Mattone dopo mattone

I rapporti difficili che si instaurano nei contesti sociali come la scuola possono in realtà essere dei veri e propri atti d’amore perché aiutano le persone ad arricchire il proprio modo di pensare e di essere. Attraverso lo scontro, infatti, si possono mettere in relazione visioni diverse, rivalutando, in alcuni casi, le proprie in favore degli altri. Ciò può accadere solo quando entra in gioco l’umiltà di avere uno sguardo critico verso il proprio pensiero e non avere l’arroganza di possedere la verità e giudicare gli altri. L’odio è solo una conseguenza di una mancata comprensione di ciò che l’altro individuo pensa, lo scontro invece tende ad un sano scambio di vedute che porta ad un percorso educativo di crescita personale e collettivo.

I ragazzi e i professori a scuola non sono degli oggetti, ma degli individui con sentimenti diversi, influenzati dalla personalità che sviluppano dentro di loro. L’essere se stessi significa costruire una casa partendo dalle fondamenta che si realizzano durante l’infanzia, per arrivare al completamento dell’intera struttura, mattone dopo mattone, attraverso i rapporti con altre persone. Ogni individuo crea una personalità diversa, e se questo sembra negativo perché è considerato elemento di scontro, in realtà è un aspetto chiave per la realizzazione di sé stessi.

La scuola non è solo un luogo di puro insegnamento fine a se stesso, ma è una dimensione in cui socialità e relazione tra individui vengono messe in primo piano. Noi probabilmente abbiamo sempre sottovalutato ciò e l’occasione per prenderne consapevolezza è stata la DAD, durante la quale condividere emozioni, stati d’animo ed esperienze si limitava ad una semplice interazione tra schermi; ciò rendeva la relazione meno profonda come se tra noi e gli altri ci fosse un muro invisibile. Nonostante questo, a scuola negli ultimi mesi c’è stato un ritorno verso solide relazioni sociali tra alunni e professori, riconquistando, passo dopo passo, la normalità smarrita.

Alberto Callegari, 5^G

Foto di C.C., 1^E