Schiavi e liberti dei Volusi Saturnini

Marco Buonocore

Schiavi e liberti dei Volusi Saturnini - Le iscrizioni del colombario sulla via Appia antica

L'«Erma» di Bretschneider, Roma, 1984


I. — Il colombario e la sua ubicazione.

Dobbiamo risalire al Canina se si vuole avere qualche informazione topografico-archeologica circa il colombario degli schiavi e dei liberti della gens Volusia[1] : «Tra i moltissimi monumenti sepolcrali -egli scrive- scoperti nello stesso luogo[2] e nella medesima epoca[3], merita che sia fatta menzione di quello, pure formato a guisa di colombario, in cui furono rinvenute moltissime iscrizioni appartenenti ai liberti e schiavi addetti alla famiglia dei Volusi Saturnini. Ma mentre si è conservata memoria delle stesse iscrizioni ed anche di alcune altre simili che furono dopo varie vicende recuperate dal Governo, non venne tramandata alcuna notizia della cella sepolcrale in cui furono rinvenute[4]. Solo si può stabilire, in seguito di particolari notizie, che le prime furono ritrovate nel lato destro della via e le altre nella parte opposta, cioè forse solo a motivo di alcun incognito trasferimento.

Però è da osservare che nel lato sinistro si rinvennero diversi frammenti di una monumentale decorazione scolpita nel peperino secondo lo stile che precedettero l’epoca imperiale, che si possono benissimo appropriare ad un tal sepolcro: ma non si hanno poi precise memorie per stabilire siffatta appropriazione con qualche autenticità. Quindi / per l'importanza che hanno le stesse iscrizioni si è creduto opportuno d’indicare il luogo approssimativo del loro ritrovamento».

Il Canina non ci dà nessun’altra notizia; né ci ha lasciato piante o disegni del colombario, impossibilità a farlo, appunto, dalla scomparsa dei resti archeologici[5]. Neppure i successivi riferimenti al colombario, formulati come sono unicamente sulla base della notizia del Canina, apportano qualche dato chiarificatore: G. Melchiorri, Guida metodica di Roma e suoi contorni, Roma 1856, p. 877 sg.: «Nel luogo stesso e nella stessa epoca tra i moltissimi monumenti sepolcrali merita particolarmente attenzione uno di quelli formato a modo di colombario, in cui si rinvennero moltissime iscrizioni appartenenti ai liberti e servi addetti alla famiglia dei Volusi Saturnini. Le iscrizioni ivi ritrovate sono importantissime. Altre di queste furono scoperte nel lato destro della via, altre nella parte opposta, a motivo forse di alcun incognito e facile trasferimento... Ma non meno importante delle iscrizioni è la cella sepolcrale in cui esse furono rinvenute. Il Canina / ne dà notizia, e dice che diverse frammenti nel lato sinistro si rinvennero di una decorazione scolpita nel peperino secondo lo stile dei tempi che precedettero l’epoca imperiale, e che possono bene appropriarsi a tale sepolcro. Ma certe memorie non si danno per istabilirlo»; A. Pellegrini, Descrizione della via Appia dell'antica Porta Capena alla città di Boville, Roma 1863, p. 49: «Nello stesso luogo e nella medesima epoca fu scoperto questo altro colombario in cui erano molte altre iscrizioni appartenenti ai liberti e schiavi della famiglia»; G.B. De Rossi, La Roma sotterranea cristiana, III, Roma 1877, p. 268: «Celeberrime tra le iscrizioni sepolcrali trovate dall'Ammendola sono quelle dei servi e dei liberti dei Volusii Saturnini fioriti nel secolo primo dell'era nostra. Mi duole, che il sito preciso del loro sepolcro, scoperto nel 1826 (!), non sia stato notato: i frammenti da me visti sparsi per la vigna del sig. Molinari mi fanno credere, che il colombario di quella familia sia stato verso la parte settentrionale dell'Appia e del colle, alquanto lungi dalla necropoli callistiana»; J. Ripostelli - O. Marucchi, La via Appia, Rome 1908, p. 90: «A main gauche de la voie, on remarque d’autres traces de sepulcres en briques, de belle construction, sur lesquels se bâtirent, pendant le moyen âge, des pierres et des fragments de sculpture. Ceux-si, cependent, ne suffisent pas à en preciser l’origine, mais on pent établir er tante certitude que de ce côté devait être situé le tombeau des affranchais et des esclaves de la Famille Volusia (...); on a retrouvé, en effet, beaucoup de pierres ainsi qu’une frise magnifique, en peperino, d'un style qui était antérieur à l'époque imperiale, et qui correspond au temps où vivait cette famillie»; E. Giglio Tos, La via Appia, in «Italia Nostra» II, 2 1908 p. 32: «... e a sinistra sono altre rovine di piccoli sepolcri, in mattone, sulle quali stanno delle modeste abitazioni. In tale sito ergevasi, forse il sepolcro dei liberti e schiavi della famiglia Volusia».

Possiamo pertanto solamente dire, allo stato attuale, che il colombario degli schiavi e dei liberti dei Volusii sorgeva al km. 1,800 della via Appia antica, sulla sinistra, dove attualmente al civico 109 è la tenuta di proprietà Franchetti[6] ...


Note.

[1] L. Canina, La prima parte della via Appia dalla porta Capena a Boville, Roma 1853, p. 69 sg.

[2] Tra il secondo ed il terzo miglio dell'Appia antica, nella tenuta di proprietà Molinari (al tempo in cui scriveva il Canina), di proprietà Ammendola al tempo dello scavo del 1825; e riù precisamente al km. 1,800.

[3] Il Canina riferisce come anno di scavo il 1822; ma in base ai documenti manoscritti (di cui infra), siamo certi che si tratta del 1825.

[4] Spazieggiatura mia.

[5] Questo stato di cose conferma l'ipotesi della lenta e ripetuta spoliazione del colombario in età precedente gli scavi della prima metà del 1800 (di cui infra) sostenuta ora, anche, da Manacorda, 1978 - 1980, p.82: «Quando sia avvenuto questo saccheggio del monumentum Volusiorum non possiamo dire con certezza. Non sappiamo cioè se la dispersione di tanti materiali provenienti da quella tomba sia dovuta ad un episodio unico e circoscritto nel tempo — che allora dovremmo collocare in piena età medioevale non oltre l'inizio del XII secolo — oppure ad una lenta, ripetuta ed occasionale spoliazione del monumento, prima della sua obliterazione, protrattasi fino al XV o al XVI secolo ed iniziatasi in età probabilmente molto più remota. Lo stato di conservazione in cui nell'800 vennero ritrovati la maggior parte dei marmi dei Volusii, sia lastre che stele che urne che are, conferma che la tomba dovette essere a lungo visitata e manomessa. Per qualche pezzo di maggior pregio finito nelle chiese e nelle case patrizie, molti altri dovettero forse andare ad alimentare le calcare della città».

[6] Per qualche notizia supplementare vd. Infra.