Intervista a Cartesio
Giusto qualche anno fa, quando frequentavamo ancora la scuola primaria, l’insegnante di matematica ci ha presentato uno spazio particolare, una sorta di reticolato da battaglia navale. Tutti sicuramente lo conosciamo e in molti ci abbiamo lavorato e sudato per ore e ore; ormai non possiamo nemmeno fare una stima di quante volte l’abbiamo visto e disegnato! Ma chi c’è dietro all’invenzione del piano cartesiano? Il grande matematico e filosofo francese René Descartes, che, proprio per questo numero, ha concesso al Liceale un’intervista.
«Buongiorno, signor Cartesio! È fantastico conoscerla dal vivo, dopo aver sentito tanto parlare di lei in ambiti anche molto differenti.»
«Buongiorno a te e a tutti i lettori. Come dissi un giorno di quattro secoli fa, conversare con uomini d’altri secoli è quasi lo stesso che viaggiare; in questo caso il viaggio sembrerebbe davvero molto particolare. Prima di rispondere alle tue domande, lascia che te ne ponga una io: com’è il mondo, oggi?»
«Mmmh, che domanda difficile… Dal punto di vista scientifico, sicuramente è molto diverso da come l’ha lasciato lei a metà del diciassettesimo secolo! Tutto è in veloce ed interessante evoluzione. Se ci riferiamo al lato più umano, per così dire, delle persone, invece, ci sono ancora tante guerre, sembra quasi che non ci sia una fine a tutto questo dolore…»
«Sai, quando avevo intorno ai vent’anni, entrai come volontario nell'esercito e ci rimasi per un po’ di tempo, anche a servizio di uomini diversi. Poi mi stancai della professione di soldato. Chi vede come noi uomini siamo fatti e pensa che la guerra sia bella o che valga più della pace è storpio di mente.»
«Esatto, sono d’accordo. Allora… Sappiamo che lei è stato sia filosofo sia matematico; oggi mi interesserebbe molto chiederle in particolare da dove è sbocciata la sua passione per il mio mondo preferito, la matematica.»
«Trascorsi nove anni nel collegio gesuita di La Flèche, dove, oltre agli insegnamenti umanistici, studiai anche un po’ di matematica, su cui amavo fantasticare la mattina, ancora disteso a letto. Più tardi incontrai alcuni scienziati, tra cui Isaac Beeckman, che mi incoraggiò alla ricerca nel campo della matematica applicata alla fisica; nei miei vari viaggi ebbi l’opportunità di parlare con diverse altre persone, come l’artigiano Ferrier, che intagliò per me un vetro iperbolico sul quale si poteva verificare la convergenza dei raggi luminosi.»
«Ma che bello! Tra le sue due più grandi passioni, qual è la sua preferita?»
«Matematica o filosofia? Non è assolutamente facile metterle a confronto! La matematica è un universo davvero affascinante, ma anche il pensiero filosofico è molto importante. Un giorno pensai: “Dovrebbe esistere una scienza generale che spieghi tutto quello che si può conoscere sull’ordine e sulla misura, considerate indipendentemente da ogni applicazione a un particolare soggetto…”; invero questa scienza ha un nome proprio, consacrato da un lungo uso: matematica. Ma attenta: la ragione non è nulla senza l’immaginazione! E poi, se vuoi essere un vero cercatore della verità, è necessario che almeno una volta nella tua vita tu dubiti, per quanto possibile, di tutte le cose, proprio come un bravo filosofo. In ogni caso, sono persuaso che la matematica sia il più importante strumento di conoscenza fra quelli lasciatici in eredità dall'agire umano, essendo la fonte di tutte le cose.»
«Nel corso della sua vita, ha approcciato molte questioni scientifiche e si è rivelato una figura decisamente geniale. È tutto merito del suo ingegno, o c'è un modo di affrontare i problemi che dovremmo privilegiare?»
«Non è sufficiente essere dotati di un buon ingegno, l'importante è saperlo applicare bene. Quando ci si avvicina a un problema nuovo, non ancora esplorato, forse bisognerebbe cominciare con il non scoraggiarsi subito! Il miglior modo per risolvere un problema è poterlo scomporre nelle sue più semplici parti; questo importante primo passo consiste già nell'analisi attenta della questione. Bisogna volgere tutto lo sforzo del nostro spirito alle cose più piccole e più facili e occorre fermarsi in esse tanto a lungo da abituarsi ad intuire la verità in modo distinto e chiaro. Un po' alla volta, il processo di scoperta apparirà sempre più semplice e naturale. Coloro che scoprono a poco a poco la verità nelle scienze sono quasi come quelli che cominciano a divenire ricchi: durano minor fatica ad acquistare grandi ricchezze, di quanta ne dovevano durare prima, quando erano poveri, per acquistarne di assai minore consistenza.»
«Mentre parla, le brillano gli occhi! Immagino stia pensando ai tantissimi suoi lavori… A proposito di semplicità, mi vengono in mente le parole con cui Eric Temple Bell, nel suo libro “I grandi matematici”, introduce l’argomento della sua creazione più famosa, il piano che porta il suo nome: “L’idea base, come tutte le cose veramente grandi in matematica, è di una semplicità che confina con l’evidenza.”»
«Eh, sì, aveva proprio ragione: il punto di partenza di quella che è stata praticamente una rivoluzione in matematica è alla portata di tutti. La magia, comunque, consiste nella nascita della geometria analitica, derivata dalla connessione dei due mondi dell’algebra e della geometria. Grazie a questo immenso passo in avanti, ci possiamo servire dell’algebra per studiare problemi geometrici, e, allo stesso tempo, siamo in grado di interpretare geometricamente le proprietà algebriche e analitiche di equazioni anche di un’elevata complessità. Non è fantastico?»
«Lo è! Forse a volte tendiamo a dare un po’ per scontate queste possibilità, quando, invece, senza di lei non sarebbe mai stata possibile la geometria moderna. Nonostante il grande contributo che con i suoi lavori ha dato a tutta la scienza, nemmeno lei è stato risparmiato dalle critiche e ha subito alcuni dispiaceri…»
«Chi non li subisce? Purtroppo immagino che tutti ne debbano sopportare. Tra le cose che mi colpirono più sul personale ci furono le accuse di ateismo e blasfemismo… Io, ateo? Io, che penso che l'esistenza di Dio, che è l'Essere perfetto, è per lo meno tanto certa, quanto non potrebbe esserlo nessuna dimostrazione di geometria! Rimasi particolarmente amareggiato anche quando il senato accademico dell'università di Utrecht vietò l'insegnamento della "nuova filosofia cartesiana": non mi meritavo tutta questa ostilità. Qualcuno interessato alle mie ricerche, comunque, c'era: ad esempio, nell'ultimo anno della mia vita, lasciai l'Olanda accettando l'invito della diciannovenne regina Cristina di Svezia, che mi voleva come insegnante di filosofia.»
«Da quanto so, non dev’essere stato facile gestire il carattere della regina, ma penso che sia stato soddisfacente che una sovrana abbia ritenuto stimolanti le sue idee, come succede ancora oggi. Grazie per il tempo che ci ha dedicato. Ha voglia di concludere dandoci un consiglio?»
«Con piacere! Nel corso delle vostre vite e delle vostre carriere, anche quando tutto sembra troppo complicato, tenete a mente queste parole: "conquista te stesso, non il mondo".»
Cartesio (per le parti scritte in corsivo) e N.S., 4^D