Caiazza_periodo romano

Domenico Caiazza

LA VIA TEANUM ALLIFAE

(In Archeologia e storia antica del mandamento di Pietramelara e del Montemaggiore, vol. II – Età romana, 1996, pp.114-119)

(...)

La via antica valicato il Volturno percorreva la località S. Stefano, in cui la tradizione riconosce un insediamento monastico altomedievale, oggi testimoniato solo da un rudere di edificio a pianta circolare, probabilmente un battistero. A sud dello stesso e sotto la masseria sono i resti di una chiesa.

Oltre a cospicui affioramenti di frammenti fittili la località ha restituito anche notevoli iscrizioni romane:

Nelle mura di Masseria Longo è murata porzione dell’epigrafe, rinvenuta intorno al 1950:

GRANIAE L F M GRANIO M F M GRANIO M F M GRANIO

RUFAE GALLO TER CAPRAE TER CAPELLAE

di cui parte fu rintracciata nella Masseria Manera in località Starze[1].

Nel fondo di proprietà Longo, nelle vicinanze della contrada Quattroventi, poco prima degli anni 50 fu rinvenuta una importante epigrafe che testimonia il culto della Magna Mater e l’esistenza in Alliafae della corporazione dei dendrofori[2]:

MATER DEORUM MESA

COLLEGI DEINDROFORI

Nella stessa località S. Stefano, o lungo la Statale 158[3], fu rinvenuto il titolo di

Q. FVFIVS . Q. F. TER . RVFUS

AED . Q . II . VIR . SIBI . ET

Q . FVFIO . M . F . PATRI

GAVIAE . M . F . RVFAE . MATRI

FVFIAE . Q . F . POLLAE . SORORI

ed altra iscrizione, secondo il Trutta “trovata fra le rovine dell’antica chiesa di S. Stefano, vicino al fiume Volturno”[4], fu poi trasportata in Piedimonte ove fu vista dal Mommsen:

C . APSCILLANI . C . L . ERONIS

PETRONIAE . M . L . ITALIAE

C . APSCILLANI . C . L . RVFIONIS

C . APSCILLANI . C . L . SVAVIS

APSCILLANA C . L . SECVNDAE

VIVOS . S . ET . QVIB . SCRIP . FEC . H . N . S .

Presso S. Stefano la via si innestava, poco sopra l’attuale strada statale, nella via antica Allifae-Venafrum, il cui andamento è denunziato solo da una modesta viuzza, segnata come mulattiera sulla carta topografica dell’IGM.

Piegando verso Alife, in località Scorzi di Leo, è un’area di affioramento di cocciame[5], che testimonia di un antico edificio, forse una fabbrica di anfore, appoggiato sulla via romana. Questa più avanti è tuttora superstite in un frammento di viuzza interpoderale che fiancheggia la statale. L’allineamento tra questo frammento e un’altra stradina tra l’incrocio dei Quattro Venti e Masseria Pezzullo individua la via antica. Lungo il tracciato era un mausoleo romano di cui resta il nucleo cementizio ormai spogliato del paramento.

Probabilmente è questo il monumento funerario prossimo al criptoportico nei cui pressi il Trutta notò “un torso di statua, in tre pezzi ivi per terra gettata, mancante però di una mano, giacché l’altra è unita alla toga, o sia militar paludamento, che tiene alquanto alzato”[6].

Nel 1925 vicino questo “sepolcro si rinvennero due grandi blocchi di pietra, l’uno portante, in rilievo, un’aquila sorante e stringente nel rostro un serpe e a sinistra un albero di nave, l’altro leggermente ricurvo portante trofei ed altri emblemi. In un fondo vicino, appartenente ad altro proprietario, fu rinvenuto un altro blocco, anch’esso leggermente ricurvo, avente in rilievo un bucranio, con due festoni posti ai lati, di carattere naturalistico”[7].

(...)

[1] N. Mancini, Alcune iscrizioni inedite dell’agro alifano, in “Annuario 1968 Associazione Storica del Sannio Alifano”, Capua 1968, p. 89. Cfr. ora A. Parma, Note di epigrafia alifana, in “Il territorio alifano” cit., 26.4.1987 p. 111.

Per la verità il secondo frammento, messo tra gli inediti dal Mancini e definito “visibile dal 1968” dal Parma, era stato già pubblicato nel 1951 da D. Marrocco, L’antica Alife, Piedimonte 1951, p. 56 sia pure con lettura in parte erronea.

[2] Cfr. D. Marrocco, L’antica Alife cit., p. 106 con fotografia. L’epigrafe era al Museo Alifano di Piedimonte d’Alife, ma non siamo riusciti a rintracciarla.

[3] Non vi è accordo sul luogo di ritrovamento tra il Mancini, Alcune iscrizioni inedite cit., p. 91 ed il Parma, Note di epigrafia cit., p. 112, che peraltro rinvia al Mancini..

[4] G. Trutta, Dissertazioni cit., p. 210; C.I.L., IX, 2373.

[5] L. Di Cosmo, Carta archeologica di S. Angelo d’Alife e Raviscanina in “Il Territorio Alifano” cit., p. 204.

[6] G. Trutta, Dissertazioni cit., p. 20.

[7] D. Marrocco, L’antica Alife cit., pp. 55-56. Le sculture sono ora state studiate da M. Villucci, Sculture d’età romana del territorio di Allifae, in “Il Territorio Alifano” cit., pp. 154-160.