IL RESPIRO DELLA COLLINA
Un mondo incontaminato ho cercato,
tra siepi profumate di mirto
trapunte di fragili cisti rosa,
lungo il pendìo dolce della collina.
Il mormorìo giulivo di un ruscello
ho ascoltato, e melodie gioiose
d'amore di allodole serene...
Seduto all'ombra di una quercia,
tra ciuffi luccicanti di ranuncoli
e soffici tappeti di verbene,
file operose di scure formiche
ho scoperto e lievi parabole
di vanesse leggiadre, in cerca
di nettare soave e spiragli di sole,
nell'alito soffice di carezze di vento.
Intatte armonie nascoste, piccoli
universi dove entro senza far rumore,
scrigni insospettati di pure verità...
E mi ritrovo tassello perduto,
frammento palpitante e acceso
nell'immenso mosaico della vita,
trascinato dal flusso inarrestabile del tempo.
Non mi spaventa la sera che arriva,
a regalarmi il suo manto fluttuante
di misteri: stuoli sfuggenti di lucciole
amiche mi scopriranno sentieri nascosti.
QUESTA MIA TERRA
La mia terra è cosparsa di colline serene,
trapuntate di ulivi antichi e poderosi,
con le foglie d'argento che vibrano
nel vento tiepido di primavera...
La mia terra l'hanno fatta le mani
incallite di tanti padri instancabili,
che strapparono da aride zolle
carri ricolmi di spighe dorate
e vecchi canestri di rosse annurche.
La mia terra aveva gli sguardi fermi
di mille madri sconosciute, che
ghiacciarono le dita nell'acqua
gelida dei torrenti e delle fontane...
La mia terra ha ascoltato le bestemmie
sferzanti dei briganti e le speranze
accese degli emigranti, in cerca
di fortuna oltre gli orizzonti di mari lontani.
Sulla mia terra si diffonde il suono
soave di ruscelli incontaminati
e di campane festose a valle...
Questa mia terra, sventrata e avvelenata,
regala ancora alle notti chiare di maggio
concerti d'amore dei grilli
e grappoli luccicanti di stelle nuove.
MARE MOSTRO
Sopra onde indifferenti
vuoti a perdere,
sballottati, alla deriva
vanno angeli neri senza più ali
e madonne di lacrime e pene,
trascinando ammassi incerti
di speranza, in cerca di paradisi
evanescenti oltre l'orizzonte...
Bocche arse che assaporano
duri cristalli di sale,
occhi spenti bruciati di sudore
porti ignoti cercano,
false luci di città distanti
nascoste nella nebbia,
oasi sfuggenti di pace.
Mare mostro, che inganna e ingoia
senza pietà promesse di riscatto
e giovani bracce anonime, perse
nel vuoto gelido delle attese...
Effimeri destini, troncati da lame
implacabili di afa e di stenti.
Nessuno gli porterà fiori bianchi
sopra le fragili tombe di sabbia...
Fratelli sconosciuti, dissolti tra vortici
amari e dimenticati per sempre,
nelle sequenze opache dei giorni.
STELLE DENTRO LA NEBBIA
Vorrei rubare ad una ad una
le lacrime nascoste dei bambini sconosciuti,
dispersi per le strade del mondo
a mendicare briciole di pane ed affetto...
E accarezzare il pelo impolverato
di un cane abbandonato senza pietà,
riempendogli le ore di coccole serene.
Vorrei portare a spasso i vecchi tristi
sopra i prati sbiaditi dei ricordi più belli
e veder nascere lievi sorrisi
tra le pieghe amare delle rughe...
E regalare bianche rose profumate
a quelle che si vendono di notte
accanto a flebili fuochi di campagna,
e una coperta calda di speranze
ai barboni intirizziti nel gelo di dicembre.
Piccole stelle che spuntano all'improvviso
nel fondo della nebbia più fitta,
tracce evanescenti d'amore
nei labirinti opachi dell'indifferenza.