l’innamoramento della coppia e viene raccontato nel decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio. Venere incontra Adone e, colpita dalla freccia di Amore, si innamora del giovane; lo osserva mentre dorme e lo sveglia con un bacio; lui le cura il piede ferito e in questo modo anche Adone si innamora della dea. La freccia diventa il simbolo dell’innamoramento, considerato come un momento di impulsi incontrollati.

Tiziano Vecellio, il pittore veneto più importante del secolo XVI, si ispirò a questo raccontò per realizzare varie tele, terminando la piú importante nel 1553 per incarico del re di Spagna Filippo II, con il titolo di Venere e Adone. Nel quadro si osserva come Venere cerca di impedire che Adone se ne vada a caccia con i suoi cani all’alba. In secondo piano, notiamo Amore che dorme sotto un albero. La Venere di Tiziano è nuda e di spalle, mostrando l'opulenza delle sue forme. Le due figure formano una diagonale che divide l’opera in due parti, partendo dal basso a sinistra per poi proseguire fino in alto a destra.

Diego Velázquez, il maggior rappresentante del Siglo de Oro español (1600) fu l’unico a dipingere una Venere nuda in ambito iberico, con la sua celebre Venere allo specchio. Il tema si ispira al mito e rappresenta Venere in una posa erotica, sdraiata sul letto (però di spalle per non provocare l’Inquisizione spagnola), mentre suo figlio Cupido sostiene uno specchio. Solo il piccolo dio dell’amore può vedere direttamente il suo viso, ma lo specchio ci permette di vederne il riflesso. Si tratta di un argomento mitologico al quale Velázquez, come d’abitudine, dona un tratto mondano; ci rappresenta Venere non solo come una dea, ma semplicemente come una donna.

Il contrasto dei toni pastosi e accesi delle lenzuola grigie pone in risalto la pelle di Venere. Si narra che la giovane nuda fosse una pittrice amante di Velázquez.

Cupido, dio dell’amore nella mitologia romana (Eros in quella greca) veniva rappresentato come un bambino alato e armato di arco; a volte appare scagliando una freccia con gli occhi bendati, per simboleggiare che l’amore è cieco.


Traduzione e adattamento a cura di S.M., 4^L del libro di testo di letteratura spagnola Abiertamente.