Sorprese d'archivio

SORPRESE D’ARCHIVIO

(in Annuario ASMV 2001, pp. 231-234)

L’infruttuosa ricerca, condotta presso l’archivio fotografico dell’ASMV, della stampa raffigurante l’altra torre medioevale un tempo esistente all’interno delle mura di Alife, insistentemente richiesta da alcuni studiosi locali, ha comunque riservato alcune gradite sorprese che ritengo utile comunicare.

Cominciamo subito con la fotografia di una vasca quadrangolare in pietra calcarea recante l'iscrizione latina relativa a due quattuorviri quinquennali che, nel corso del I sec. a. C., su decreto decurionale, curarono la costruzione di pubblici bacini convogliandovi l'acqua.

Sconosciuta al Mommsen che tuttavia riporta, anche se infedelmente nel CIL X 4561 un piccolo frammento (poi ritrovato e letto in modo cor­reto dal prof. Alfonso De Franciscis nel 1954) di una tinozza similare, fu edita per la prima volta dal prof. mons. Michele Fusco[1]nel Giornale d’Italia del primo novembre 1930 e riportata poi dallo stesso anche nella monografia su Trebula Baliniense stampata in due edizione nel 1953 e nell'anno successivo, dicendola "estratta dalla casa colonica Castiello presso Formicola... del peso di oltre dodici quintali" e fornendo anche indicazioni ricavate dai Registri della Parrocchia di Lautoni riguardo ad una sua utilizzazione, durante il Medioevo, come fonte battesimale.

Da più di settant'anni trasportata e custodita nel piccolo Antiquarium di Formicola, nel 1985 fu esaminata dal prof. Heikki Solin ed inserita, con il numero 10, pp. 40-42, nella raccolta su Le iscrizioni antiche di Trebula, Caiatia e Cubulteria edita dall'Associazione Storica del Calatino otto anni dopo.

La particolarità che rende prezioso il nostro anonimo documento fotografico è che esso, impresso su pellicola prima del 1930, ritrae la vasca nel luogo in cui fu rinvenuta dall’arciprete di Formicola.

Altre interessantissime immagini ci danno la possibilità di scrutare all’interno del Museo Civico di Piedimonte Matese e virtualmente assaporarlo così come si presentava nei primi anni della sua fondazione sotto la cura del prof. Raffaele Marrocco[2].

È davvero una cosa emozionante poter osservare la sala delle terrecotte, il medagliere, il plastico del Matese e i quadri, quasi sicuramente, tutti negli stessi ambienti e collocazione in cui li vide il soprintendente Amedeo Maiuri negli anni venti.

I dipinti, grazie all’intervento dell’amministrazione comunale, stanno ora in restauro e torneranno ad essere usufruibili. Il materiale archeologico, messo al sicuro dal tempestivo intervento delle autorità preposte alla salvaguardia del patrimonio nazionale, è tuttora nei depositi del grande complesso museale di Napoli.

[1] Brevi notizie biografiche stanno nel necrologio in Annuario ASSA 1968, pp. 16-17. Alle lue sue monografie su Trebula rende omaggio Gaetano Fusco con l'articolo // contributo di Michele Fusco alla conoscenza storica dell'antica Trebula, in op. cit., pp. 50-58.

[2] Approfondimenti sulla composizione delle collezioni ospitate possono leggersi in M. Nassa (a cura di) Catalogo del Museo Alifano, parte I e parte II, Quaderni ASMV nn. 21 e 23. Dello stesso è da segnalare una realizzazione multimediale in CD ROM in cui è raccolto la quasi totalità dei contributi di vari autori che hanno pubblicato sull’argomento.