Martone_periodo romano

Ing. Gabriele Martone

RUPECANINA

II edizione

1981

(pp. 22-23)

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I Romani contribuirono alla formazione di vere città, alcune divennero colonie ed altre Prefetture, ma la popolazione rimase sannita e di lingua Osca.

Durante l’invasione di Annibale alcune città sannitiche tra cui Alife parteggiarono per i cartaginesi, altre, come Telese, rimasero fedeli ai Romani.

Sopravvenne la guerra sociale ed i Sanniti si ribellarono; alcuni rimasero in armi anche dopo la fine di esse e nella lotta tra Mario e Silla parteggiarono per il primo.

Nell’89 a.C., G. Ponzio Telesino, con ardita marcia condusse i suoi sanniti fino alla porta Collina di Roma con l’intenzione di distruggere la città; egli disse ai suoi uomini: - Ecco la tana dei lupi rapitori della nostra libertà; se non sarà distrutta la pace non sarà con noi. –

Sopraggiunse Silla con un esercito molto più numeroso, ma stanco e la zuffa si appiccò nella notte. È fama che Silla dicesse: - O Nume Apollo!... e perché elevasti tanto Lucio Cornelio Silla per vederlo cadere sulle rovine della patria?... – All’alba i Sanniti furono sopraffatti dal numero; i pochi superstiti tra cui P. Telesino, trovato morente e circondato da un mucchio di nemici uccisi, furono, per ordine di Silla, scannati.

Lucio Cornelio Silla, “che non si lasciò superare da nessuno nel giovare agli amici e nuocere ai nemici” disse: - Finché esisterà un sannita non ci sarà pace in Italia – ed ordinò la distruzione del Sannio.

Tutte le persone compromesse, che erano la maggioranza e tra di esse le più importanti, furono uccise, o deportate in Africa, in Ispagna ed in Provenza.

Le città furono distrutte, le terre fertili confiscate divennero ager publicus. Probabilmente in quel tempo le terre sottostanti alla collina dove sorge il castello furono assegnate alla gente Canina che dette il suo nome alla zona.

I pochi e poveri superstiti sanniti si stabilirono alle falde della montagna, fuori delle terre fertili confiscate, e si formarono alcuni vichi che nel loro insieme formarono un pago che fu detto il pago Caninio, nel territorio della città di Alife restaurata e diventata sotto Augusto Colonia Romana.

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