“Sulla mia pelle”

“Sulla mia pelle” è un film del 2018 diretto da Alessio Cremonini che racconta gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi. Il ruolo di protagonista è interpretato da Alessandro Borghi, che ha svolto un duro lavoro per rappresentare nel modo più fedele la persona di Stefano, per poterlo imitare sia fisicamente che a livello vocale. Egli infatti ha cercato di riproporre non solo la gestualità e i modi di fare, ma anche il tono, l’accento e l’intonazione dello stesso. L’attore ci regala perciò una messa in scena di impeccabile realismo dell’ultima settimana di vita di Stefano che, stando ai fatti riportati, è morto in una cella buia, solo, al freddo, non riuscendo più a mantenere in vita il proprio corpo. La pellicola si apre con la scena della morte del protagonista nel centro ospedaliero di Regina Coeli, riproposta poi nella parte conclusiva del film. Il regista ci offre cento minuti di agghiacciante sofferenza, in cui traspare un forte senso di solitudine e angoscia che segue costantemente la vicenda. Dando un particolare rilievo ai gesti, ai volti e agli sguardi dei personaggi, il passare dei giorni coincide con l’acuirsi delle condizioni di Stefano, mentre i dialoghi con le varie comparse vengono limitati a poche battute. Tuttavia, il protagonista intrattiene lunghi discorsi con personaggi fittizi e di dubbia esistenza, tra cui svariati carcerati lasciati come sospesi in un limbo tra reale e immaginario, forse a enfatizzare la precarietà della sua situazione. Ad accrescere il costante velo di tensione e turbamento contribuisce la scenografia cupa, dai toni freddi, che rispecchia l’impotenza di agire sul proprio destino, l’impossibilità di esternare il proprio dolore, la paura di non poter esprimere la propria rabbia ed il proprio risentimento. Una sofferenza che si coglie nel volto, nei lividi, nelle espressioni degli sguardi, nei continui e perpetui rifiuti di ricevere cure mediche. Le scene sono cicliche, ripropongono continuamente la stessa stanza e lo stesso Stefano che si ostina a non accettare aiuto, preferendo rispondere come un mantra: “Sono caduto dalle scale”. Spiccano invece il coraggio e la perseveranza dei familiari, in particolare della sorella Ilaria, determinati a voler vedere Stefano dopo il suo arresto, ma soprattutto nella forza d’animo per poter guardarlo per un’ultima volta, disteso esanime sul lettino dell’obitorio. Si conclude così il film, in un abbraccio di disperazione capace di cogliere emotivamente lo spettatore forse più dell’intera pellicola.

Viviana Nevola, Rocco Panciera, Margherita Toma 5^A