Diario di viaggio

Due minuti: ce la posso fare! Mi precipito giù per la scala mobile, corro lungo il corridoio gridando “space” - mi chiedo se si dica così - e salto sulla metro un istante prima che le porte si chiudano con quel loro caratteristico suono secco. Prendo un respiro profondo per ristabilizzare il battito e mi guardo attorno cercando un posto dove sedermi, ma sono tutti occupati. Di fronte a me, una ragazza acqua e sapone sbocconcella un cornetto al pistacchio mentre è immersa nella lettura di un libro. Lo riconosco: è Avere o Essere, saggio dello psicoanalista Erich Fromm. La metropolitana si mette in moto ed io mi aggrappo al palo più vicino per non cadere. Intanto che vengo sballottata insieme al vagone, noto il musetto di un bimbo che mi scruta con aria curiosa da sopra la spalla di un giovane papà. La sua pelle è cioccolato fondente e i suoi occhi due lapislazzuli. Gli rivolgo una linguaccia e lui ricambia intimidendosi un poco. Prima fermata: Baker Street. Il babbo scende stringendo il piccolo che mi saluta con la manina cicciottella dalla banchina. Prendo il loro posto, e accanto a me si siede un uomo piuttosto trasandato. Mi da subito confidenza: il suo alito odora di alcol e fumo. Ci stringiamo la mano: si chiama Alec e mi svela che i miei occhi gli ricordano quelli di una donna che ha amato. Si alza e si allontana barcollando lungo la carrozza. Seconda fermata: Covent Garden. Sale un uomo molto elegante dai tratti orientali che parla fitto al telefono in tono concitato, battendo nervosamente un piede a terra. Mi ricorda il Bianconiglio. Dietro di lui è salita una donna mulatta. Tiene stretto in una mano il polso di un bambino che prova a sfuggirle divincolandosi, e con l’altra si regge il pancione. Nessun passeggero sembra volersi alzare per cederle il posto. Richiamo la sua attenzione e le lascio il mio. Il suo sorriso è un mix di riconoscenza e stanchezza. Terza fermata: Camden Town, è la mia. Scendo e vengo investita dall’aria fredda. Riemergo in superficie sulle note del mio pezzo preferito di Bob Marley. Cercando tra la folla colorata, scorgo un giovane punkabbestia che con sorriso assorto strimpella una chitarra. Mi avvicino e allungo al suo grosso cane una banconota da cinque sterline. Sun Is Shining.

La nostra esistenza è un via vai di persone; di strade che talvolta si sfiorano appena, e di altre che si intrecciano indissolubilmente. Vita è un viaggio in metropolitana: ad ogni fermata c’è chi sale e chi scende; chi percorre al nostro fianco un breve o lungo tragitto. L’essenza dei nostri incontri risiede nell’intensità con cui viviamo gli attimi che ci è dato condividere con il prossimo, indipendentemente dalla lunghezza del cammino percorso assieme. Ogni singolo sguardo, ogni gesto, profumo e sofferenza altrui, accarezzandoci o travolgendoci, lascia un segno indelebile nel nostro diario di viaggio personale.

E. V. 4^E