Senza il dolore la felicità non esiste

Si è soliti considerare il dolore e la felicità come opposti, come due categorie antitetiche tra loro, dove la presenza dell’una esclude necessariamente l’altra.

Trovo invece che esse siano tra loro complementari, dove l’esistenza dell’una si nutre dello spettro dell’altra; così come non si può concepire la morte senza aver ben presente cosa sia la vita, o come non esisterebbe la luce se non si concepisse la possibilità del buio, allo stesso modo la felicità non troverebbe ragion d’essere se nella storia di ciascun individuo non ci fosse stata una parabola di dolore - e viceversa.

Queste due grandi categorie sono tra loro gemelle eterozigoti; manifestano tratti esteriori diversi ma possono essere ricondotte entrambe alla stessa radice: la più forte forma di emozione.

Ed è proprio sulla capacità di provare emozione che risiede il centro di questa ipotesi: il dolore è la prova tangibile che differenzia l’uomo dall’automa. Nella sua capacità di smuovere l’animo umano troviamo la conferma che in questo caso sì si può parlare di opposti: il dolore è la dimostrazione che non si è indifferenti, imbelli ed incuranti osservatori di fronte a qualsivoglia evento.

(Penso sia interessante che, fino ad ora, in questa tesi il termine “dolore” si possa sostituire con la parola “felicità” senza che il discorso perda il proprio senso più profondo).

Il dolore diviene così pretesto per darsi una possibilità di felicità: sfogare un sentimento, mettersi in discussione, provare a crescere sono solo alcuni degli aspetti che il dolore chiama in causa a sé e che stanno alla base per poter raggiungere la fantomatica “felicità”.

Un esempio naturale ed immediato? La gioia più grande della vita, ovvero la vita stessa, è figlia di un atto di dolore: noi veniamo al mondo come frutto di una delle più grandi sofferenze - fisica ed emotiva.

Non si deve aver paura del dolore, non bisogna permettergli di renderci paralitici; bisogna accoglierlo, lasciarlo scorrere, fare in modo che ci stravolga; non è un nostro antagonista, ma è un amico pronto a tenerci per mano e a farci compiere il primo vero passo verso la propria felicità.

E se quanto ho scritto risulta pesante e di difficile accesso, guardate tutti Inside Out : Walt Disney rimane di certo un insegnante più pregnante ed accattivante di me.

Lorenzo Berto, ex alunno del Galilei