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Antonio Marcello Villucci

SCULTURE D’ETA’ ROMANA DAL TERRITORIO DI “ALLIFAE”

(In AA. VV. “Il Territorio Alifano – Archeologia, Arte, Storia”, 1990, pp. 154-156)

Blocco con rilievo di imbarcazione, armi e insegna.

Pietra calcarea ; h. cm. 73; l. cm. 150; spess. cm. 44.

Incasso rettangolare per grappa sulla destra, profondo cm. 6.

Lati predisposti per l’accostamento dei blocchi.

Abrasa la superficie. Il listello superiore presenta lacune di lieve entità.

Provenienza: Raviscanina, da località “Ceraso” (1925, ove si conserva murato presso la porta d’ingresso del locale adibito a deposito di attrezzi agricoli di proprietà del signor Pezzullo Armando.

La lastra ha un andamento convesso ed è delimitata in alto e in basso da due listelli aggettanti. Nel campo, in sottosquadro, presenta una decorazione in bassorilievo costituita da uno scudo rotondo, non completo, perché qui termina il rilievo. Esso ha un umbone rotondo, rilevato, presumibilmente decorato con rosetta a quattro petali; il campo è spartito da listelli, perpendicolari in quadranti, ciascuno decorato con due archi concentrici rivolti verso l’interno. Lo scudo sovrapposto a due lance incrociate dietro di esso e poggia su un elemento modanato, che alla sua destra ha uno schiniere. Segue una imbarcazione (resa con pochi tratti sommari, che appaiono oggi anche più incerti a causa della consunzione della superficie della pietra) priva di prua (che doveva essere scolpita su un blocco laterale mancante) carica di armi. Essa presenta la poppa nella forma detta “a collo di cigno” con testa rivolta indietro a destra.

Sul fianco sono visibili: un remo, dalla grossa pala rettangolare, disposto obliquamente; un elemento rettangolare non identificabile a contorni rilevati; uno scudo rotondo leggermente bombato, con umbone decorato a rosetta (i cui petali appaiono costituiti da elementi radiali collegati lungo la circonferenza con segmenti di cerchio); un altro elemento a derivazione rettangolare, di dimensioni ridotte, individuabile come un piccolo fregio della stessa imbarcazione. Il manico del remo e lo scudo rotondo sporgono leggermente dal bordo dell’imbarcazione, costituito da due listelli lisci.

Al di sopra del bordo si vedono, l’uno accanto all’altro, e inclinati quasi tutti da sinistra a destra: due spade sovrapposte ad un elemento rettangolare; un secondo elemento rettangolare di piccole dimensioni, uno scudo ovale con bordo in rilievo (e decorato con tre rosette a quattro petali) sovrapposto ad un altro in secondo piano e dello stesso tipo (dietro cui è quasi completamente nascosta la punta di una spada) visibile in parte, perché parzialmente nascosto; un vexillum con bordo rilevato, sovrapposto alla punta di una spada; un elmo a calotta emisferica, rappresentato di profilo, privo di parte (perché scolpito nel blocco laterale mancante) e munito di paranuca, di paragnatidi e sormontato, presumibilmente, da un pennacchio.

Il mezzo di navigazione rappresentato non è da guerra, in quanto manca dello sperone; si può ritenere, pertanto, che si tratti di una imbarcazione da carico, utilizzata per il trasporto delle armi, non dissimile da quella della “grande salle” del Museo di Cluny a Parigi. La poppa “a collo di cigno” richiama un analogo esemplare del I sec. a.C. documentato dal Casson.

La parma, cioè lo scudo rotondo in dotazione della cavalleria e delle truppe legger, pur essendo caduta in isuso sotto Augusto, compare, generalmente, con due lance al di sotto, in monumenti funerari del periodo tardo-repubblicano e del primo impero come elemento decorativo. Il motivo iconografico è presente in monumenti sepolcrali dell’area centro-italica, inscritto in metope di fregi dorici, a Gaeta, a l’Aquila, a S. Guglielmo al Goleto quale parte di un’insegna, in un probabile frontoncino di una stele ancora a l’Aquila, ad Isernia, in monumenti funerari dell’area abruzzese. Un riscontro abbastanza puntuale è in un rilievo di Trasacco, datato alla prima metà del I sec. d.C.

Schinieri sono riprodotti molto spesso su rilievi con trofei e panoplie, nelle metope. Non presentano particolarità che permettano una distinzione cronologica interna. Elementi analoghi sono presenti in un rilievo di Allifae.

Lo scudo ovale viene adottato dall’esercito romano fino all’età di Cesare. Dopo le sue dimensioni furono cambiate, perché meglio si potesse adattare alle esigenze di corpi specializzati, quali pretoriani, marinai e truppe leggere. La cavalleria, invece, usava uno scudo di minori dimensioni e con convessità nulla, senza spina, e con umbo ovale e per lo più emisferico. Scudi ovali variamente decorati si trovano in molti fregi d’armi. Questo tipo perdurò durante tutto il periodo imperiale. Lo scudo del nostro rilievo, anche se privo di umbo, sembra corrispondere a questo tipo.

Lo si trova in un blocco con fregio d’armi in via D’Annunzio a Sora.

Le spade sembrano simili a quelle del tempo di Cesare.

Nel rilievo in esame la decorazione potrebbe essere legata all’attività di un personaggio avente rapporto col commercio fluviale e più precisamente con il trasporto delle armi, un armatore, presumibilmente.

Il manufatto risulta essere pertinente a quella classe di monumenti funerari in cui l’elemento figurativo tende ad identificare la personalità e il grado del defunto.

La lastra (dall’andamento curvilineo) doveva essere posta come fregio sul coronamento di un edificio sepolcrale insieme all’altro blocco rettilineo della scheda n. 11, che aveva una collocazione diversa.

Ciò è anche giustificato dal materiale usato, dall’uso di un rilievo molto basso, dall’uguale altezza dei due blocchi.

La struttura architettonica, cui le due lastre apparterrebbero, potrebbe essere il modesto sepolcro presso il quale furono rinvenute in località Ceraso, che si trova lungo la via Latina.

Sotto il profilo dello stile il rilievo appare piatto, come ad esprimere un gusto disegnativo, che rifugge l’effetto plastico e chiaroscurale. Nell’esecuzione dei singoli oggetti si osserva sciattezza e povertà rappresentativa, che si rileva nelle produzioni artigianali locali, estranee agli influssi classici della grande arte, di cui tante testimonianze si hanno nell’area municipale italica.

L’analisi tipologica degli oggetti, grazie ai confronti proposti, e la realizzazione tecnica del rilievo inducono a considerare il fregio un prodotto di repertorio ascrivibile al periodo compreso tra l’ultimo decennio del I sec. a.C. e i primi anni del I sec. d. C.

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