Iohannes Bertus e la Tebaide di Stazio

Marco Buonocore

IOHANNES BERTUS E LA TEBAIDE Dl STAZIO

in «Aevum – Rassegna di Scienze Storiche Linguistiche e Filologiche» LXXI, 2, 1997, pp. 417-422

Non credo inutile ribadire che ai fini della corretta definizione di alcuni fondamentali momenti della complessa «Storia libraria dei classici latini e greci» la filologia può essere strumento indispensabile per operare la corretta esegesi della trasmissione illustrata: essa è in grado, infatti, di sintetizzare appieno quelle che furono le principali coordinate descrittive figurale in stretto collegamento non solo con il testo propriamente detto, ma anche, e direi non secondariamente data la natura del contenuto, con il commento, con la glossa, con la tradizione indiretta, in cogente parallelismo con una determinata committenza, una precisa moda iconografica, un definito programma editoriale, alla cui didattica interviene anche la complessa esperienza della storia dell'arte antica. Ecco che allora sempre più stretta dovrà essere la collaborazione tra filologo classico e storico dell’arte per poter recuperare quell'equilibrato rapporto fra visione generalistica e visione specialistica dei problemi. Proprio durante le fasi di un mio recente lavoro finalizzato alla registrazione dei codici «classici» illustrati ho potuto constatare come questa auspicata collaborazione (di cui spesso si richiama l'urgenza) sia ancora tanto lontana, con l'inevitabile conseguenza dell'impossibilita di avviare la ricerca verso ulteriori approfondimenti e, soprattutto, permettere quella fondamentale impresa di registrazione globale dei codici illustrati dei classici latini e greci, dalle origini fino al primo Rinascimento, senza trascurare i papiri, gli incunaboli e le cinquecentine naturalmente, opere talvolta così ricche di tradizione iconografica, e recuperare finalmente, con il coinvolgimento delle diversificate esperienze e conoscenze settoriali, quella necessaria interdipendenza tra le scienze finalizzate al recupero del nostro passato.

A tale proposito voglio riassumere nelle pagine che seguono la singolare esperienza maturata, sulla base di quanto è emerso tra le righe di una recensione di François Avril, durante lo studio di due manoscritti referenti la Tebaide di Stazio, uno conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (Archivio del Capitolo di S. Pietro H. 15), l'altro presso la Biblioteca Medicea Laurenziana (Laur. 91 inf. 10): credo che essa sintetizzi ancora una volta come l'approccio verso un codice classico «illustrato» non possa più prescindere ormai da tutte quelle esigenze derivanti dall'analisi delle miniature ivi contenute per una necessaria e corretta esegesi...

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