Spigolature epigrafiche beneventane

HEIKKI SOLIN - PAOLA CARUSO

SPIGOLATURE EPIGRAFICHE BENEVENTANE

in «Samnium»21-22 (2008-2009), p. 87-101

[Con questo articolo si contribuisce alla ricerca in campo epigrafico beneventano, poiché ne amplia il numero di iscrizioni note, corregge letture incerte, integra altre o rintraccia quelle disperse. Il contributo vuole riaccendere l'interesse per un patrimonio, quello epigrafico del Beneventano, la cui sistematica esplorazione può ancora rivelare molto sul passato di una terra non debitamente indagata.]

Come primo frutto delle nostre ricognizioni epigrafiche nel territorio beneventano, vengono qui di seguito rese note due nuove iscrizioni, accompagnate da osservazioni su quattro altre già note attraverso l'edizione del Mommsen nel Corpus inscriptionum Latinarum o edizioni posteriori[1].

l. Due iscrizioni inedite

Nel cortile e giardino di proprietà Palombino, contrada Ponte Cardone, Benevento, si trovano due iscrizioni di provenienza ignota che qui saranno rese pubbliche. Secondo le informazioni che abbiamo potuto raccogliere, si trovano nella stessa proprietà dall'inizio del Novecento. Autopsia 28 maggio 2008[2].

1.1. Stele stondata in calcare locale. Retro e lati grezzi. Il cippo è affondato alquanto nella terra, per cui l'altezza non si è potuta misurare con precisione: ca. 103 x 47 x 27; alt. lett. 4,5-5 (righe 1-2), 4 (righe 3-4). È collocata nel giardino della casa.

Q(uintus) Coelius

Sacerdos.

In front(e) p(edes) XIII,

in agr(o) p(edes) XIII.

Semplice epitaffio di un Quintus Coelius Sacerdos. Al dotto pubblico beneventano non è necessario sottolineare che Sacerdos non ha niente a che fare con un sacerdozio, ma è semplicemente il cognome (cognome nel senso romano) di un membro della gens Coelia, senza alcun accenno all'accezione del sostantivo sacerdos. Questa gens, tipicamente urbana e comune anche nella Cisalpina e Narbonense, non era finora attestata nel Beneventano né nelle zone limitrofe[3], ed è anche altrimenti poco nota nella regio seconda, come in tutta l'Italia meridionale[4]Quintus da parte sua fu un prenome frequentemente usato tra i Coelii maschi; nell'Italia meridionale non è tuttavia attestatissimo: ritorna a Segni (CIL X 5983), a Formia (MGR 2, 1968, 368 n. 22), a Cales (InsCl: It. XIII l, 14, un IVviro nel46 d. C.)[5], a Canosa (nel noto Album Canusinum CIL IX 338 I, 41 del 223 d. C.), Pompei (CIL IV 3340, 138, duoviro... leggi tutto

[1] Heikki Solin desidera ringraziare il Comune di Benevento per aver accordato un contributo per le spese di trasferta in occasione della sua ricognizione in territorio beneventano. I suoi ringraziamenti si estendono, oltre a Paola Caruso, per la attiva assistenza nelle ricognizioni, a Giuseppe Camodeca e Francesco Di Donato per i loro preziosi suggerimenti.

[2] Desideriamo ringraziare sentitamente i proprietari del fondo dove si trovano le iscrizioni, sigg. Giuseppe Palombino e Giuseppina lzzo.

[3] Per quanto mi risulta, manca tra le iscrizioni beneventane finora rese note. Nessun cenno in TORELLI 2002.

[4] Oltre a quelli elencati nel testo, immediatamente qui di sotto, ricordiamo che sono attestati casi di Coeli portanti il prenome Quintus i seguenti casi nell'Italia meridionale: Latium vetus: 17 volte nel CIL XIV (eccetto i senatori, come anche nelle cifre successive); aggiungi AE 1974, 130. 182.- Latium adiectum: CIL X 5346. 5983; Suppl. l t. 16 Aletrium 22 (Alatri); Rend. Lincei 1969, 79 n. 26 (Aquino).- Campania con Lucania e Bruttii: 20 volte in CIL X; 5 volte a Pompei (CASTRÉN 1975, 156); inoltre MemLincei 9, 1903 (codice epigrafico di A. S. Mazzocchi) 75 sgg. n. 114 (Capua); NSc 1893, 474 (Napoli).- Sicilia: CIL X 6982. 6997; NSc 1912, 298 (Siracusa); NSc 1953, 362 (Centuripe).- Sardegna: SOTGIU 2008, 33 C. Coeliu[s --]tius.- Apulia: CIL IX 338. 735. 6244; AE 1991, 514a. 1997, 357 (la stessa, Larino), Epigr. Rom. Canosa 53.

[5] Fasti, in cui il quattuorviro è ricordato, non sono di Teano, come di solito finora supposto, ma di Cales, cfr. CAMODECA 2007, 174. Già HOLSEN, 1904,322-7 aveva dubitato della provenienza teanese del frammento, pensando alla vicina Cales.