Iannuccilli_Ricordi biografici

Vincenzo Iannuccilli

UNO DEI SOPRAVVISSUTI DELLA GRANDE GUERRA

CAVALIERE DI VITTORIO VENETO

Racconto autografo

(in Narrazioni, n. 4 settembre 1999, pp. 87-90)

Chiamato alle armi il 10 gennaio 1917, fui assegnato al 3° Reggimento Costa e Fortezza, Roma, il 27 febbraio. Giunto al corpo il 6 marzo vi rimasi per l’istruzione fino a tutto il mese di Maggio. Al principio d Giungo partii per il fronte dove raggiunsi la 240 batteria d’assedio operante su Monte Corrato, alla desta di Tolmino – 2a Armata, dove rimasi fino al mese di agosto. Poi, il 5 settembre, mi passarono alla scuola bombardieri a Nervesa. Dopo circa 10 giorni mi fecero raggiungere la 117a Batteria Bombarde operante alla destra di Gorizia, località Nurni, paese distrutto dalla guerra, dove rimasi fino alla metà di ottobre.

Poi tutta la batteria si trasferì sulla Marmolada (Trentino) e di là dovemmo ripiegare dopo la ritirata di Caporetto. Ci appostarono sul Piave in località Preterobba, precisamente a Villa Vacaniello sull’argine del Piave, dove rimasi fino al 27 dicembre 1917. La notte del 27, mentre scendevamo dalla prima linea al buio, caddi rompendomi il braccio destro. Fui ricoverato all’Ospedale da campo di Cittadella e poi a quello di Cirea, dove rimasi per oltre 40 giorni. Fui dimesso con 14 giorni di convalescenza a Borgo S. Tonino, Salsomaggiore (provincia di Parma).

Finita la convalescenza fui rimesso al Deposito Bombardieri a Scantiano, provincia di Reggio Emilia, comandato dal Maggiore Lambertini, che ci faceva la morale dicendoci che il vero bombardiere non doveva vivere più di tre mesi al fronte.

Dopo pochi giorni mi fecero partire per la Macedonia in Serbia, imbarcandoci a Taranto su una nave di cui non ricordo bene il nome. Forse il Genova. Impiegammo più di 16 ore di mare per il tragitto da Taranto a Santiquaranta dove, ad un certo punto, ci fu un allarme di tenerci pronti per gettarci in mare. Ci fu un forte panico. Giunti a Santiquaranta dovemmo accamparci in quel deserto per attendere la colonna dei camion che dovevano trasportarci al comando tappa di Saccoleo. Questo fu un viaggio al quale avremmo preferito una settimana di lavori forzati perché dovevamo viaggiare solo di giorno mentre le notti dovevamo sostare per ogni singolo comando tappa perché venivamo assaliti dai ribelli. Erano zone deserte e disastrose, ma non basta. Fummo bloccati dalla neve e molti camion subirono guasti e rimasero per strada per ben 4 giorni. Finirono anche i viveri e questo accadde proprio nella Settimana Santa del 1918, precisamente il Sabato Santo. La Domenica di Pasqua del 1918 dovemmo accontentarci di una scatoletta di carne e di una razione di gallette in 4 commilitoni.

Nel pomeriggio di Pasqua arrivarono altri camion, chiamati le 15 terra, che portavano 16 soldati ciascuno. Giunti a Saccoleo ognuno di noi fu mandato al proprio reparto: io fui destinato alla 199a Batteria Bombardieri con l’arma da 58-A. Il mio reparto operava a quota 1050, alla desta di Monaster e faceva parte del 51° Gruppo Bombardieri della 35a Divisione. Qui rimasi da aprile fino al 30 settembre 1918 quando, con l’ultima offensiva, sfondammo le linee nemiche ed occupammo tutta la Bulgaria, passando anche per la capitale Sofia ed arrivammo sul Danubio al confine con la Romania. Qui arrivammo ad un bel paese, chiamato Lomlà, dove liberammo anche 600 prigionieri italiani.

A questo punto la Batteria Bombardieri fu sciolta perché quell’arma non serviva più ed io fui aggregato alla 103a Squadra panettieri con i forni vais e vi rimasi fino alla fine di aprile 1919 con l’incarico di presidiare. Avevo anche messo la firma per rimanere nei Carabinieri ma poi, per motivi di famiglia, non mi fu possibile continuare.

Alla fine di aprile del 1919 mi giunse il telegramma con la notizia della morte di mio padre. Fui rimpatriato con una licenza straordinaria di 65 giorni dopo circa 25 mesi di permanenza militare senza aver mai usufruito di un’ora di permesso e dopo circa 18 mesi d’oltremare.

Al termine della licenza tornai a Taranto per rientrare in Bulgaria ma, purtroppo, trovai l’ordine di rimpatrio e fui restituito al reggimento di provenienza, il 3° Reggimento Costa e Fortezza, con un ulteriore cambiamento. Mi trasferirono al 13° Artiglieria da campagna, caserma Macero – Roma, e di qui fui inviato al distaccamento di Nettuno dove rimasi fino al congedo, il 7 gennaio 1920. Il congedo che mi fu dato era del 12° Artiglieria da campagna ma con questo reparto non ci sono stato neanche un giorno.

Con me c’era il commilitone sergente Trentarossi di Bergamo, classe 1890, il soldato Antonino Antonio di S. severo, provincia di Foggia, classe 1890, il soldato Martucci Camillo di Napoli, il soldato Cavaliere Angelantonio della Sicilia e tanti altri di cui ricordo bene i nomi ma non altrettanto le città e le province di provenienza.