Applicazione dello scanlaser

Federico Marazzi - Alessia Frisetti - Carlo Sassetti

APPLICAZIONE DELLO SCANLASER E ARCHEOLOGIA POSTCLASSICA, TRA DOCUMENTAZIONE E RESTAURO

Il criptoportico di Alife (Ce) e il monastero benedettino di San Vincenzo al Volturno con il pavimento in opus sectile della cappella di Santa Restituta.

L'Università Suor Orsola Benincasa da circa dieci anni ha avviato un'intensa attività di ricerca nel campo dell'archeologia post-classica, concentrata soprattutto nel territorio dell'alta e media valle del Volturno. Il centro di queste attività è stato, sin dall'inizio, il sito monastico di San Vincenzo al Volturno, alle fonti del fiume omonimo, dove l'Ateneo napoletano è subentrato alle missioni anglo-italiane che ne avevano avviato l'esplorazione agli inizi degli anni '80. L'ingresso dell'Ateneo napoletano è avvenuto nel quadro di un più ampio progetto di rilancio della tutela e della valorizzazione dell'importante complesso archeologico - voluto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, tramite la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise - nell'ambito del quale parte non secondaria rivestiva proprio l'applicazione di tecnologie innovative per la documentazione dello scavo archeologico. In questo quadro, nove anni di attività sul terreno e nei depositi archeologici di Castel San Vincenzo hanno comportato una diffusa introduzione dell'informatica sia nelle procedure documentarie dello scavo, sia del post-scavo, con la realizzazione di una base GIS del sito, l'archiviazione digitale di tutta la documentazione fotografica e schedografica e la mappatura informatizzata del deposito archeologico.

La difficoltà della realizzazione di questo progetto è risieduta anche nel fatto che esso è stato posto in essere in loco, comportando quindi l'esigenza di stabilire in maniera permanente tutte le infrastrutture necessarie al funzionamento di un laboratorio informatico e di garantire la presenza del personale atto al suo funzionamento.

Tale scelta, benché assai impegnativa, è risultata però l'unica possibile a fronte della mole della documentazione prodotta e della vastità del patrimonio materiale emerso dagli scavi, ambedue esponenzialmente cresciuti nel corso delle estese campagne d'indagine promosse dalla Soprintendenza negli anni 2000-2002, riprese poi nel biennio 2006-2008...

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