Lettera dalle studentesse e studenti di 5C

Cari compagni,

purtroppo/per fortuna oggi ci troviamo qui a scrivere per voi questa lettera, una lettera che non vuole essere un addio nostalgico nel quale ricordiamo tutti i bei momenti trascorsi insieme, ma semplicemente la storia di alcuni semplici ragazzi che hanno intrapreso insieme 5 anni di liceo e ne sono usciti una famiglia. Tutto è iniziato nel lontano 2016, anno in cui è innegabile dire che ognuno di noi era più basso, più inesperto sulla vita e forse un pochino più brutto. Ci siamo incontrati il primo giorno di scuola e, com’è giusto che sia, tutti ci stavamo antipatici a vicenda, tutti intimiditi dalla prof.ssa Meneghesso con la sua epopea di Gilgamesh (☺️) e sconvolti da quante volte la prof.ssa Lunardi poteva togliere e rimettere gli occhiali in una sola lezione. A malincuore il primo anno di liceo abbiamo dovuto salutare alcuni compagni ma il nostro viaggio tra le aule del Galilei era appena iniziato. Il secondo anno è trascorso liscio e già noi cominciavamo a conoscere meglio il compagno di banco e a fare le corse per sederci nell’ultimo banco durante la versione di latino. Già dopo due anni ci sentivamo legati alla classe ma forse ancora un po’ nostalgici del passato e dei bei tempi delle medie nei quali bastava leggere e completare il testo “a buchi” per avere un andamento dignitoso. Anche il secondo anno alcuni di noi hanno lasciato la mitica sezione C e noi eravamo pronti per imboccare la paurosa strada del triennio, a primo impatto infinita ma poi pian piano percorrendola tutti insieme, ci siamo accorti che forse non era così male. Il terzo anno abbiamo ricevuto una notizia che ora potremmo definire incredibile, avevamo la prof.ssa Tomasini come prof di italiano e latino, avevamo comunque i crediti e l’alternanza scuola-lavoro da affrontare, due macigni per una piccola 3C ma mai un problema per i musicisti della classe che dobbiamo riconoscerlo, ci hanno distinti come classe anche in ambito culturale, ma poi noi in fondo…eravamo una classe sofisticata…più o meno insomma. Il terzo anno fu un bel cambiamento per molti di noi, ci sentivamo più grandi e responsabili e ormai eravamo inseparabili, tanto che tutti i professori non riuscivano a resistere nel dirci che eravamo proprio una bella classe. Il quarto e il quinto anno invece abbiamo potuto viverlo solo a metà, intrappolati in uno schermo che ci teneva divisi dalle risate per gli interventi di Matteo e le ore di ginnastica passate tra la pallavolo e il volano. Due anni nei quali però possiamo riconoscere ci siano stati dei momenti positivi, come le lezioni del prof. DeGol finalmente tutte registrate e soprattutto ci siamo resi conto di quanto stavamo bene in classe e di quanto ognuno di noi era diventato una parte degli altri senza volerlo. Ma ora è arrivato il momento di crescere e di cominciare a diventare adulti per davvero. È arrivato il momento di fare ciò per cui siamo stati preparati fino ad ora. Sicuramente non ci ricorderemo la perifrastica passiva o le categorie di Kant, ma ci ricorderemo di noi, delle persone con le quali siamo cresciuti, siamo diventati adulti e con i quali abbiamo condiviso ansie, paure, gioie, tristezze e consapevolezze che ci porteremo dentro per il resto della nostra vita. Siamo qui a scrivere questa lettera per dirvi che siete un pezzo del nostro cuore e ognuno di voi, chi più chi meno, ci ha insegnato qualcosa e ci ha permesso di poter ricordare gli anni del liceo come un periodo felice. Detto questo compagni, ci vediamo tra 10 anni per vedere se la Giulia e Turetta staranno ancora insieme e per vedere se la Mavi sarà campionessa mondiale delle Olimpiadi di italiano.

Vi vogliamo bene.

I vostri compagni Emma, Alberto, Valentina.