Vita senza spazio

Bambini come merce, donne come schiave, uomini senza cuore. Uno spazio che non può essere inteso come tale. 

Potevo nascere in India dove ci sono milioni di bambini che vivono nelle baraccopoli sommersi dalla sporcizia. Camminano su tonnellate di plastica, la nostra, per cercare utensili, materiali utili per la loro vita, e cibo per la loro sopravvivenza. 

Ci sono bambini che ogni giorno sono costretti a sopportare lo strazio e la sofferenza di non poter più pronunciare la parola “mamma”. Ma perché? Perché proprio loro? Ce ne sono altri che vengono rapiti per essere schiavizzati, o ancora peggio per il traffico di organi. Vengono rapiti, venduti, massacrati. Molti bambini sono costretti a lavorare per aiutare le proprie famiglie, sono obbligati a usare le armi per uccidere su commissione. Vivono in una società nella quale l'obiettivo è sopravvivere. E allora mi chiedo semplicemente perché. Potevo essere anch’io una bambina che si ritrovava senza niente e senza nessuno, a dover rincorrere una meta ignota, a dover vagabondare in una immensa metropoli sballottata a destra e a sinistra da un anonimo branco di persone che non ti nota. Invece sono qui, con un mio spazio, con le mie libertà a chiedermi semplicemente il perché di questo privilegio.

S.M., 3^A