Intervista al prof. Rocci

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  • “Buongiorno a tutti, siamo qui oggi con il professore Alessio Rocci, insegnante di matematica e fisica al Liceo Galileo Galilei e attualmente sta svolgendo un progetto all’estero, che adesso andremo a vedere più nel dettaglio. Professore, dove si trova in questo momento e da quanto tempo è lì?”

“In questo momento mi trovo a Bruxelles e sono arrivato qui a metà Novembre del 2021, e mi fermerò per un anno, fino al 15 Novembre 2022”.

  • “Può spiegarci l’istituto per cui lavora e in breve la sua storia?”

“Sì allora, il progetto che sto portando avanti è un progetto di post dottorato, perché è un progetto che viene fatto dopo che qualcuno ha ricevuto il dottorato da parte dell’università. Questi progetti di post dottorato sono stati dati da una delle due Università che ci sono qui a Bruxelles e in collaborazione con un Istituto esterno che si chiama: "Istituto Solvay". A Bruxelles ci sono due università, entrambe si chiamano “Università Libere di Bruxelles” e solo che una delle due è in lingua francese, mentre l’altra è in lingua Dutch, vallone si chiama. Le università in realtà sono nate assieme, nel 1864, Verhaegen che era uno studioso di qui, ha fondato questa università libera, dove l’aggettivo libera sta ad indicare il fatto che voleva essere svincolata dal complesso di Università cattoliche che in quel tempo stavano dominando la scena della cultura in Belgio. L’università libera di Bruxelles ha portato avanti la propria storia e verso la fine degli anni 60, l’università si è divisa in due perché fondamentalmente le due famiglie linguistiche avevano necessità di avere ognuno una propria identità formale, quindi c'è la "Université Libre di Bruxelles” e la “Vrije Universiteit di Bruxelles” che è quella per cui lavoro io, cioè quella in lingua olandese. Questo progetto però è tenuto insieme dall’istituto Solvay, perché io mi occupo dell’archivio della famiglia Solvay. I Solvay sono noti per aver sviluppato la produzione della soda e di varie altre cose chimiche. La famiglia Solvay ha creato diciamo gli istituti Solvay, verso gli anni 10 del 1900 quando Ernest Solvay, un magnate, uno scienziato e contemporaneamente un industriale ha voluto dare una casa a molti fisici che lavoravano in giro per l’Europa. A quel tempo non si tenevano delle riunioni a livello internazionale e Physics Courses, cioè i consigli della fisica, hanno dato questa possibilità ai vari fisici; sono abbastanza famose le foto dei consigli Solvay in cui più della metà dei partecipanti erano premi Nobel o sono diventati col tempo premi Nobel, come Einstein, Planck e tanti altri hanno partecipato. Quindi il mio lavoro qui è connesso sia con la famiglia che con l’Università”.

  • “È stato chiamato Lei oppure ha fatto domanda per partecipare al progetto? Cosa L'ha spinta ad accettare/a presentare la Sua candidatura?”

“Dopo l’esperienza del dottorato, con l’Università di Padova ho continuato a fare delle esperienze per continuare a conciliare le due cose che mi piacciono di più, quindi insegnare e fare ricerca. Per fare ricerca nel ramo in cui sono io (io mi occupo della storia della scienza, in particolare di storia della fisica) è necessario riuscire ad accedere ad alcuni documenti e ad alcuni archivi. Per fare ciò bisogna fondamentalmente mandare delle domande. Quindi si ho fatto domanda io per poter accedere a questo posto e ho dovuto mandare il curriculum e fare un colloquio per questo. Quando mi hanno chiamato mi hanno proposto di cominciare questo lavoro. Quando l'ho cominciato all’inizio non mi era chiaro il periodo e quindi sono stato un po’ titubante perché ero dispiaciuto di dover lasciare i miei ragazzi. Però ho fatto un bilancio dei pro e dei contro, sapevo che loro erano pronti per lavorare anche da soli quindi ho lavorato per poter partire. Perciò alla fine ho scelto di partire perché sentivo che era importante portare avanti questo progetto adesso”.

  • “Più precisamente, qual è il Suo ruolo all'interno dell’Associazione?”

“La borsa di post-dottorato prevede sostanzialmente 3 fronti su cui lavorare: il primo è quello di curare questo archivio storico. L’archivio storico è formato da una sessantina di scatoloni dentro i quali si trovano una serie di materiali, che partono dai documenti del 1911 fino agli anni 80 più o meno, qualcosa anche dopo. Quindi una delle cose che ho fatto è stato fisicamente sistemare l’archivio perché era stato trasportato da un posto all’altro. Poi questi box non erano ben catalogati, quindi, con l’aiuto di chi lavora all’interno della biblioteca, li ho un po’ sistemati e sto prendendo in eredità il lavoro di una collega che sta finendo il dottorato. Lei ha scritto per bene cosa c’è in questi archivi. Collegato all’archivio c‘è anche un sito dove vengono raccontate alcune delle storie della Solvay, quindi in particolare dovrò scrivere qualche contenuto collegato alla ricerca. Una delle cose importanti di questo anno (che è anche uno dei motivi per cui sono qui questo anno) è che nel 1922, quindi 100 anni fa, è cominciata una seconda serie di conferenze Solvay, non quelle sulla fisica ma quelle sulla chimica. Quindi quest’anno cade il centenario. Di conseguenza, per esempio, una delle cose che ho dovuto fare è stato proporre, insieme ad altri colleghi, una sessione per una conferenza che si terrà a settembre e che è organizzata dalla European Society for the history of science. All’interno di questa conferenza c’è un simposio in cui parlerò io e che organizzo con la collaborazione di un’altra collega. Quindi diciamo un lavoro di cura dell’archivio. Il secondo punto è quello di ricerca all’interno dell’archivio, perciò l’utilizzo di questo archivio per scoprire altre storie che non sono ancora state raccontate riguardo a questi studi Solvay, soprattutto riguardo l’importanza di queste conferenze, poiché hanno segnato fondamentalmente delle tappe molto importanti all’interno della storia della fisica e della chimica. Poi l’ultima parte potrebbe essere una qualche attività di divulgazione della scienza. Per questo motivo, ad esempio, ho visitato un laboratorio in cui vanno i ragazzi come voi o più piccoli dove si fanno esperimenti di fisica per imparare i vari concetti divertendosi. Una delle idee che sto cercando di sviluppare è quella di lasciare un segno che unisca la didattica con la storia degli istituti. Questi sono i tre fronti su cui mi sto muovendo”.

  • “Si è ritrovato a lavorare con persone di altri paesi? Se sì, come è stato?”

“Essendo in un altro paese, molti sono belgi però non solo. Per esempio, nello studio dove lavoro c’è una collega lituana, una americana e ci sono altri colleghi belgi che hanno origini olandesi...insomma c’è un po’ di tutto. Poi ho anche qualche altro collega però diciamo che la lingua principale di comunicazione è sempre l’inglese. Anche perché, diciamo, il francese parlato mi risulta ancora un po’ ostico, non lo avevo mai studiato. Scritto è abbastanza comprensibile perché è una lingua latina se non dico una stupidaggine, però il parlato è un po’ più complicato”.

  • “Ha avuto altre esperienze lavorative del genere?”

“Sì, ho fatto un’altra borsa di post-dottorato, quindi dopo il dottorato, però quella volta era durata solo tre mesi ed ero riuscito a svolgerla in estate. Ero partito il 31 di maggio ed ero tornato il primo di settembre e anche in quel caso mi ero spostato per andare a ricercare un documento di fine ‘800, negli Stati Uniti e sono stato a Washington D.C. Lì, appunto, ho potuto studiare questo documento ed interagire con le persone che curavano questo archivio”.

  • “Quando aveva la nostra età si sarebbe mai aspettato di arrivare a vivere un'esperienza del genere?”

“Un’esperienza del genere no, nel senso che onestamente avevo pensato di andare all’università e di provare a fare un po’ di ricerca, però non pensavo in questo campo all’inizio. Non avevo idea che mi sarei concentrato sulla storia della fisica, sicuramente mi era sempre piaciuta l’idea di insegnare e quindi questo mi ha aiutato da una parte, ma un po’ anche la voglia di ricercare, quindi di scoprire cose nuove in generale. Però questo argomento in generale non l'avevo mai preso in considerazione”.

  • “Ha qualche rimpianto riguardo qualcosa che sognava di fare quando aveva la nostra età?”

“Beh…il mio piano B era quello di diventare una rockstar però non è un rimpianto via! Comunque no rimpianti no; sembrano rimpianti quando certe volte all’inizio non si riescono a fare certe cose, insomma si pone un obiettivo e dice “non sono riuscito a fare quello”, poi uno cambia rotta e le aspettative si trasformano. Però, stavo parlando con un mio ex compagno del liceo con cui siamo ancora in contatto, lui non è più in Italia da anni perché vive a Londra. Lui è invece musicista, però ha le qualità per essere musicista e vivere di quello…con lui si discuteva proprio di questo, in realtà nel momento in cui diventi grande quello che devi capire è in che cosa sei bravo. Anche lui, per esempio, si è scoperto bravo in un certo settore musicale a cui non pensava inizialmente e questo è quello che “gli dà da mangiare”. Fa quello che vuole e all’interno di quello ha capito quali sono le sue doti, i suoi talenti se mi passate questa espressione”.

  • “Ha qualche consiglio da dare ai nostri coetanei?”

“Sì, un consiglio è assolutamente quello di mettere in agenda sempre e comunque l’obiettivo di viaggiare; viaggiare e fare esperienze ovunque, che sia fuori dal proprio paese, intendo proprio paesello, o in una grande città, oppure fuori dall’Italia. In generale cercare di viaggiare per conoscere culture differenti, approcci differenti ai problemi; perché questo ci aiuta a vedere ciò che conosciamo da prospettive differenti, sempre e comunque, quindi ci allarga gli orizzonti e soprattutto ci arricchisce. Quindi quello per me è un obiettivo essenziale per fare esperienze. Poi tornare anche in Italia ovviamente, però è importante conoscere quello che è altro perché di solito noi abbiamo paura di ciò che non conosciamo”.

  • “Perfetto, abbiamo finito, La ringraziamo molto ed è stato un piacere poterla intervistare”.

“Grazie dell’idea e delle domande, in bocca al lupo per la scuola e i prossimi compiti in classe!”

A.B., T.F., L.T. 4^E