Piedimonte_22

Cap. XXII

EDILIZIA ED OPERE PUBBLICHE

(pp. 200-214)

SVILUPPO EDILIZIO – Negli edifizi e nelle opere pubbliche ci è dato scorgere non soltanto tracce del nostro passato storico, ma eziandio una prova dell’attività e civiltà della popolazione.

La nostra Piedimonte, partendo dall’antico borgo (Rione S. Giovanni) si è andata man mano estendendo, fino a diventare una cittadina moderna. La trasformazione, iniziatasi sul tramonto del Sec. XV, si accentuò successivamente, quando – terminata il castello la sua funzione storica – la popolazione sentì il bisogno di espandersi, di aver aria e luce, muovendosi verso la parte pianeggiante, ove fabbricò nuovi e più comodo edifici, costruì nuove strade e nuove piazze, mutando, così, poco per volta, quella che era l’antica topografia cittadina. E con i nuovi bisogni e con lo sviluppo delle industrie, specie nei Sec. XVII e XVIII, Piedimonte compì il suo ingrandimento.

Sconforta, però, il vedere oggi alcuni antichi edifici o malamente rifatti o ridotti in stato di abbandono.

È bene occuparci anche di essi, non per altro, per serbarne il ricordo. Ma sarebbe anche meglio che la Commissione Edilizia ponesse maggiore interesse nella sistemazione ed abbellimento di certe case, specie quelle delle vie principali, per aversi così un tutto armonicamente estetico.

PALAZZO GAETANI – L’antico castello feudale – oggi palazzo Gaetani – munito, un tempo, di torri e di merli, è l’edifizio di più vasta mole che vanti Piedimonte. Su di esso circolano ancora strane e misteriose leggende. Si dice che fu teatro di drammi e di avvenimenti paurosi; che fu alcova di amori violenti; che ivi danze e conviti si svolsero in una regale sontuosità; e che nel trabocchetto, ora murato, finivano i vassalli importuni... Ed è circondato di tante e tante altre leggende, che la fantasia popolare, tramandandole, ha trasformate, ingrandite e rese terrificanti.

Oggi l’antico castello, perduta la sua suggestiva caratteristica, è una dimora corredata di tutte le comodità di una vita dilettevole.

Il portale principale, ad oriente, è opera del XVI Sec.; quello secondario, a settentrione, prospiciente nel Largo di S. Maria Vecchia, conserva una magnifica architettura del Sec. XV. Entrambi sono in travertino.

Il primo ha delle bugnature quadrate, e negli angoli del frontespizio due grandi rosoni in altorilievo. Sopra il frontespizio campeggia lo scudo, pure in travertino, raffigurante l’arma della Casa, inquartata con quelle delle famiglie dell’Aquila, d’Aragona e Corigliano.

L’altro portale, ad arco depresso, ha tutti i caratteri spiccati della scuola napoletana del periodo durazzesco. Negli angoli superiori del frontespizio, tra il riquadro esterno e l’arco, vi sono scolpite due figure, una umana, l’altra di animale. In alto, poi, vi è infisso altro scudo della Casa, senza l’arma di Corigliano.

Dal portale principale si accede nell’atrio, al cui centro s’erge un’artistica fontana in travertino, formata da una vasca, da cui si eleva una colonna con largo bacile in alto, e da un aggruppamento di quattro aquile reali, uscenti dalla vasca medesima.

A destra dell’atrio vi è lo scalone a due rampe che immettono in un porticato dal quale si accede al primo piano dal lato destro, e al secondo, dal lato sinistro.

Niccolò Gaetani, Principe di Piedimonte, fu quegli che operò numerose trasformazioni al palazzo, distruggendo tutta l’architettura degli antichi tempi.

OPERE D’ARTE – In questo palazzo – trasformato come si è detto nei primi anni del Sec. XVIII, specialmente con la costruzione di tre appartamenti, dal salone principale al giardino, come risulta da un atto in data 26 luglio 1700 per Not. Ciccarelli – convennero, chiamati da Niccolò Gaetani, architetti, scultori e decoratori napoletani, che fecero dei portali interni in alabastro, vôlte di stucco, quadri ed affreschi.

PALAZZO GAETANI – Salone dei quadri

PALAZZO GAETANI - Alcova

Un salone a primo piano contiene, infatti, una serie di ritratti dei più insigni antenati di Casa Gaetani; altre sale, quadri religiosi e profani, affreschi riproducenti episodi storici, mitologici e scene campestri, e tele di fiori, frutta e cacciagione.

Tra gli artisti che qui allora convennero, Francesco Solimene tenne il primato. Il De Matteis, il Loth, il Cusati, il Nani, il Brandi, il Rossi, il Martoriello, il De Dominicis, l’abate Belvedere, e, tra i dilettanti, il Giovo e lo stuccatore Catuogno, gareggiarono ad abbellire la sede del Principe, stimato per uno dei più nobili mecenati dell’arte.

PALAZZO GAETANI – Una sala

Oltre ai ritratti di Niccolò Gaetani e di Aurora Sanseverino, il Solimene dipinse un’Aurora – dal nome della Principessa con gli Amorini che preparano il Carro tra le nubi, con il vecchioTritone, con la Fatica nuda, in piedi, e col Sonno che cade dal letto; Paolo De Matteis svolse le favole di Apollo e di Dafne, di Pane e di Siringa, intorno alle quali lo stesso Solimene dipinse Amorini ed ornamenti; Onofrio Loth ritrasse indovinati quadri di fiori e frutta, di pesca e cacciagione; Gaetano Cusati quadri di animali e di vasi ripieni di fiori; Gaetano Martoriello svariati paesaggi; Nicola Maria Rossi un Natale, un San Francesco, e la Decollazione di San Gennaro, e infine Giacomo Nani tele di frutta e scene campestri. Di tutte queste opere alcune soltanto esistono al presente, le altre furono trasportate in altre residenze dai vari componenti la famiglia Gaetani.

Dal palazzo si gode un magnifico panorama cui fanno corona i monti Compulterini e Tifatini, il Vesuvio e le montagne del Beneventano, mentre nella vasta pianura scorre lento il Volturno.

PALAZZO DE FORMA – Tra gli edifizi antichi di Piedimonte va ricordato anche il Palazzo De Forma. È situato tra il Largo di S. Maria Vecchia e la Porta del Rivo. Si appartiene, ora, alle famiglie Zazzarino e Santangelo, ed è in gran parte diruto. Esso conserva a primo piano alcune bifore trecentesche, con colonnine a spirale, (una riporta l’arma gentilizia), e sugli archi delle finestre, nel lato di settentrione, vi sono ancora tracce d’iscrizioni gotiche, a rilievo. La mancata manutenzione ha fatto sì che quest’edifizio ha perduto tutta l’antica e bellissima architettura.

PALAZZO PATERNO – Altro antico edifizio è il Palazzo Paterno (oggi De Gregorio) nella località denominata S. Cristoforo, di sotto la chiesa di San Giovanni. Esso conserva ancora alcune bifore trecentesche. Vi nacque il poeta Ludovico Paterno.

PALAZZO DEL SANTO – Venne costruito nel Sec. XVI, ed è l’ultimo palazzo in alto del Rione S. Giovanni, sulla strada per Castello d’Alife. Era ricco di decorazioni nelle sale, e le finestre avevano delle sottili ed eleganti colonnine in marmo con graziosi capitelli. Di queste non ve n’è rimasta nessuna, perché il palazzo, completamente abbandonato, è stato spogliato di quanto di meglio vi esisteva. In origine apparteneva ad un personaggio di Casa Gaetani, e vi dimorava una favorita del medesimo.

Narra una leggenda che questo personaggio per provare la fedeltà di un armigero di guardia al palazzo, gli si accosto, travestito, una notte. Al primo grido d’allarme dato dalla sentinella, il principe non rispose, come non rispose al secondo; ma al terzo di rito l’armigero puntò l’archibugio prima ancora che il principe si facesse conoscere, e sparò, uccidendolo.

PALAZZO DE CLAVELLIS – Di questo palazzo quattrocentesco in Via Coppetelle, di proprietà Camera, già appartenente alla famiglia De Clavellis, Baroni di Alvignano, non sono rimasti, dell’antica architettura, che i soli frontespizi delle finestre con ornamentazioni negli architravi e nei modiglioni.

Venne costruito da Giovan Battista De Clavellis, che, per particolare privilegio di Ferdinando I d’Aragona, confermato da Carlo II, fu dichiarato nobile e franco di qualsiasi imposta.

PALAZZO PIERLEONI – È ora di proprietà d’Amore, eredi di Giovangiuseppe. È un edifizio costruito nel Sec. XIV. Trovasi prospiciente al largo S. Marcellino.

Aveva, fino alla metà del Sec. XIX, dodici bifore, con pregiate colonnine, ed una bella architettura gotica. Le colonnine vennero rimosse, e l’ultimo piano rifatto, perdendo così, l’edifizio, l’antica caratteristica. L’ultimo dei Pierleoni, un sacerdote, si estinse nel Sec. XVIII, e pare appartenesse ad una diramazione dell’antica ed illustre famiglia romana di tal nome.

PALAZZO PERRINO – Dai Perrino passò in proprietà di Marcellino Campochiaro. Ora si appartiene a Federico Della Paolera. Il palazzo è in Via Ercole d’Agnese e venne costruito nel Sec. XVI. Conserva un elegante portale in travertino con grosse bugne. Due finestre a primo piano, trasformate a balconi, anche esse in travertino, hanno, negli architravi e negli spigoli dei pilastri, pregevoli rilievi architettonici.

PALAZZO DE MARCO – Il fabbricato ad un piano, accosto alla Cappella di S. Biagio, in via Ercole d’Agnese, passato in proprietà della famiglia Buiani e da questa alla signorina Adele Merolla e Cosimo d’Abbraccio, sembra non presentare alcunché d’interessante. Ha invece, tre cose notevoli: il portale in travertino, rifatto nel primo quarto del Sec. XVIII, ricco di ventiquattro bugne, delle quali dodici a forma di ferro di cavallo, sgusciate, ed altrettante metà circolari e metà quadrangolari, alternate, pure sgusciate; una rostra in legno intagliato, assai pregevole, composta d una copiosa ornamentazione di foglie e di fiori; ed un’artistica fontana.

Quest’ultima è situata a sinistra del vestibolo. È un lavoro secentesco in travertino. Consiste in due cariatidi laterali, sotto forma di grossi putti, portanti ognuno sul capo un canestro ripieno di frutta. Hanno, verso il ventre, un gruppo di foglie, e, più sotto, grossi gigli scolpiti. Sotto le loro basi vi sono dei delfini in marmo. Tra queste cariatidi si eleva il cornicione ad arco spezzato avente nel centro uno scudo. Due puttini, poi, seduti sugli estremi dell’arco spezzato, sostengono lo scudo, sotto il quale – nel centro dell’architrave – risalta un grosso mascherone barbato, dai cui lunghi baffi partono due ricchi festoni di foglie e frutta. Più sotto ancora, al centro della fontana, vi è una grande conchiglia in travertino, da cui l’acqua scende a cascatelle nella vasca sottostante.

Il portale, la rostra, e la fontana sono iscritti nel catalogo delle cose monumentali della Nazione.

PALAZZO TRUTTA – Quest’edificio nella Via Gianfrancesco Trutta (Vicinato) – ora di proprietà del Sig. Enrico Costa, avente causa dall’Ospedale dei Pellegrini di Napoli, e questo, a sua volta, dalla famiglia Selvaggi, erede dei Trutta – conserva copiosi affreschi del Sec. XVIII.

Le pitture – dal vestibolo al secondo piano – sono riprodotte sulle pareti della scalinata, sulle vôlte, sugli archi e sulle lunette delle porte e delle finestre, e rappresentano fiorami, festoni, scene mitologiche e campestri, nonché motivi ornamentali di soggetto fantastico e bizzarro con figure strane ed animali immaginari. Imitano le consimili pitture in grande uso nel Sec. XV. Sulla vôlta di una stanza a primo piano si conserva altro affresco con la rappresentazione dell’Assunzione, contornato da una cornice circolare con fregi architettonici, pure affrescata, ed ha verso gli angoli della vôlta quattro medaglioni con figure di santi.

Gli affreschi sono pregevoli e interessantissimi, e nella loro totalità ben conservati.

VILLA SCORCIARINI – È sita sulla Via Elci, nei pressi della strada interprovinciale per il Matese. Era di proprietà del Dott. Vincenzo Coppola. Passò, poi, in proprietà dell’On. Angelo Scorciarini-Coppola. È un grandioso edifizio, circondato da giardino e campagna, comodo, con terrazza, e con ampio spiazzo adorno di una vasca e di busti in travertino.

VILLA BEATRICE – Tra gli edifici moderni o rimodernati va annoverata la Villa Beatrice del Conte Roberto Gaetani di Laurenzana, in Via Cila (Seponi). Ha un’architettura imitante un castello merlato. Recinta d parco, è sita in luogo delizioso, alle falde del Cila.

VILLA BEATRICE

VILLA D’AGNESE – È sita sulla strada provinciale Sannitca, nei pressi della borgata di Sepicciano. È un elegante edificio a due piani circondato dalla campagna. Appartiene, ora, alla Signora Giovanna d’Agnese in Merolla.

VILLA CASO – È sulla Via Cila (Seponi), circondata da giardini e campagna. È ad un piano, comoda, con ampio spiazzo davanti, nel cui centro s’erge una fontana circolare. Si appartiene agli eredi di Caso Valentino.

VILLA EGG – Accosto a questa Villa si eleva quella (già di Giacomo Egg, poi Berner) della Società Meridionale di Elettricità. È, come la Villa Beatrice, un elegante edificio circondato da un piccolo parco.

VILLA VENTRIGLIA – È in contrada Carroppole, presso il rione Vallata circondata dalla campagna.

È un vasto edificio corredato di tutte le comodità indispensabili per un lieto soggiorno, e trovasi in luogo salubre.

FINESTRA ROMANICA

UNA FINESTRA ROMANICA – Nella facciata della casa di proprietà di Caso Angelina, in Via Sorgente, si conserva una finestra assai pregevole per la colonnina a spirale. Questa colonnina è l’unico cimelio di arte romanica esistente in Piedimonte. Ha il capitello a tronco di piramide capovolta, e porta scolpito nelle quattro facce delle aquile e delle leonesse. È un piccolo capolavoro del genere che sta a dimostrare essersi l’arte romanica propagata sino a Piedimonte.

PRINCIPALI EDIFIZI – Oltre quelli menzionati, Piedimonte vanta ancora i seguenti principali edifizi:

In via S. Marcellino: il palazzo Antonelli Amerigo e Maddalena, e De Lellis Luigi (già Greco); in via Sorgente: i palazzi di Marcellino Imperadore, Carullo Anna (già Greco), Borrelli Iride (già D’Orsi), Caso Matteo, e Luigi Antonelli; in Piazza S. Sebastiano: i palazzi Civitillo, E. Pascale e Francesco Olivella; in via Monte: i palazzi d’Angelo (già Meola), Gaudio G. (già Di Matteo), P. Petella, Marcellino Rossi, Gabriele Scorciarini, Luigi Vastano, Luigi Torti, Antonio Sebastianelli; in contrada Petrara: i palazzi Alfonso Costantini-Luglio, Eleonora Amodio, G. Giuseppe Pacella, A. Sebastianelli (già Ciminelli), Santagata, A. Simonetti, e Cenci; in via S. Rocco: il palazzo Pisano; in via Scalelle e Cila: i palazzi Pertusio-Ricca, Vincenzo Golini, Romagnoli Giuseppe, R. Merolla, Roberto Gaetani, Michele Petella (già Berner), Salvatore Laurenza, Giovanni Mazzeo; in via Ercole d’Agnese: i palazzi Campanino, M. Fattore, Giovanni e Luigi Martino, Salvatore Rossi, Episcopio, Anna d’Agnese, Elena d’Agnese, Filomena del Santo, Maria d’Agnese, Eugenio Ragucci, Antonio Pece, Vincenzo Maddalena, Gabriele Scorciarini, Nicola Scorciarini; in Piazza Municipio: Raffele e Alfonso Merolla, Maddalena Gagliani, Erminio Tedesco, Onorato Gaetani, Federico Seccia, Crescenzo Penza (già Laurenzana), Giuseppe Romagnoli e Banca Matese, Lorenzo Grillo e Marcellino Rossi, Municipio, Vincenzo Caso, Alfonso Gaetani, Antonio Brisotti, Salvatore Iannicola, Francesco Boggia, Gennaro Gaetani, Salvatore Riselli, germani Natalizio, Michele Ferrazza, Alfonso Sessa; in via Carmine: i palazzi Alessio e Guglielmo Del Vecchio, Giovanni Nasti e Carlo Caso, Alberio De Biase, Rossi Marcellino, Federico Riccitelli, Cotoniere Meridionali, Luigi Matarazzo, Michele Petella, Maria Vastano, Vincenzo Nasti, Alfonso Falanga, Pasquale Scappaticcio, Municipio, Vincenzo Capasso; in via Vallata i palazzi: Della Villa Guglielmo ed Ernesto, Francesco Di Matteo, Mariano Petraiuolo, Anna Gallo (già del Santo), Raffaele Paterno, Luigi Cappello, Luigi di Nocera, Oronzio Marrocco, Marcellino Di Gosta, Tobiana Cappello, Municipio, Cecilia Santangelo, Giuseppe Fragola, Antonio De Angelis, Salvatore Laurenza, Girolamo Masella, Gaetano d’Angelo (già Meola) e P. Marasco, Cassa di Risparmio, Casimiro Vetere, Luigi Capasso; in piazza Annunziata: Luigi Capasso; in Via Annunziata i palazzi: N. Torti, F. Torti, M. Tartaglia-Del Vecchio, N. Ventriglia, Aniello Matarazzo; in via Ludovico Paterno il palazzo Visco; in via G. F. Trutta: Giacomo Costantini, Pietro Messere; in piazza Cavallerizzo o Valpaterno: il palazzo Del Gesso, Raffaele Paterno, Società Meridionale di Elettricità; in via Madonna delle Grazie: il palazzo Luigi Gaetani; sul monte Cila: i villini Giovanni Martino e Pietro Iasillo; in contrada Pioppitelli: il villino Romagnoli Giuseppe; in via Stazione: i palazzi Angelini Francesco, Luigi Imperadore, M. Di Matteo e Giuseppe Romagnoli; nella borgata Sepicciano: i palazzi Federico Ricciardi, Nicola Ventriglia, Marcellina Onoratelli e Di Buccio Giuseppe.

PIAZZA MUNICIPIO – È la principale di Piedimonte: spaziosa, inghiaiata, con marciapiedi in pietra vesuviana. È adorna di un parterre con una Cassa Armonica ed aiuole, nonché di una vasca nel cui centro vi è un cigno in ferro che emette dal becco un copioso getto. In questa bella piazza vengono svolte le principali festività religiose e civili, ed i mercati settimanali.

PIAZZA MUNICIPIO – Fontana circolare

PIAZZA MUNICIPIO – Cassa armonica

PIAZZA MUNICIPIO – Lato sinistro

PIAZZA ERCOLE D’AGNESE – Un tempo era denominata piazza S. Domenico. Nel 1899 vi si eresse un monumento con la statua del martire politico scolpita da Enrico Mossuti.

PIAZZA ERCOLE D’AGNESE – Monumento ed Episcopio

PIAZZA CARMINE – Tal nome è rimasto alla piccola piazza antistante il palazzo delle Cotoniere Meridionali, ove un tempo esisteva il Convento e la Chiesa dei PP. Carmelitani. Sita nel centro del paese, è notevolmente trafficata.

PIAZZA ANTONIO GAETANI – Sorse ove esisteva la Porta di Vallata. È di forma circolare. Venne intitolata ad Antonio Gaetani dopo la sua tragica morte nel 1898. Ad un estremo del muro circolare è murata una lapide dettata da Matteo Renato Imbriani. Essa dice:

Antonio Gaetani di Laurenzana – Di questa terra – Con sicura coscienza – Accolse una fede – Italia Libertà Giustizia – Nell’esercizio della vita – Con l’esempio avvalorando – I principii accettati banditi – Nobilitò il titolo avito con virtù viva – Ma innamorato dell’ideale – Si sottrasse alla vita – Che promette e non attiene – Ricercandolo – Nella verità della morte – I concittadini – Dolenti memori – A testimonianza – Di quell’affetto che non può spegnersi – A memoria – Pongono.

PIAZZA DELL’ANNUNCIATA – È di fronte alla chiesa omonima. Tuttoché di piccole dimensioni, offre grande comodità specie nelle ricorrenze festive. Ha in fondo una fontana a tre getti.

PIAZZA VALPATERNO – Viene anche chiamata « Cavallerizzo ». È adorna di platani e di una fontana circolare in travertino, un tempo esistente in piazza Ercole d’Agnese. In piazza Valpaterno si eleva il monumento ai Caduti in guerra, circondato da aiuole.

STRADA SANNITICA – È la bela strada provinciale che, partendo da piazza Carmine, attraversa la borgata di Sepicciano e termina a Telese. Da essa si ammira l’intero panorama di Piedimonte, e, appollaiati sulle montagne, i paesi di Castello e S. Gregorio d’Alife.

STRADA PER IL MATESE – Questa strada interprovinciale parte da piazza Antonio Gaetani, e attraversando la collina Monticelli e il Monte Cila, passa per Castello d’Alife terminando a S. Gregorio. Dovrà proseguire per il Matese e ricongiungersi con la Nazionale di Campobasso. La strada è comoda e larga. Nella gola di Valpaterno attraversa un ponte. Essa è una delle più belle strade esterne di Piedimonte.

PONTE IN VALPATERNO

STRADA DEI PIOPPI – È così denominata per la piantagione dei pioppi ai suoi fianchi. Larga, comodissima, è tutta in piano, con ai lati dei « passeggiatoi ». Termina al quadrivio di Alife. Un tempo era chiamata Strada Consolare o « Cammino per Alife » Ora è provinciale. Il Duca Alfonso Gaetani ne sollecitò la costruzione, verso il 1640, presso le Università di Piedimonte e di Alife col proposito di ottenere un rettilineo sino a Piana di Caiazzo, o poco più, lungo una trentina di chilometri.

Vi furono non pochi litigi sulla proprietà di questa strada tra Casa Gaetani e i Municipi di Piedimonte ed Alife. L’ultimo si verificò nel 1814 contro Piedimonte, ma il nostro Comune riuscì vittorioso avendone dimostrata la proprietà.

VIALE DEI PIOPPI

All’inizio di questa strada e di fronte ad essa, si eleva un epitaffio in ricordo della costruzione. Vi fu collocato nel 1711 da Niccilò Gaetani. Da esso si rileva lo scopo che mosse Alfonso Gaetani a far costruire il bel viale. L’epitaffio dice:

Viam hanc sinuosa olim flexibus ambiguam – Quam Alfonsus II Caietanus Aragonius usque ad Plana Calatiæ rectilineam – Dissecto monte producere destinaverat – Morteque preventus absolvere non potuit – Per plura saltem milliaria – Frondoso populorum tegmine hinc inde munitam – Perennique aquarum obsidione ditatam: Amplam, rectam tutam reliquit – Viator fruere et perge. Pedemontium grati animi ergo. R. D. N. C. iud.. Ac I A. C. an. 1711.

A proposito dei pioppi che fiancheggiano la strada, l’Amministrazione Provinciale affacciò, circa 17 anni or sono, una pretesa di proprietà. Il compianto Cav. Vincenzo Caso, allora Sindaco e Consigliere Provinciale, si oppose energicamente a quelle pretensioni, ed all’uopo pubblicò, nel 1909, un pregevole opuscolo illustrativo, dimostrando che la proprietà dei pioppi si apparteneva a Piedimonte ed Alife. L’amministrazione Provinciale smise in conseguenza ogni idea di proprietà, e i Comuni, d’allora, ne detengono pacificamente il possesso.

LUNGHEZZA DELLE PRINCIPALI STRADE – Diamo ora l’elenco delle principali strade di Piedimonte con le rispettive lunghezze: Piazza Municipio m 213,10, larga m 28; piazza Valpaterno m 284,50; strada Sannitica, fino a Sepicciano m 509; S. Marcellino, m 170,15; Sorgente m 260,20; San Rocco, m 173,90; Monte-S. Sebastiano, m 119,90; Petrara, m. 250; Paterno, m. 512,80; S. Filippo, m. 217; via Trutta, m. 205,15; Cila (Seponi e Coppetelle), m. 662,70; Pietà, m. 300; via E. d’Agnese, m 250; Carmine, m 86,50; Annunciata, m 800; via Cimitero, m 552; via Immacolata, m 289; via Chiusa, m 360; via S. Pasquale o Muto, m 2500; via Scorpeto, m 437; via per Castello, m 506; via S. Francesco per Sepicciano, m 509; via S. Marco, m 314; diramazione di S. Marco, m 260; Falconara, m 2500; San Pietro, m 600; Madonna delle Grazie, m 150, e diramazione Madonna delle Grazie, m 550.

DENOMINAZIONE DELLE STRADE – Da qualche tempo è invalso il cattivo uso di cambiare i nomi delle strade distruggendo così antichi ricordi. Le nuove denominazioni si sarebbero dovute applicare, in ogni caso, soltanto alle vie di nuova costruzione oppure a quelle esistenti quando i vecchi nomi si fossero presentati insignificanti, come: « Vico Stretto », « Via Nuova », « Vico Pere », « Via Chiusa », ecc. Ci è da augurarsi che l’abuso venga una buona volta a cessare.

PIANO REGOLATORE E COMMISSIONI EDILIZIE – Piedimonte vanta non pochi notevoli edifizi, specialmente lungo l’arteria principale. Però ne conta anche di quelli che non presentano né ordine né stile, specie alcuni di recente costruzione, i quali deturpano l’euritmia generale. Tutto ciò è dipeso dal fatto che le Amministrazioni comunali non hanno mai pensato di redigere un piano regolatore e ampliatore della città, e di aver sempre formate le Commissioni Edilizie con persone incompetenti e – fatte rare eccezioni – prive di ogni elementare cultura artistica.

ACQUEDOTTO CENTRALE E PERIFERICO – Nel periodo 1883-1888 – abolendosi l’antico acquedotto di costruzione romana, la cui copertura era fatta a mosaico, come ne fa fede un avanzo che si conserva nel Museo Civico, e che in epoche posteriori venne più volte rifatto – si costruì l’acquedotto in ghisa, dalla Sorgente del Torano a piazza Carmine, e dalla stessa Sorgente al Rione Vallata attraverso via Cila o Seponi. La costruzione venne eseguita su progetto dell’Ing. Caracciolo di Melizzano.

Nel 1889, su progetto dell’Ing. Sagnelli, s’iniziò l’acquedotto di prolungamento da piazza Carmine pure al Rione Vallata. Non si creda però che, precedentemente, questo Rione ne fosse stato privo. In esso esisteva un acquedotto in argilla, antichissimo, rifatto nel 1748, prolungato nel 1759 sino al largo di San Benedetto, e nuovamente rifatto nel 1786 su progetto dell’architetto Brunelli. La spesa ammontò, allora, a 10.000,00 ducati.

Non per anco supponendo che l’acquedotto in ghisa sarebbe stato un giorno insufficiente ai bisogni della popolazione, non si pensò di costruirlo di una portata maggiore, donde le giuste lamentele di buona parte dei cittadini privi di acqua nelle proprie case. Il Comune, a corto di risorse finanziarie, non è in grado d’ingrandirlo, ma tutti sperano in un prossimo avvenire per la risoluzione dell’assillante problema.

ACQUEDOTTO PER SEPICCIANO – Dopo lunga ed ansiosa attesa, la borgata di Sepicciano ebbe, nel 1909, il suo acquedotto in ghisa, su progetto dell’Ing. Carlo Ragucci. Esso parte dalla Sorgente del Torano, e attraversando le contrade S. Sebastiano, Monte, S. Rocco e Petrara, termina al centro di quella borgata.

FONTANE ED INAFFIAMENTO PUBBLICO – Meno il Rione S. Giovanni – un tempo alimentato con le acque di S. Gregorio – e meno la borgata Scorpeto, tutte le piazze e gl imbocchi delle strade sono provveduti di fontanini pubblici pei bisogni delle famiglie che ne sono sprovviste nelle abitazioni. Lungo la conduttura centrale sono situate bocche d’incendio e d’inaffiamento.

LAVATOI PUBBLICI – Anche in tempi remoti la città aveva i suoi lavatoi pubblici, però scoperti ed incomodi. Meno quelli di Sepicciano e di Cupa di S. Martino, gli altri lavatoi sono provvisti di copertura e d’illuminazione elettrica. I lavatoi si trovano: in via Sorgente, via S. Rocco, in piazza Valpaterno, in contrada Pizzone (Sepicciano) e nella contrada Cupa S. Martino, confinante col territorio di Alfie.

MACELLO PUBBLICO – Nel 1913, su progetto dell’Ing. Sagnelli, s’iniziarono le fabbriche di un pubblico macello, in contrada Chiusa, ma con lo scoppio della guerra, che portò l’inasprimento del costo delle materie prime e della mano d’opera, i lavori furono sospesi, e d’edifizio, grandioso, non venne completato, né sino ad oggi si è pensato a finalizzarlo con coperture, intonaco, pavimenti ed imposte relative. Per la costruzione di questo macello il Comune contrasse un mutuo di L. 38.000,00 con la Cassa DD. e PP. e ne ha spese finora 20.805,54.

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