νόστος

Il termine “nostalgia” oggi ha un'accezione per lo più negativa. Quando si attribuisce ad una persona l’aggettivo “nostalgica” o “nostalgico” si vuole indicare un individuo che soffre perché legato imprescindibilmente ad un passato che lui ritiene glorioso e piacevole, cosa che nella maggior parte dei casi è vera solo nelle convinzioni e nell’immaginazione del nostro soggetto. Se, però, ci chiediamo da dove salta fuori questa parola così meschina troveremo, nell’enciclopedia Treccani, che la sua etimologia risiede nella lingua greca. Troveremo che deriva da “νόστος” (nòstos) a cui viene affibbiato il suffisso -algia, che indica dolore. “νόστος” significa viaggio di ritorno, il viaggio che gli eroi della guerra di Troia intraprendevano per tornare in patria. Nella nostra epoca questo vocabolo viene associato principalmente ad uno solo degli eroi dell’assedio di Ilio, ovvero Odisseo. L’eroe multiforme (polỳtropos), come viene definito nel proemio dell’Odissea omerica.

Ecco, tralasciando l’indiscussa grandezza dell’opera in sé, siamo sicuri di poter definire il νόστος di Ulisse, il viaggio per eccellenza, come un semplice ritorno?

E se invece fosse un inizio? Se nelle nostre vene scorresse un sangue irrorato di un futuro da ricercare in un’Itaca interiore?

L’atto nostalgico di ricercare noi stessi, decifrare ciò che abbiamo di più magnifico incastonato nel profondo della nostra corporeità, non è altro che l’inizio di un’esperienza vitale da mettere a disposizione degli altri esseri umani, nel bene e nel male. Dobbiamo avere la consapevolezza che la nostra vita è un’epopea sempre all’incalzante ricerca di cominciamento. Iniziamo a vivere veramente solo quando ne leggiamo l’incipit.

Cantami, o Musa…

Pietro Tanzola, ex studente del Galilei