Lettera dai docenti della 5L

Care tutte e cari tutti della nostra Quinta L

Qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure, dei vostri quaderni e dei nostri registri.

Qualcosa che solo in parte può avere un nome e una descrizione, che solo in parte arriva a farsi parola.

Molto, moltissimo, probabilmente l’essenziale, non può essere detto con facilità: ha bisogno di tempo, di giorni più leggeri, ha bisogno di quella distanza che solo la memoria concede.

Il mestiere dell’insegnante è strano: sembra essere fatto soprattutto di tutte quelle parole che, ora dopo ora, vi abbiamo dato. Sembra essere animato da una continua tensione tra il dovere di imparare e il piacere di sapere. Vi abbiamo messo di fronte centinaia di nozioni, di autori, di interpretazioni del mondo; vi abbiamo messo a disposizione le ore che noi stessi abbiamo dedicato ai nostri testi, a volte amati, a volte detestati. Il succo spremuto dei nostri anni di formazione, quando il pensiero di “dover sapere” era – esattamente come per voi oggi – un bel problema, si è trasformato e si trasforma nei nostri continui tentativi quotidiani di raccontarvi quanto di bello c’è da sapere. È stato un dialogo tra la nostra e la vostra giovinezza.

Walter Benjamin avverte noi e voi: non tradirete i sogni della vostra giovinezza.

Ecco, il nostro sogno è sempre stato quello di mettere a disposizione vostra e di chi verrà dopo di voi quello che di bello l’uomo e la donna hanno detto e scritto, hanno costruito.

Tutto questo deve passare per una porta stretta.

È la porta della scuola, di questa istituzione piuttosto strana che a volte può sembrare un “pollificio”: tanti corridoi, tanti individui uno vicino all’altro, e qualcuno che li rimpinza di mangime per farli ingrassare.

Non abbiamo mai creduto tuttavia che la scuola sia questo e siamo felici di aver tentato con passione altri modi di fare.

Quello che abbiamo avuto da dirvi, le nozioni, passerà in fretta. Che cosa resterà?

Rimane quello che conta: un’Esperienza, una relazione fra persone.

Ci avete visto allegri, arrabbiati, stanchi, disarmati, entusiasti. Lo siamo stati per voi e con voi. Non abbiamo mai cercato di fare finta di niente, di dissimulare una forza che qualche mattino proprio non veniva fuori, di sapere cose che anche noi – anche noi – talvolta non avevamo ripassato.

Il nostro sforzo, la nostra tensione, è stata il più possibile quella di avere di fronte voi, voi ragazzi di 5L, e mai solo degli studenti in generale.

Sapete, di fronte ad una ventina di occhi puntati su di te (capita spesso, anche se l’attenzione va al cellulare o al libro per l’interrogazione dell’ora successiva) è come essere nudi, disarmati. Qualcuno si spaventa di questo. Ma la paura svaniva quando abbiamo cercato ciascuno dei vostri occhi, anche con tutta la fatica di farlo attraverso uno schermo. Perfino l’appello, che sembra una questione burocratica, è l’occasione per fermarsi un istante su ciascuno di voi, per tenervi presenti, e non solo per segnare gli assenti.

Ciascuna e ciascuno di voi:

Maddalena, tu sei resistenza, un albero sottile che il vento non può sradicare, per quanto soffi con forza

Laura, il tuo lavoro silenzioso, energia a disposizione, fanno di te un’ottima alleata

Laura, possiedi uno sguardo felino che cerca fiducia e consegna sicurezza

Francesca, vai leggera come un cavallo sul lungomare, ma conosci il peso della corsa

Alessia, sei fiducia nel futuro e lotta nel presente, chiedi giustizia

Francesco, offri un porto sicuro a chi riesce a scoprirti e a rispettare la distanza

Tommaso, sei valoroso desiderio di indipendenza

Francesco, osservi calmo e fai l’assist giusto, animo vincente che non ama i riflettori

Sara, affamata di esperienze, accendi uno sguardo intelligente e determinato sul mondo

Vika, non sei afferrabile: come un colibrì sei qui e già altrove, comunque libera

Chiara, fiore giallo, ma mai sfacciato: ti coglie solo chi ti lascia essere

Ilaria, lavori sodo con disponibilità pura, sei intelletto mai freddo

Anita, i tuoi colori di farfalla non scordano il bruco che tutti siamo stati e si trasformano in cura

Giada, sonata in minore e sinfonia in maggiore, stai componendo la tua non imitabile armonia

Gloria, argento vivo custodito in uno scrigno socchiuso, puoi farti tesoro

Lucrezia, tu sei un rifugio, riferimento solido, mai senza ironia

Anna, il riccio che ti difende sta limando le punte e accetta il compromesso di essere accettato

Lapo, tu sei il viandante che cerca la meta, ma non si accontenta e sfida la strada in salita

Erica, nel tuo guscio esalti la sincerità, a volte limpida, altre solo sussurrata

Giorgia, conosci la tua affidabilità, ma desideri essere colta in ciò che nessuno si aspetta

Alessandra, sei rondine di primavera voli veloce e ci ricordi la bellezza della vita

Maddalena, il tuo sguardo non tralascia nessuno, hai il dono della pazienza, quello che sa fare le cose a regola d’arte

Quel che voi siete è molto di più. Ma un poco di tutto questo lo conserveremo con cura, perché proprio da ciascuno di voi lo abbiamo imparato.

Grazie ragazze, grazie ragazzi e buona vita.