La nascita della Madonna

Home Page Indietro

Raffaele Marrocco

LA “NASCITA DELLA MADONNA” – UN’IGNOTA TAVOLA DI FABRIZIO SANTAFEDE

(In Archivio Storico del Sannio Alifano e contrade limitrofe, Anno VI, n. 16-17-17, Gen.-Dic. 1921, pp. 13-16)

Questa tavola[1], rappresentante la Nascita della Madonna, conservata nella Chiesa di San Domenico di Piedimonte d’Alife, è opera del napoletano Fabrizio Santafede. Non porta però nessuna firma. L’attribuzione che ne facciamo si basa sull’analogia che essa ha con le altre opere di questo pittore quasi tutte aventi gli stessi caratteri e la stessa tecnica. Da chi, poi, venne ordinata al Santafede, e com’essa si trovi in questa Chiesa, ci riesce impossibile determinarlo perché nell’Archivio di San Domenico manca ogni traccia di documentazione[2].

Non è questo dipinto veramente un capolavoro, ma non può escludersi sia un’opera di notevoli pregi artistici. Vero è che nel Santafede manca uno stile tutto proprio e che in lui non si riscontrano che reminiscenze ed imitazioni di celebri artefici; nullameno egli seguendo i Carracci, e rivolgendosi ai maestri del secolo, tenta condurre la pittura verso nuovi orizzonti. Se le sue opere non accennano ad un ritorno del concetto della bellezza semplice e severe della grande epoca dell’arte, esse provano almeno l’abbandono degli eccessi, degli abusi, e delle aberrazioni del buon gusto. In omaggio, poi, al principio dell’individualismo artistico, il nostro pittore si accosta all’ideale estetico e tecnico richiesto dall’arte. Questa di Santafede è del resto un’arte rispondente allo spirito dei tempi: egli, e gli altri pittori dell’epoca chiudono il secolo con opere di vario merito[3] con le quali tentano affermarsi di fronte all’incipiente decadenza.

***

S. Anna, dopo lunga sterilità, è divenuta madre. E’ in letto, sollevata sul busto. La sua figura è avvolta in una penombra, mentre le braccia e le mani, fuori coltre, ricevono riflessi di luce. Ella segue le operazioni del bagno che sta per darsi a Maria mostrandosi

tanto contenta di mirar sua figlia

che non muove occhio per cantare osanna[4].

Anche la penombra circostante è data giudiziosamente perché lascia bene apparire la scena. Infatti le donne che sono affaccendate in questo delicato compito del bagno, delle quali una, la più vecchia, è certamente l’ostetrica, sono le figure che assai bene si mostrano negli effetti di luce e di colori, specie l’ostetrica, reale e palpitante, che agisce con la più grande disinvoltura. Essa è seduta. Ha i capelli brizzolati tirati sul capo, ove si avvolgono intramezzati da un nastro giallo. Il giubbetto è in rosso, le maniche azzurre e la scolla di color giallo, la quale, aprendosi sul petto, lascia vedere il candore della camicia e parte del seno. Le maniche sono rimboccate e del pari quelle della camicia. La tinta rossa della gonna e l’azzurro del grembiale danno, con gli altri colori, una vivacità a tutto l’abbigliamento. Il volto ben fatto, proprio dell’età, presenta delle lievissime grinze sulla fronte e alle tempie. E’ ombreggiato morbidamente dalla parte destra, e riesce di grande effetto nei chiari. Il movimento stesso delle braccia e delle mani stringenti con cura delicata la Madonna che sta per essere immersa nella conca ripiena d’acqua, è estremamente naturale, come è naturale l’acqua trasparente e sottile.

Mentre una fanciulla bellissima – forse una domestica – dal volto ovale e dagli occhi neri e morbidi, è in piedi presso il letto di S. Anna, tenendo in mano un’ampollina con del cordiale, al centro della scena un’altra donna, seduta, anch’essa giovanissima, ha dinanzi un’anfora ripiena d’acqua. E’ questa una figura dalle forme procaci, e dagli occhi e dai capelli neri. Ha le labbra atteggiate a sorriso, ed il volto e le carni mostrano freschezza ed esuberanza di salute. Lascia scorgere un disegno corretto ed una sicurezza di pennello. Anche questo volto presenta belli effetti di chiaroscuro, ed appare morbido e caldo. Il giubbetto azzurro, senza maniche, si apre sul seno, scoprendolo in modo che lo sparato della camicia forma un bellissimo contrasto con il delicato roseo delle carni.

Un’altra donna è seduta di fronte all’ostetrica. Porta un velo bianco fissato sul capo, e che, passando su per le spalle, scende sino alla gonna. Il profilo in ombra di questa figura è scorretto alquanto nella linea della fronte, che ha un’arcata molto accentuata in alto. Gli occhi nerissimi sono fissi su Maria, ed hanno una delicata espressione. Pur guardando la Madonna essa è intenta a riscaldare un pannolino accanto al braciere, e tiene sulle ginocchia – pronto per essere avvolto al corpicino della Vergine – un panno viola. Indossa un corpetto ed una gonna di colore giallo, mentre le maniche del primo, ben drappeggiate, sono verdi.

Maria, che è affidata alle cure delle tre donne, è una bellissima creazione pittorica. La testina, circondata da una tenue aureola, ha un’aria graziosa. L’insieme del piccolo viso ha una tecnica assai delicata e precisa; il disegno ne è corretto, come quello del corpo pieno di vita.

Dietro il gruppo un’altra donna entra ed assiste alla scena. Sotto il braccio destro porta un canestro di vimini contenente delle fasce preparate per la neonata. Il canestro è un grazioso lavoro di tecnica e di pazienza, perché i fili dei vimini, minuti e sottili, si aggrovigliano e si intrecciano con ordine fino a contarsi. Al braccio sinistro stringe un bellissimo bambino ravvolto in fasce bianche e rosse. Di fianco, poi, attaccato alla gonna, una bambina, con posa ed ingenuità infantile, fa per porgere una mela a Maria, particolare questo del tutto nuovo nelle scene della natività della Madonna.

Questo gruppetto è di una naturalezza semplice ed originale. In esso il pittore ha saputo insinuarvi grazia e delicatezza insieme, con tocchi sicuri. Infatti il volto di questa portatrice di fasce – dai capelli di un biondo scuro dai quali scende il solito velo – è di una squisitezza sorprendente.

In fondo, verso il lato destro del quadro, San Gioacchino è sul limitare della porta. Avvolto in mantello, alza una cortina del letto di S. Anna, mostrandola a due visitatrice che varcano la soglia.

***

Questa tavola è certamente una delle migliori opere del Santafede se non il dipinto tipico dell’arte sua. Senza tracce di forti contrasti, il quadro sprigiona una delicata armonia di tinte, la cui fusione non fa avvertire il passaggio dalle ombre alle luci. In esso, spirando un alito di verità, non vi è nulla che possa apparire volgare o poco rispondente alla divinità del soggetto rappresentato. Discostandosi alquanto dagli altri dipinti sullo steso soggetto, questa tavola ha della originalità tale da riuscire pieno d’interesse.

Home Page Indietro

[1] Misura m. 2 x 1,70. E’ in ottimo stato di conservazione.

[2] A seguito di un’alluvione avvenuta nel 1857 andò distrutto l’antico archivio.

[3] Cfr. C. I. Cavallucci “Manuale di Storia dell’Arte”, Firenze 1907.

[4] Dante: Paradiso, XXXII