Non un addio, ma un arrivederci

Carissimi ragazzi,

In questi giorni, un po’ da tutti, state ricevendo gli auguri e gli auspici più belli per il vostro futuro cammino nel mondo universitario o del lavoro.

Tutti vi stanno chiedendo quali sogni abbiate nel cuore e tutti desiderano per voi il maggiore successo possibile.

Tutti giustamente guardano al vostro futuro e sperano per voi il meglio, la felicità, la realizzazione di voi stessi nella pienezza e nella gioia.

Io, da preside, voglio invece guardare al passato, alla nostra storia vissuta insieme, a questi cinque anni molto intensi, particolari, ultimamente faticosissimi, per dirvi il mio GRAZIE.

GRAZIE, perché con voi e con il vostro aiuto sono cresciuto come preside e come persona. La vostra disponibilità all’ascolto, il vostro desiderio di fare più bella la scuola, la vostra voglia di imparare mi hanno aiutato ad essere preside, cosa che ultimamente è diventata difficile, avara di soddisfazioni; mi hanno aiutato a diventare più «capace» di capire, di ascoltare, di decidere. «Fare» il preside è tutto sommato facile. Difficilmente da soli si impara ad «essere» preside.

GRAZIE, perché avete riempito la solitudine del mio lavoro, rendendo la presidenza il bellissimo «manicomio» in cui abito quotidianamente. Non avete avuto mai paura di entrare, di chiedere - anche le cose più banali - senza remore. Se interrogate i vostri genitori (ma lo confermo anche io), andare in presidenza ai nostri tempi non poteva mai essere una iniziativa personale: o si era convocati, ed erano guai, oppure manco si sapeva dove fosse la presidenza…

Il mio ufficio, invece, è veramente invece diventato l’ufficio di tutti e sopratutto vostro, dove siete sempre venuti volentieri.

GRAZIE, perché avete condiviso con me fatiche, gioie ma anche tante lacrime. Grazie, perché mi avete onorato aprendo il vostro cuore, sperando di trovare un orecchio amico. Spero che ciascuno di voi, che nella gioia o nella tristezza è stato con me a parlare, non sia mai uscito deluso o tradito.

GRAZIE, perché avete certamente reso il Galilei più grande, più bello, più ricco. Siete voi che avete dato al nostro Liceo la fama di scuola seria, che prepara, ma anche di scuola dove «si sta bene». Grazie perché l’avete resa «casa vostra»: me ne sono accorto in questi due anni drammatici. Quanto desiderio di tornare a scuola… come se la vostra stanza, la vostra casa non vi bastasse più; quasi che essere lontano da scuola significasse vivere in esilio.

GRAZIE per come avete risposto alle proposte della scuola, alle mie proposte, ai miei inviti. A volte mi meraviglio di come appena chiedo qualcosa, subito tutti rispondete seri, responsabili, anche con entusiasmo, con una disponibilità spontanea ad aiutarmi, a consigliarmi, a darmi quello che chiedo.

GRAZIE perché avete riso con me, mi avete cercato, mi avete chiamato in classe, non solo per risolvere problemi, ma anche per mangiare una fetta di torta per un compleanno. Grazie perché non mi avete mai considerato un estraneo, da relegare in quell’ufficio nell’angolo.

GRAZIE perché mi avete voluto bene, per quello che sono, con le mie lune storte, con le mie arrabbiature, con la mia stanchezza, ma anche con una voglia grandissima di stare con voi, di conoscervi per nome.

GRAZIE perché sicuramente, senza di voi, sarei una persona più povera e più sola.

Guardando al passato, alla bellezza di questi cinque anni, alle tante cose per cui esservi grato (e chissà quante ce ne sono ancora e che non ho scritto!), sono veramente felice che possiate spiccare il volo e che si aprano per voi cieli nuovi, dove battere le vostre ali ormai forti e pronte a viaggi immensi verso il sole dell’adultità.

Con affetto smisurato

Il vostro preside

È il 2019. Mancano 100 giorni alla maturità. Ieri sera hai chattato con le tue amiche perché non sapevi come vestirti, vi siete videochiamate per confrontarvi sul mettere o meno i tacchi e poi vi siete domandate chissà come si vestiranno le altre… Ieri sera hai sfilato davanti allo specchio con la musica di sottofondo.

5A

Cara 5A,

sono ormai quasi cinque anni.

Sono passati ormai quasi cinque anni da quando ci siamo conosciuti e il nostro percorso si avvia alla conclusione. Ogni cosa a questo mondo ha un inizio e una fine. E se vi soffermate un attimo a riflettere su quello che avete vissuto, vi accorgerete che è stato un percorso intriso di matematica.

- Ci pensate? Sono passati cinque anni.

Ci fu un sospiro generale.

- Già, sembra ieri che entravamo per la prima volta in aula Boccaccio. - osservò Silvia S.

Ci ritrovammo così a riavvolgere il tempo.

5B

Manca davvero poco, una manciata di giorni, e anche voi lascerete quella che è stata negli ultimi 13 anni - pur con altri nomi e tra pareti diverse - la vostra seconda casa.

Cari ragazzi,

siamo arrivati al traguardo di questo lungo percorso: sono già trascorsi cinque anni dal giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta. Quel 15 settembre 2016 eravamo intimoriti in quanto ci trovavamo in un ambiente nuovo con persone sconosciute, ma che presto sarebbero diventate parte integrante della nostra quotidianità.

5C

Care ragazze e cari ragazzi,

i vostri insegnanti al termine di questi anni vissuti insieme vi dedicano questi versi di Costantino Kavafis che bene illustrano la metafora della vita come un lungo e ricco percorso di conoscenza dalle strade infinite.

Cari compagni,

purtroppo/per fortuna oggi ci troviamo qui a scrivere per voi questa lettera, una lettera che non vuole essere un addio nostalgico nel quale ricordiamo tutti i bei momenti trascorsi insieme, ma semplicemente la storia di alcuni semplici ragazzi che hanno intrapreso insieme 5 anni di liceo e ne sono usciti una famiglia.

5D

Anche quest’anno, facendosi largo tra il chiaro-scuro della pandemia, è arrivato l’Esame di Stato. La Maturità è un’alfa e un omega, un inizio e una fine, un tempo propizio per i bilanci, forse i vostri primi.

Cari compagni e compagne,

siamo giunti alla fine del nostro percorso delle superiori, trascorso insieme fin dal primo anno o incontrandoci nel corso degli anni, e per questo vogliamo dedicarvi questa lettera e mettere su carta i ricordi più significativi, in modo che anche in futuro possano tornare alla memoria semplicemente leggendo queste righe.

5E

A volte ci chiediamo che cosa spinge noi insegnanti ad iniziare una nuova intensa giornata di lavoro. Siamo alla ricerca del confronto, dello sguardo vivace, della domanda taciuta o espressa. Desideriamo incrociare i vostri sguardi nel corridoio, essere avvicinati dopo una lezione o raggiunti da due righe nel pomeriggio.

Una circonferenza è curva piana chiusa costituente il luogo dei punti del piano equidistanti da un punto fisso detto centro.

Per disegnarla basta prendere un compasso, prendere le misure e tracciare la figura.

È la figura geometrica più semplice da cui deriva il solido, per definizione perfetto: la sfera.

5F

Cari studenti di 5F,

non possiamo sapere cosa significhi per ciascuno di voi terminare questo percorso in cui vi abbiamo accompagnato: immaginiamo sicuramente che vi sia della gioia, come c’è per noi nel vedervi approdare alla meta. Ma non solo.

In questi 5 anni di liceo, che 6 per qualcuno sono diventati: come per il nostro papà capitan spugna che bottiglie d’acqua mai impugna, o per la nostra amata suora che il 6 in matematica solo sfiora, o ancora per il famoso cappellino lilla che ci aspetterà sereno a luglio in villa… sono tanti gli aneddoti da raccontare, e alcuni di questi potrebbero far male…

5L

Care tutte e cari tutti della nostra Quinta L

Qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure, dei vostri quaderni e dei nostri registri.

Qualcosa che solo in parte può avere un nome e una descrizione, che solo in parte arriva a farsi parola.

Molto, moltissimo, probabilmente l’essenziale, non può essere detto con facilità: ha bisogno di tempo, di giorni più leggeri, ha bisogno di quella distanza che solo la memoria concede.

Cari compagni,

siamo giunti al termine di questi memorabili cinque anni e possiamo dire che ne abbiamo passate delle belle, a partire dagli albori della prima superiore in cui abbiamo imparato per la centesima volta i numeri romani. Abbiamo iniziato questo percorso in trenta e siamo sopravvissuti in ventidue, e tra un anno e l’altro si sono uniti a noi nuovi fantastici Schulkameraden.