Discussioni

“Pensa a qualcosa!”

“A cosa vuoi che pensi?”

“Non lo so! Sei tu quello razionale qua! Io ho già fatto abbastanza, no?”

“Non metterti a piangere anche tu adesso”.

“Ma come faccio a non piangere, dai! Guarda com’è disperata, povera cucciola, la nostra piccolina, pensa a qualcosa!”

“È così allora, tu la fai piangere, e poi lasci sistemare tutto a me, come sempre. Non sono certo che sia una cosa corretta nei miei confronti. Matematicamente pensando…” (un urlo) “cosa strilli, adesso!”

(un singhiozzo) “Ti sei guardato intorno? Hai visto com’è tutto nero? Tutto un vortice infinito di blu, nero, grigio, e siamo tutti e tre proprio nel centro! Ti sembra forse il momento di pensare in termini matematici? Sai che non ti capisco!”

“Ma dai, su, che non mi capisci in qualsiasi caso…”

“Beh, se la metti così, nemmeno tu sei capace di capire me!”

“Ci credo, sempre a pensare per mezzo di canzoni, metafore, colori, forme, e nessuna che sia mai geometricamente perfetta! Chi sarebbe mai in grado di capirti! Quando ti metti a pensare in quelle lingue strane, poi…”

“Mon Dieu! Dígame, ¿qué tengon el Español y el Francés que no te gusta?”

“Nichts, aber dann kann ich auf Deutsch denken, weil es mir gefällt, dass du mich nicht verstehst”.*

“No! Ma che cattivo! Diventa tutto ancora più buio quando inizi a pensare in tedesco, lo sai! Aiutami a calmarla piuttosto, io non riesco a pensare a nient’altro che piangere!”

“Primo, hai iniziato tu. Secondo, non serve a niente che tu mi chieda aiuto. Ogni volta non mi lasci il tempo di rispondere e combini un disastro. Quindi, prego, hai carta bianca, come piace a te”.

“Solo perché nemmeno tu sei capace di tranquillizzarla! Ci credo, con una visione del mondo così chiusa, solo teoremi, programmi, ordine ordine ordine! Guai a uscire dalle righe, signore e signori!”

“Non nominare l’ordine, non sai neanche a cosa stai pensando! Serve a tutti un po’ di rettitudine nella vita, senza di me chissà dove sareste, tu e lei!”

“Ma ti rendi almeno conto di quello che pensi? Chissà dove sareste! Tesoro mio, emisfero destro che non sei altro, mi duole rimembrarti che ci saresti anche tu insieme a noi! Mica puoi saltar fuori dalla testa della nostra adorata piccolina così, all’improvviso! E poi, se tu non ci fossi, ci sarebbe così tanto posto che ballerei di qua e di là tutto il tempo, continuamente ad urtare contro le meningi, e tutto il liquido cerebrospinale mi si riverserebbe addosso! Che schifo!”

“Esagerato, come sempre. Vuoi stare zitto una buona volta che le faccio prendere un fazzoletto?”

“Morbidi i fazzoletti! Oooh, che cosa romantica, ti immagini, magari una dama, nel passato, ha regalato al suo cavaliere un fazzoletto morbido come quello che abbiamo noi in mano ora!”

“Smettila, che mi innervosisci. È tutta la vita che mi dai fastidio, non c’è un modo per spegnere i pensieri del tuo lato di cervello?”

“Guarda che ti sento sai, non è per nulla una cosa carina da dire nei confronti della tua metà! E poi, hai visto che con il pensiero sui cavalieri l’ho fatta sorridere? Tu ci sei riuscito? Non mi pare!”

“Ora penso a un’equazione, vedrai che sorrisi mi fa!”

“Come no, vai sul sicuro! Senti, una volta tanto, stai buono e lascia fare a me”.

“Ci risiamo, chiedi il mio aiuto e poi fai tutto di testa tua!”

“Zitto! Ecco, ora le faccio mettere su un po’ di musica…vediamo…ecco! Questa canzone è perfetta, e guarda, balliamo!”

“No che non sto zitto! E poi, dimmi, come faccio a sentire la musica se ho una mosca nei neuroni che continua a ronzare pensieri a destra e a manca? Stai zitto tu!”

“Zuccone, lascia perdere…guarda…ha smesso di piangere…goditi lo spettacolo…”.

Chiara Allegro, 4^E

Foto di C.C., 1^E


*“Niente, ma allora io posso pensare in tedesco perché mi piace che tu non mi capisca”.