Piedimonte_26

Cap. XXVI

CONDIZIONI MORALI E FISICHE DELLA POPOLAZIONE

(pp. 249-258)

INTELLIGENZA E CARATTERI MORALI – Note ormai le vicende storiche di Piedimonte, esaminiamo ora le condizioni morali e fisiche della popolazione. Questa, innanzi tutto, dotata d’intelligenza svegliata, come di faciltà nell’apprendere tutto ciò che può formare oggetto di corredo culturale, ha spiccata prontezza di concezione. Propensa ad istruirsi; assimilatrice di quanto possa aver rapporto con l’arte, con la scienza e con la politica, mostra interessarsi di tutti i problemi attinenti alla vita sociale. La reputazione dei suo uomini notevoli dei tempi passati e di quelli a noi più prossimi; la cooperazione stessa che le passate generazioni dettero allo sviluppo industriale sino a rendere il paese uno dei più importanti del regno napoletano, non potevano non far rimanere nella sua anima qualcosa della gloria avita.

D’indole riflessiva e lieta nel tempo stesso, la nostra popolazione mentre non ha una vera e propria tenacità di carattere, ha talvolta della fierezza. Conserva il sentimento della dignità personale, del rispetto alla proprietà e dell’altrui opinione. Non conosce sfrenatezze, né si accalora nelle manifestazioni civili o religiose se non per breve durata. Ha, anzi, un fondo di filosofia e d’indifferenza fatalistica per gli eventi di qualsiasi natura, che spesse volte, per tal fatto, le si attribuisce perfino un’insufficienza psicologica, cosa che in effetti non risponde a verità. Guai però a ferirla nei suoi sentimenti o nel soggiocarla con ingiusta misura di balzelli: la calma e la pazienza allora la fanno determinare in violenza come avvenne nei moti del 1773, 1799 e del 1860, e per imposizione di tasse comunali nel 1903.

Peccato però che alla nostra popolazione è mancato sempre il mezzo d’istruirsi, essendo stata privata, dalle classi dirigenti, di scuole secondarie e professionali: un’opera educativa, ben condotta, l’avrebbe fatto raggiungere un’elevazione culturale invidiabile, da gareggiare con le consorelle delle principali città del Mezzogiorno.

Se il nostro concittadino possiede armi, esso le adibisce unicamente per la caccia e per la difesa personale quando abita nella campagna. È poco alieno portarne addosso, per cui rarissimi sono i reati di sangue, rare le risse, e rari ancora i giudizi per porto abusivo di armi. Il Piedimontese è, per sua natura, socievole: ama la brigata, il discorrere, la celia, e preferisce il Circolo e il Teatro alle osterie, che, se pure frequenta nei giorni festivi, lo è perché non sempre usufruisce di spettacoli pubblici.

È molto amante della musica, e nelle principali solennità paesane si appassiona ai concerti delle rinomate bande invitate per l’occasione. Canticchia e fischietta motivi e canzoni con prontezza sorprendente, e sa giudicare autori od esecutori di opere.

Il ballo, tra noi, non è il divertimento più popolare, per cui non si organizzano mai balli pubblici. Gli stessi veglioni, tentati più volte, non hanno mai attecchito.

La popolazione urbana, più di quella rurale, è caritatevole, e sente profondo il sentimento della solidarietà. Per qualsiasi opera di beneficenza o patriottica, essa non lesina l’offerta.

Lo spirito di sacrifizio e di risparmio è ben determinato nel Piedimontese, e la prova più evidente si ha nell’invio di denaro che gli emigrati – specie i contadini – trasmettono dalle Americhe.

Il servizio militare è prestato senza entusiasmo e senza riluttanza. Alla leva nessuno cerca sottrarsi, ma i renitenti, per emigrazione, sono in numero notevole.

SENTIMENTO RELIGIOSO – La nostra popolazione è – senza quelle esagerate manifestazioni di fanatismo – sinceramente religiosa. Credente e praticante fervente è il ceto agricolo nel quale il sentimento religioso è intenso. Tutte le case sono adorne d’immagini sacre attaccate alle pareti o in forma di statuette sui mobili o sotto campane di vetro. Nelle campagne non è raro vedere immagini di santi legate agli innesti delle piante, e lungo le strade campestri tabernacoli votivi con lampade accese.

I pellegrinaggi non sono frequenti né numerosi, e i pochi che si organizzano, composte di donnicciuole, sono diretti in massima parte a Valle di Pompei, a Mugnano, o a Montevergine, ma di preferenza ai due primi. Questi ristretti pellegrinaggi si estrinsecano per voti praticati, facendo celebrare messe o per recitare speciali preghiere di ringraziamento per grazie ottenute.

Le due principali festività religiose che in Piedimonte si solennizzano in onore di S. Marcellino e della Immacolata Concezione, durano ciascuna tre giorni, e si limitano ai concerti in piazza, alle luminarie, ed ai fuochi pirotecnici, oltre alle consuete predicazioni in chiesa. Alle spese concorrono le elimosine, le collette e le lotterie fatte in paese, nonché i concittadini residenti nelle Americhe con cospicue oblazioni. In omaggio a questa contribuzione si ha, perciò, la terza giornata di festeggiamenti, che viene chiamata « Festa degli Americani ». Dal rendiconto dell’anno 1923, relativo alla festività del Patrono, sulle L. 26,490,02, di entrata, 9483 si ebbero dai soli concittadini residenti negli Stati Uniti.

Nel ceto agricolo, infine, è profonda la credenza nei miracoli e nella efficacia di date pratiche contro malattie od avversità d’ogni specie: una calamità determina un risveglio religioso, per cui uomini e donne si recano processionalmente nelle chiese parrocchiali a pregare per intercedere grazia.

STATISTICA DEI MATRIMONI, DELLE NASCITE E DELLE MORTI – Prima di parlare degli altri elementi morali, è bene conoscere la seguente statistica dei matrimoni, delle nascite e delle morti nel periodo 1904-1923:

LA FAMIGLIA SOTTO L’ASPETTO DEMOGRAFICO, MORALE ED ECONOMICO – L’organizzazione familiare in Piedimonte è salda e vigorosa perché nella popolazione predomina sempre un grado elevato di moralità.

In generale le unioni avvengono fra i 20 e i 25 anni. Nel ceto agricolo in età più giovane. Nella categoria dei cosiddetti « campieri », cioè agricoltori proprietari, spesso avviene che il giovine riceva in anticipazione la quota parte di eredità in terreno o in denaro col quale acquista un fondo. Nella categoria dei braccianti il giovane mette su casa con poco denaro suo e con quello della sposa, oppure facendo qualche debito.

Matrimoni semplicemente religiosi non se ne verificano; di concubinati se ne hanno pochi casi. Le condizioni anormali di vita familiare, quindi, sono pressoché sconosciute.

DELINQUENZA – Le statistiche riguardanti i reati in genere, sono confortantissime, perché esse rivelano questa verità che in Piedimonte non esiste delinquenza. Se si eccettuano alcuni trascurabili ferimenti, i tagli, i pascoli abusivi, ed i reati di ingiuria, null’altro vi è di notevole. I tagli ed i pascoli abusivi si verificano non tanto per malvagità o per lucro ma per l’imperioso bisogno di avere la legna per uso domestico, e perché il bestiame non abbia a soffrire della mancanza di mangime, dato che la maggior parte delle terre demaniali comunali si trova quasi sempre a difesa. Le contravvenzioni, del resto, che elevano gli agenti forestali, riguardano ben poco i naturali del luogo.

La nostra popolazione è poco aliena di frequentare le aule giudiziarie, tanto vero che sembrando a tutti esser vergognoso comparire innanzi al magistrato, si sentono spesso esclamazioni di questo genere: « Non sono stato ancora chiamato a testimonio », come per dire di non avere mai avuto a che fare con la Giustizia. Solo quando si è pervasi da puntigli si ricorre al magistrato. Ma reati contro il buon costume, reati di violenze, truffe, ecc. non se ne verificano quasi mai. Di omicidi, poi, non è neppure il caso di parlare: ogni ventennio o più se ne conta qualcuno, ma quasi sempre ad opera di gente forestiera.

Soltanto nei primi anni del Sec. XIX si ebbero a verificare numerosi omicidi. Basti dire che dal giugno 1801 a tutto il mese di maggio 1804 – cioè soli tre anni – vi furono in Piedimonte ben 18 omicidi, con una media di 6 all’anno. Ne diamo l’elenco:

Giugno 1801 Giuseppe Tartaglia ucciso con coltello

id. id. Salvatore di Renzo id. id. schioppo

Settembre id. Antonio Dell’Anno id. id. coltello

id. id. Giacomo Ferrazza id. id. baionetta

id. id. Giuseppe Piteo id. id. schioppo

id. id. Ambrogio Vento ucciso con schioppo

id. id. Giovanni Venditto id. id. stilettata

Maggio 1802 Pasquale Risella id. id. schioppo

Giugno id. Filippantonio di Renzo id. id. coltello

Settembre id. Giuseppe Abbate id. id. schioppo

Novembre id. Marcellino d’Abbraccio id. id. coltello

Febbraio 1803 Tommaso Russo id. id. stilettata

Maggio id. Silvestro Scasserra id. id. schioppo

Ottobre id. Antonio Fidanza id. id. schioppo

Gennaio 1804 Rosa Santomassimo id. id. stilettata

Aprile id. Nicola Piso id. id. schioppo

id. id. Ettore Marraccone id. id. schioppo

Maggio id. Pietro Spera id. id. baionetta

Le cause che determinarono questi omicidi furono il brigantaggio da una parte, e le risse e gelosie dall’altra.

PROSTITUZIONE – La prostituzione ha sporadici casi nella popolazione urbana; eccezionali addirittura nella campagnuola, sia perché gli uomini si sposano in età giovane sia perché una ragazza che si abbandona al mal fare viene subito isolata dai conoscenti e, quindi, costretta a lasciare la contrada.

Se un tempo si verificò una rilassatezza nei costumi, specie nel periodo 1855-1874, le cause vanno ricercate nelle miserevoli condizioni economiche in cui il ceto operaio allora versava. Oggi, invece, che i giovani d’ambo i sessi guadagnano discrete mercedi, e possono soddisfare le familiari esigenze, la vita di celibe ha ceduto il posto a quella coniugale, inquantoché questa non presenta più le incognite e le preoccupazioni di ante-guerra.

Le migliorate condizioni economiche della classe operaia, verificatesi dallo scoppio dell’ultima guerra, hanno avuto una larga ripercussione nell’ordinamento della famiglia e nella pubblica moralità.

PROLE ILLEGITTIMA – Che questa ripercussione vi sia stata lo dimostra la seguente statistica relativa alle nascite illegittime. Da essa si rileva la diminuzione del numero degli esposti nell’ultimo periodo 1915-1924, in confronto ai periodi 1805-1814 e 1905-1914, che pure hanno dato delle medie assai basse:

Se si tiene conto, ora, di quanto è detto a proposito della prostituzione, dobbiamo riconoscere che la piaga degli esposti va distruggendosi in Piedimonte, e che effettivamente avevamo ragione di proclamare che nella popolazione vi è un senso elevato di moralità.

CONDIZIONI FISICHE DELLA POPOLAZIONE – Abbiamo detto poc’anzi che il servizio militare viene prestato senza entusiasmo e senza riluttanza, e che i renitenti, per emigrazione, sono in numero notevole. Dobbiamo ora aggiungere un altro rilievo e cioè che le condizioni fisiche della popolazione non sono affatto lusinghiere per il gran numero dei riformati per debolezza di costituzione e deficienza toracica nelle leve, come appare dai dati statistici riportati nel seguente prospetto. Né vale confortarsi che tali dati diminuiscono pei nati dal 1895 al 1900: la diminuzione è soltanto apparente, perché quei giovani fecero parte delle visite di leva del periodo bellico, epoca in cui anche gl’invalidi furono dichiarati abili, dato che occorse allora maggior contingenza di uomini per tutti i servizi militari.

A che cosa, dunque, ascrivere questa decadenza fisica della nostra popolazione?

Scartandosi l’ipotesi che possa dipendere dall’alcolismo in considerazione anche dei risultati della statistica sul consumo del vino, come in altra parte abbiamo scritto, ne consegue che le cause di tanto malanno vanno attribuite innanzi tutto ai matrimoni tra consanguinei, poi al fattore economico assai miserevole sino all’inizio dell’ultima guerra; allo snervante lavoro nelle manifatture locali per cui è venuta in tempo l’applicazione delle otto ore lavorative; alla mancanza di educazione fisica della nostra gioventù, e all’abbandonarsi di questa al vizio dell’onanismo.

Infatti, esaminando il prospetto statistico, abbiamo che le medie annuali dei riformati e dei rinviati alla leva sono superiori della metà dei dichiarati abili, e che questi ultimi non raggiungono in media neppure il 50% degli iscritti.

DEMENZA – Alla Direzione dell’importante Manicomio di Aversa chiedemmo un prospetto relativo al numero dei nostri folli ivi ricoverati, diviso per arti e mestieri, per forme di demenza e per cause accertate o probabili che la determinarono. Quell’ufficio credette esaudire la nostra richiesta. Non commentiamo l’atto... folle come risposta, ma teniamo a rilevarlo unicamente pel fatto che non possiamo fornire una statistica esauriente. Abbiamo, però, rimediato con i dati dell’ufficio municipale, che riportiamo nel seguente prospetto:

Totale generale dei folli: 60. Media annua: 3.

Giova intanto avvertire che le cifre surriportate riguardano unicamente i folli nativi di Piedimonte, ché, se poi si volesse tener presene il numero dei folli nativi di altri paesi, ma qui residenti, le stesse dovrebbero raddoppiarsi.

Da indagini fatte presso i Sanitari locali risulta che da noi sono rari i casi di follia per alcoolismo, e che le cause determinanti devono ricercarsi: a) nel clima; b) nei matrimoni tra consanguinei; c) nelle condizioni economiche dei lavoratori.

Posti, infine, a confronto i dati del ventennio 1869-1888, epoca in cui si ebbero 34 folli, dei quali 21 maschi e 13 femmine, con quelli riportati nel prospetto, si ha un aumento quasi del doppio di folli nel periodo 1904-1923. Tale aumento è ancora più notevole per il fatto che nell’ultimo ventennio la popolazione è inferiore a quella del periodo 1869-1888, quando si ebbe un massimo di 8535 abitanti ed un minimo di 7013. Cosicché i casi di demenza da noi sono aumentati in ragione inversa della popolazione.

TUBERCOLOSI – Si è spesso ripetuto, almeno fino a poco tempo fa, che in Piedimonte infierisse la tubercolosi, e che le cause determinanti fossero: a) il lungo ed estenuante lavoro degli operai nelle manifatture locali; b) la deficiente nutrizione cui gli operai stessi erano costretti per assoluta miseria. Non cade dubbio che a propagare il morbo fossero state, in particolar modo, le cause indicate, perché è notorio come la classe operaia, nel periodo di ante-guerra, percependo magre mercedi, pur lavorando dodici e più ore al giorno, si nutriva di pane antigienico, di verdura o di un pò di pasta asciutta. Ma che il morbo mietesse numerose vittime, o infierisse addirittura, è stata una esagerazione. Abbiamo voluto raccogliere dei dati per una statistica – servendoci di uno studio fatto dal Dott. Guglielmo della Villa – e poiché anteriormente all’anno 1896 questi dati mancavano, il Della Villa limitò l’esame dall’epoca indicata.

Come si è visto, la percentuale più alta l’abbiamo nel 1896. In tale anno su ogni 100 decessi se ne contano 11 per tubercolosi, mentre negli anni seguenti – in cui la mortalità è al disotto del normale, essendo rappresentata dal 20 per 1000 e dal 19 per mille negli anni 1898 e 1899 – abbiamo su ogni 1000 abitanti 5 morti di tubercolosi, quasi come nei grandi centri. Ma l’anno 1896 fu una eccezione perché il numero delle morti superò quasi del doppio quello degli anni precedenti.

E poiché nell’anno 1921 si verificarono 2 decessi per tubercolosi, altrettanti nel 1922, 10 nel 1923 (compresi i tubercolotici di guerra) e 5 nel 1924, possiamo dire che in Piedimonte non infierisce affatto la tubercolosi.

LONGEVITÀ – Non solo in Piedimonte ma dovunque è diffusa la credenza che una volta si viveva più a lungo di adesso. Niente di più errato, perché dalle statistiche ufficiali risulta invece che ora, cioè nei tempi nostri, si vive più lungamente di prima. Risulta ancora che il Circondario di Piedimonte è, per la longevità degli abitanti, il primo fra quelli di Terra di Lavoro, ed il terzo fra tutti gli altri della Campania. Ciò si spiega per trovarci situati in luoghi montuosi ricchi di acque, lontani dai centri di corruzione.

Riferendoci in particolar modo al nostro paese, possiamo dire che la longevità vi è singolarmente notevole, specie nelle donne, ed è sopratutto notevole nel periodo 1909-1924, in confronto al periodo 1809-1824. Da ciò emerge come effettivamente ora si vive più lungamente che cento anni or sono, come comprova la seguente statitica:

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