Raviscanina Paese mio

ANTONIO DE SISTO

RAVISCANINA PAESE MIO

Allora, la visione del nostro Preside-scrittore si apre a nuove dimensioni ad ampi spaziosi orizzonti e si permea di poesia: come tutta soffusa di poesia appare la leggenda di Claudio Canina ed il toponimo di Raviscanina, ambientata nei pressi dell'ampia «rave» che scende dal bosco Matese, fino a sboccare nel Volturno.

In questi brani è proprio la storia a nobilitare; così come le vicende di guerrieri sanniti e di quelli romani ad aureolarsi di gloria nella luce dell'olocausto. Ed è l'eroismo che diventa poesia, irrorato dell'impeto enfatizzante dell'autore, che, innamorato della sua terra, riesce così a esaltarne la sua essenza esistenziale.

Alte schegge di lirismo ottiene poi De Sisto nel descrivere le vicende, pur esse leggendarie, dell'Arcangelo Michele, quando, presso le grotte si scontra, vincitore, contro le forze del male, per poi apparire agli abitanti della terra in tutto il suo fulgore.

Il lettore, attirato, coinvolto dalla saga dei conti di Rupecanina, dell'epoca normanna; dalla storia dell'alluvione dell'epoca borbonica; fino alla cronaca del passaggio della 2a guerra mondiale, del periodo postfascista e badogliano, va a cogliere, in graduale e armonica successione, quella «sintesi letteraria» che costituisce pur sempre il pregio basilare d'ogni opera d'arte.

Dire infine che il testo si conclude con la biografia dei raviscaninesi più illustri, sarebbe come semplificare le cose, impoverire il contenuto del testo.

Ogni notizia, ogni dettaglio, ogni riferimento del libro si completano e si completano a vicenda, sostanziandosi d'un profondo contenuto filosofico ed educativo.

Prosa che si trasforma in poesia, dunque, ristrutturandosi a ritroso, poi, sugli schemi della più deliziosa narrativa. Con un apporto decisivo, inoltre, di chiarissima trasparenza sulle vicende di un esiguo agglomerato, di cui si sapeva troppo poco.

La configurazione di Raviscanina, pur affascinante e complessa, aveva offerto fino ad oggi motivi di contrasti e polemiche, così come le sue prospettive, le sue stesse funzioni erano state spesso travisate e confuse.

Ma ecco l'autore dell'ampio trattato, che studia, approfondisce la sua osservazione, a livelli veramente eccezionali.

Così, al termine della lettura noi veniamo a conoscere la «vera storia clinica» della piccola comunità. Nessun aspetto, nessun risvolto è stato trascurato; e così appassionatamente da dedurre il turbamento dello spirito dell'autore. Un'analisi attenta, scientifica, profonda, avvalorata da testimonianze oltre che da ipotesi; ma anche turbata da dubbi e incertezze, crea la più vera storia di un piccolo popolo, in un paese vivo, anche tormentato e perseguitato, ma radicalmente intessuto di religiosità, di fede, di nobili riesumazioni.

E fra queste ultime, nel contesto di quanto già accennato, s'impone il dovere cronistico di aggiungere che De Sisto si sofferma, molto compiaciuto, sul ricordo di spicco del bisavolo notaio Giovambattista De Sisto, (di cui il discendente Antonio è chiaramente orgoglioso), che sembra racchiudere nel suo temperamento inquieto e focoso, nell'amore per la sua terra e per la nuova Italia garibaldina e nella sua immensa onestà professionale («lucri cessanti, danni emergenti» è una sua frase rimasta ancor oggi proverbiale in paese), TUTTE LE ELETTE QUALITÀ CARATTERIALI DELLA FAMIGLIA.

In chiusura, dunque, un libro dotto, in cui le teorie e le leggi più moderne della progressione umana vengono avvalorate dalla leggenda e dai fatti.

La figura di Raviscanina, erta, scolpita nella pietra calcarea, grigia e altera nella poderosa mole di una selvaggia contrada, appare a chi legge in una prospettiva più vera e più reale, quella che fa risaltare le verità più significative ed esaltanti del vivere umano.

On.le Prof. Carmine Mensorio

PREFAZIONE

Scrivere sulle opere di Antonio De Sisto non è facile, anche perché l'autore, fra l'altro, di questo «Raviscanina» è personalità complessa, composita, didascalica, estrosa, profondamente umana. Ciò spiega la reazione emotiva, e pur sempre eterogenea, che accompagna la lettura dei suoi libri; ma anche l'intima soddisfazione che sempre invade l'animo di chi si ripromette, con vivo piacere, di approfondire il senso delle varie descrizioni.

Guardiamo ad esempio a quest'ultima sua fatica, un'opera di grandissimo rilievo, un «summit» dettagliato, scavante, viscerale, che in ordine alla posizione logistica descrive le risorse, il clima, la flora, la fauna; mentre in merito alla popolazione tratta la lingua, il dialetto, la religione, la struttura, la geografia antropica ed economica, i prodotti del territorio, le industrie, le dipendenze sanitarie e militari, politiche, amministrative e scolastiche.

Insomma, l'autore si sofferma su tutto ciò che è motivo di vita e di progresso di questa piccola «Raviscanina», di questo piccolo e ridente paese del Casertano, superbo sulle pendici del versante campano del Massiccio del Matese.

Prorompe, pertanto, il desiderio di soffermarsi ancor più sulla sua storia, sulla indagine che parte dai tempi glottologici sino al regno aragonese del 1400, alla Restaurazione borbonica, alle due guerre mondiali fino ai nostri giorni.

E tutto potrebbe apparire, al lettore sprovveduto, come un succedersi di dati statistici, una semplice analisi attenta, intelligente di notizie sì approfondite, ma forse un po' stereotipate, astratte, di esclusivo peso informativo.

·Non così al lettore più pensoso, più consapevole, elettivamente più vicino all'autore; a chi come il sottoscritto, aveva già avuto la fortuna e il piacere di leggere il pensiero di De Sisto in trattati come «La storia di Tommaso di Mundo, il brigante letterato», o «La costruzione della strada da S. Angelo a Prata, dell'epoca borbonica».