Piedimonte_10

Home Page Sommario Indice Analitico


Cap. X

BILANCIO E DEBITI DELL’UNIVERSITÀ

(pp. 82-92)

DISTRUZIONE DI DOCUMENTI MUNCIPALI – Nessuna documentazione esiste nell’Archivio municipale avente riferimento ai Sec. XVI e XVII. Tutto è andato distrutto in un passato remoto o prossimo che sia; e se oggi dei documenti sono venuti in luce lo dobbiamo a noi stessi che, mossi dal proposito di offrire un lavoro storico pressoché completo, frugammo dappertutto per rintracciare carte ingiallite o rosicchiate da topi, ricche però di preziose notizie. Tra questi documenti, annoveriamo, oltre i « Libri delle Conclusioni del Pubblico Parlamento », il Bilancio comunale dell’anno 1741, unici superstiti della passata vandalica distruzione ed elementi preziosi di vita municipale.

COME SI REGGEVA L’UNIVERSITÀ – Esaminando lo stato discusso dell’Università, come allora era chiamato il Bilancio, balza subito all’occhio che la stessa si reggeva unicamente su balzelli, non avendo il Comune patrimonio proprio.

Questi balzelli consistevano: 1) nella gabella della farina; 2) della carne e del vino; 3) del bestiame; 4) dell’olio; 5) della macellazione; 6) del Trappeto; 7) della Bagliva; 8) della zecca dei pesi e misure; 9) del diritto della Bonatenenza; 10) della esazione dei fuochi o tassa di famiglia di pertinenza, però, dello Stato.

Agli eletti spettava di provvedere acché l’Università non patisse danno alcuno per mancate esazioni. Gli stessi eletti appaltavano le gabelle col sistema della pubblica gara a lume di candela ed al maggiore offerente.

Le gabelle della farina, del vino e della carne, fittate al Comune, e da questo date in appalto, erano quelle che davano il maggior cespite alla cassa municipale.

Rileviamo, intanto, che le partite di esito contenute nello stato discusso del 1741 non appariscono rispondenti a verità o allo stato di fatto, poiché tra esse mancano non pochi debiti dell’Università dei quali ci occuperemo fra breve.

CIÒ CHE RIPORTA IL BILANCIO DEL 1741 – Diamo, nella sua interezza, questo Bilancio che porta la seguente intestazione:

« Stato dell’Uni. della Città di Piedimonte d’Alife in Provincia di Terra di Lavoro, giusta la fede fatta da suoi mag.ci del Governo a 12 Agosto 1741 – Die 13: Mensis Octobris 1741 in Domo D.ni Presidentis Mauri loco tertiæ Aule relatum, et provisum ut infra ».

INTROITO:

Gabella della farina a rag.ne di car.ni due a tt.o di rot.o 44 affittato p.

Stetur introitui p. nunc., et usque ad formationem novi Catasti, verum affictus fiat quolibet anno previis Bandis, et accent.ne candela.

Gabella della carne, e vino affittata p.

Gabella de Bestiami affittata p.

Gabella dell’oglio non affittata, e sta assegnata a Creditori p.

Procedatur ad affictus quolibet anno previis Bandis, et accentione candela, et qu.tates perv.de aggregentur ad In.tro et andatum Uni.tati, q. deinceps non procedat ad assegnament. Inconsulto Regia Camera.

A) Il jus di scannaggio, o sia Zecca de’ Macelli affittato p.

Stetur introitui pro nunc, et citra prejudicium jur. Uni.tatis pro majori q.te; Verum affictus fiat quolibet anno ut supra.

B) Il jus del Trappeto subaffittato ut supra, p.

Contribuzione de Pizzicaroli per il jus prohibendi, circa

Stetur introitui pro nunc, et citra prejudicium jur. Universitatis pro majori quantitate.

Bagliva affittata per

Pro ut in partita p. 312.1

Casa chiamata la Chianca grande affittata per

Ut supra.

Zecca di pesi, e misure circa

Ut supra.

Da Forastieri per li carlini 15 ratione habitationis

Stetur introitui pro nunc, et usq: ad Format.nem novi Catasti.

Dal Casale di S. Potito si corrispondono annui ducati 573.3.62/3 Cioè:

Secondo l’antica convenzione D. 500. Per la rata della Gabelluccia di un grano a tomolo di Farina, che si paga all’Illr.o Duca di Laurenzana come si dirà appresso ne’ pesi, D. 36.2.10.

Per la rata delle Franchizie de’ Soldati, D. 22.2.10

Per li Fuochi 3½ di sua rata delli fuochi 30 aumentati D. 14.3.6½

Stetur introitui pro nunc, et citra prejudicium Universitatis pro majori quantitate.

Dall’Illr.o Duca di Laurenzano per Bonatenenza

Statur introitui pro nunc usq: ad formationem novi Catasti.

D. 4451.4

“ 2531.4

“ 602.

“ 333.3.12

“ 312.1

“ 350.

“ 50.

“ 65.

“ 5.

“ 15.

“ 10.

“ 573.3.62/3

“ 40.

D. 9340.0.182/3

ESITO

Alla Regia Corte annui

Giusto lo Stato Gene.le di detta Provincia del passato anno 1740 la detta Uni. va tassata per fuochi num. 959, e deve alla Regia Corte per le imposizioni ordinarie, et estraord.e annui d. 1759.1.142/4 cioè:

Car.ni 42 a fuoco 539.3.03/4

Grana sei a fuoco 690.2.8

Cavalli 28 a fuoco 134.1.6

Franch.e de 48 soldati 240

Detti di 9 a cavallo 135

Detti di un huomo d’armi 20

Duc. 1759.1.143/4

Duca D. Carlo Pallavicino Duca di Castro p. l’ann. D. 60 Feudali p. la Bagliv di Piedimonte prope Alife Duc. 15.3.15

Duc. 1775.0.93/4

Iuxta computum Regii Perceptoris Provincialis.

A consegnatarii de fiscali ann.

Giusta i libri del Real Patrimonio sop.a de’ fiscali di d.a Università stanno situati l’infrascritti consegnatarii, cioè

Mon.ro di S. Salvatore di d.a Città Duc. 110.4.16.½

Chiesa di S. M.a Magg.e di questa Città “ 142.0

Filippo ed altri de Benedictis “ 143.0.16½

Can.co D. Dom.co Ant. de Benedictis 42.

Can.ci della Colleg.ta Chiesa di S. M.a Magg.e ut supra 79.3.141/3

Illr.e D. Paolo Francone Marchese di Salcito 294.3.117/12

D. Anna Capece 267.1.137/12

D. Simone Battiloro 250.

Ill. Duca di Laurenzana 1952.0.33/4

D. 3448.0.19¼

Iuxta librect.Regalis Patrimoni

All’infra.tti Creditori istrumentari per cap.le di D. 232116, ann.

All’Ill.e Duca di Laurenzana e suoi cessionari per cap.le di doc. 12150 doc. 607.2.10

R.di Can.ci di Piedimonte p. cap.le di d. 500 d. 25

PP. Carmelitani ut sup.a per cap.le di d. 500 d. 25

PP. Domenicani ut sup.a per cap.le di d. 377.4 d. 18.4.9

R.de Monache del SS.mo Salv.re per cap.le di d. 5300 d. 265

PP. Celestini della Vallata di d.a Città per cap.le di d. 1250 d. 62.2.10

Chiesa di S. M.a Occorrevole per cap.le di d. 2341 d. 117.0.5

Chiesa di S. M.a d’ogni grazia di Castello per cap.le di d. 800 d. 40

D. 1160.4.14

Continuetur solutio dummodo sint in possessione exigendi citra prejudicium jurium Universitatis, etiam in possessorio, Verum infra tres Menses produc. Valida docum., quo termino elapso, et ipsis non exhibitis Un. non solvat, sed faciat depositum penes Reg. Perceptorem Provincialem, dummodo non excedat summa ducatos quinque pro centum.

All’Ill.e Duca di Laurenzano per l’affitto del Trappeto e Chianche, d. 300

Per la Gabelluccia di un grano a tommolo di farina, che li suoi antecessori comprarono dall’Imparati d. 282.1.2½

Ut supra.

Al medesimo per Bagliva, Presente, et omaggio

Deleatura.

Al Governatore per sua provisione, giusta l’antica convenz.ne, e transaz.ne, fatta coll’antecessori di detto Ill.e Duca, che si ripartiscono col Coadiutor Fiscale, et Avocato de poveri

Prout in partita instrumentariorum

Al med.mo per suo ingresso, primo pasto, e Banni pretori

Remanet

Alla Squadra del Repartimento di Campagna

Concorda col Ripart. penes l’Attuario Capo.

Iuxta Ripartimentum

Provisione de’ mag.ci Giudici e Sind.ci dell’Università

Deleant

Al Cancelliere per provisione d. 12

Per il Registro de’ mandati d’occorrenze, et assegnam. Che si fa ogn’anno d. 18

Per carta d. 7

Per stipola come Regio Notaro degli oblighi de’ Gabelloti d. 6

Remanet pro d. vigintiquatur pro omnibus inclusa pagina.

Al Mastrodatti della corte per altri oblighi, scritture, e Banchi

Habeatur ratio in expensis extraordinariis.

Il Procuratore in Napoli

Ex equo non adest in Exitu provisio m.ci Advocati remanet.

A quattro Razionali

Remanet citra prejudicium juvium Universitatis.

A due Giurati.

Remanet

Allo Carceriere delle Carceri

Remanet citra prejudicium juvium Uni.tatis, et dummodo sit publicum Parlament. Reg. Assensu roboratum, et infra dies decem trasmittat. Copiam ad Reg. Cameram

Al Credenziere della Gabella de’ Bestiami

Habeatur ratio in expensis extraordinariis

Al Credenziere della Gabella del vino

Ut supra

Alla persona, che in Fine d’ogni terza Forma il libro per l’esazione della Gabella dell’oglio

Ut supra

All’Esattore di detta Gabella

Ut supra quando occurrerit casus Demani

Alla Città di Alife per la bonatenenza de’ beni possedono i Cittadini di Piedimonte in teniment.o d’essa di Alife per antichissima transazione

Continuet solutio dummodo sit in possessione e exigendi citra prejudicium jurium Uni.tatis, etiam in possessorio, verum infra tres Menses doceat per valida documenta, quo termino elasso, ut ipsis non exhibitis Uni.tas non solvat, sed faciat depositum penes Reg. Percept.m Provincial.

All’Abbate Carattano per il taglio de’ legnami di detto Feudo secondo l’antica convenzione

Ut supra

Al Mastro di Posta in Fresolone per il commodo dà ad essa Città del Corriere di Roma per Benevento con farlo passare per la medesima

Habeatur ratio in expensis exstraordinariis.

Per l’affitto della stanza dove si conserva l’Archivio degli atti, e processi della Corte

Remanet juxta solitum

Alli quattro Predicatori quaresimali per loro provisione, primi posti, e stanze

Remanet dummodo eliqantur ab Universitate.

Al Predicatore quaresimale nella Chiesa Parocchiale di S. Marcello di Sepicciano Casale d’essa Città.

Ut supra

Alli due Predicatori dell’Avvento

Ut supra

Alla Capp.a di S. Marcellino Protettore per suo mantenimento, et offerta di cera

Habet ratio in expensis extraordinariis

Alli Padri Cappuccini p. carità

Alli P.di Scalzi del Convento di S.a M.a Occorrevole per la provisione del Medico

All’Ospedale della Capp.a d’A.G.P. della Vallata per provisione del Medico

Continuetur solutio dummodo sint in possessione, et adsit publicum Parlamentum Reg. Assensu roborat., et infra dies decem transmittatur copia ad Reg. Cameram

Alla d.a Chiesa Parrocchiale di S. Marcello per il sussidio delle cere del SS.mo Sacramento

Ut supra citra prejudicium iurium Universitatis

Alli Sagristani delle tre Chiese Collegiate, e della Parocchia di S. Gregorio per la cura delli quattro Orologi del Pubblico

Remanet

Alli Mastri Orologgiari per l’accomodi delli Orologi

Habeatur ratio in expensis extraordinariis

Al Sagristano della Chiesa di S. Giovanni per sonare la terza campana alle due della notte, acciò ogn’uno da d.a ora in poi vada con Lume per evitare gl’inconvenienti

Remanet dummodo adsit publicum Parlamentum Regio Assensu roboratum, et infra dies decem trasmittatur copiam ad Regiam Cameram.

Alli Fontanari per mantenimento delle Fontane, e per il risarcimento di una sola canna di condotti, mentre eccedendo la d.a canna, tanto il materiale, quanto il Magisterio deve andare a carico dell’Università

Continuetur solutio dummodo adsit publicum Parlamentum ut supra

All’Ill.e Duchessa delle Pesche per tant’annui in feudum possiede sopra la Bagliva di d.a Università

Prout in partita instrumentarium.

Alli Padri Domenicani per il vendito della conserva dell’acqua, e per la Messa dello Spirito Santo nel giorno dell’elezione de’ Giudici, e Sindaci

Respectu partite census prout in partita instrumentariorum, respectu vero celebrationis Missæ habeatur ratio in expensis extraordinariis.

Per corrieri, Espositi, mantenimento di strade urbane, e rustiche, Ponti, spese di fontane, acquedotti, pozzi, campane, e Campanili, Orologi, Funi per trasportare delinquenti nel Tribunale di Campagna, e soldati che vanno reclusare o prendere disertori, e comprar cavalli, per scrivani che vanno con Commissioni gratis pro Fisco, Medicamenti, Visite al Cerusico, per riparare li danni che caggionano ogn’anno sette valloni che corrono dentro il corpo della Città, spese di liti, Donativo delle Fasce, ed altre occorrenze

Habeatur ratio in expensis extraordinariis. Verum respectu Commissariorum, et Gentium Regiæ Curiæ pro Tuto tantum, et respectu donativi habeatur ratio in taxa durante tempore ejusdem, pro supradictis, et alijs expensis extraordinariis remanent ducati quatuorcentum de quibus administratores teneantur reddere quolibet anno rationem. Verum si contigerit necessitas majoris quantitatis, Universitas adeat Regiam Cameram.

L’introito ascende a

Le partite dell’esito ammesse ascendono a docati

L’introito supera l’Esito in

D. 1775.0.93/4

“ 3488.3.12¼

D. 1160.4.14

“ 582.1.2

“ 86

“ 180

“ 4.2.10

“ 234.4.16

“ 30.

“ 6.

“ 30.

“ 16.

“ 24.

D. 24.

“ 5.

“ 3.

“ 3.

“ 18.

“ 62.2.10

“ 6.

“ 8.

“ 8.

“ 100.2.10

“ 6.

“ 8.

“ 56.

“ 40.

“ 10.

“ 12.

“ 8.

“ 24.

“ 12.

D. 6.

“ 96.

“ 44.1.5

“ 0.3

“ 1100.

D. 9340 – 181/3

8375 – 16½

D. 965 – 2½

DEBITI FISCALI ED ISTRUMENTARI – Come se non fossero stati sufficienti gli abusi baronali perpetrati nelle Terre, ci volle anche il Vicereame perché le Università precipitassero nel disordine e nella rovina in conseguenza dei donativi, usurpazioni, vendita di arredamenti ed alienazioni a privati delle varie funzioni fiscali o di adoe che il Tesoro esigeva dai Comuni. Perché proprio dal tempo del Vicereame cominciò, per le ragioni indicate, la rovina dei nostri Municipi, tanto più che la Regia Camera, ligia a quel Governo, avvalorava i contratti di tali vendite ed alienazioni con una faciltà senza pari, spendendo le analoghe provisioni per le intestazioni ai nuovi possessori, che, come i baroni, furono dei creditori molesti. E quando costoro non riuscivano ad ottenere la soddisfazione dei crediti, cedevano, quasi sempre, al feudatario i propri diritti, divenendo costui, così, il principale se non l’unico creditore dell’Università.

Il nostro Municipio, adunque, sia per pagamento d’imposte, sia per esazioni per conto dell’Erario, e sia per i debiti verso privati, si trovava gravato di enormi passività, e non riuscendo a soddisfarle, accumulava i relativi interessi, aumentando in tal modo i suoi debiti.

Non rinveniamo, come si è detto, documenti inerenti ai debiti durante il Sec. XVI, ma notizie di poco posteriori ci offrono il quadro delle disastrose finanze comunali in quel tempo. Quasi tutti i crediti dell’Erario e dei privati, caddero in possesso di Casa Gaetani, per averne fatto analogo acquisto e quindi ad essa intestati, per cui spesso l’Università ricorreva al « Duca Padrone » per ottenere la tolleranza nel pagamento.

DEBITI ACCERTATI – Nel 1602 risulta un debito di ducati 2000 con l’interesse di annui duc. 160, residuo di un debito principale di duc. 16000 per partite fiscali ed istrumentarie. Tale debito, acceso nel Sec. XVI, si apparteneva originariamente al concittadino Barone Annibale Di Gosta, ceduto, poi, a Vincenzo Penna, e da questi a Casa Gaetani. Nel 1791 il debito era ancora inestinto.

Nel 1603 risulta esistente altro debito di duc. 282,22 per interessi dovuti su altro capitale imprecisato, dipendente dal fitto della gabelluccia delle farine.

Nel 1610 rinveniamo ancora un debito di duc. 8500 con l’interesse annuo di. Duc. 595, residuo di un debito principale di du. 12000.

Nel 1623 risulta un altro debito di duc. 3500 con l’interesse annuo di duc. 295; di più altro debito di duc. 1000 con l’interesse di duc. 60.

Nel 1650 rinveniamo altro debito di duc. 12150 con l’interesse di duc. 607, contratto con la Casa Gaetani (è, forse, la rinnovazione del debito del 1610).

Nel 1669 risulta ancora un debito di duc. 18500 con l’interesse di duc. 814.3.14½.

Nel 1670 appare un altro debito di duc. 10340 dipendente da partite fiscali, con l’interesse di duc. 564.4.10.

Nel 1755 vi è ancora un debito di duc. 300, dovuto pel fitto del macello e del trappeto, per cui vi fu sentenza del R.S.C. Nella stessa epoca troviamo ancora esistente il debito di duc. 12000 con l’interesse di duc. 425, ed un terzo debito di duc. 282,22 – cioè quello del 1603 – per il fitto della gabelluccia delle farine.

Il debito di duc. 12125 – elevati poscia a duc. 12150 – contratto nel 1650, esisteva ancora nel 1756. Una deliberazione, in proposito, rinvenuta negli atti del Pubblico Parlamento in data 13 giugno 1756, dice:

« Si propone di vantaggio che p. Sentenza del d.o S.R.C. (Sacro Real Consiglio) fù giudicato che l’Uni. p. il Credito di doc.ti dodicimila cento venticinque che rappresentava l’Ecc.ma Casa (Gaetani) di crediti sop.a d.a Uni., si fussero pagati da oggi in avanti p. doc.ti ottomila e cinquecento, à causa che si costò essere stata sodisfatta d.a Ecc.ma Casa nella somma di doc.ti tremila seicento venticinque, ora perché esibisce copia di altri Istr.ti da q.li apparisce Cred.re in doc.ti quattromila, delli quali domanda esserne soddisfatto. Qual proposta intesa, si è stimato concludere con bussola secreta se si deve pagare prima ò pure esaminarsi le scritture dell’Avvocato e Proc.re di d.a Uni., e presi li voti p. bussola segreta, sei sono stati affermativi di doversi p.ma pagare, e quindici negativi di non doversi prima pagare, ma farsi esaminare da sud.i Avvocato, e Proc.re, onde resta concluso di doversi cos fare, e non trovandosi opposiz.ne a d.o Ist.to, si abbia a pagare, e così si è concluso, ed in fede ».

Nell’anno 1786 avvenne un fatto curioso: l’Università – che aveva contratto nel 1610 il debito di Duc. 12000, che, come si è detto, venne elevato a Duc. 12150 – ricorse in Regia Camera chiedendo che il debito dovesse cancellarsi dallo stato discusso (Bilancio) perché per esso non esistevano documenti a comprovarlo, fingendo di dimenticare che vi fu un istrumento rogato dal Not. Cicerchia di S. Angelo di Raviscanina il 27 giugno 1623, e la pubblica conclusione del Parlamento il 13 giugno 1756 sopra riportata!

Ritornando ai debiti, diremo ancora che l’Università era altresì debitrice, per partite fiscali, in duc. 1409.2.4¼ nel 1791, e sempre in tale epoca, di duc. 250 per l’affitto del macello feudale; di duc. 200 per il diritto della cinquina per ogni tomolo di olive; di duc. 7,50 per il fitto di una bottega; e di duc. 8 per il fitto di due stanze per l’ufficio della Corte.

A tali debiti vanno aggiunti i seguenti vantati dal Monastero di S. Salvatore:

Due debiti di duc. 200 l’uno e di duc. 700 l’altro, fatti con istrumento del 3 luglio 1636.

Debito di duc. 600, appartenente in origine a Tommaso De Franchis.

Debito di duc. 400, residuo del debito in duc. 1000, pure appartenente in origine al detto De Franchis.

Debito di duc.100, residuo del debito di duc. 600, appartenente in origine ad Angelo Mastrodomenico.

Debito di duc. 300, residuo del debito di duc. 1100, appartenente in origine ad Angelo Petilio, ceduto al Monastero dal Duca di Sermoneta Francesco Gaetani.

Debito di duc. 500, appartenente in origine a Costantino Battiloro, poi al capitano Alessandro Iacobuccio.

Debito di duc. 300, appartenente in origine al Vescovo Valerio Seta.

Debito di duc. 500 contratto direttamente col Monastero il 26 marzo 1643.

Debito di duc. 500, pure contratto direttamente col Monastero il 22 febbraio 1649.

Debito di duc. 400, residuo di ducati 1650, appartenente in origine a Giovannantonio e Clemente Di Gosta.

Debito di duc. 800, appartenente in origine al Duca di Sermoneta Francesco Gaetani.

Tutti questi debiti (ancora esistenti nel 1811) l’Università pensò bene di non riconoscerli, giustificandosi col dire che non erano corredati di Regio Assenso, o di titoli originari, oppure che gli assensi era condizionati. Anzi, per altro debito di duc. 500 contratto il 26 marzo 1643, il Pubblico Parlamento deliberò di non tenerne conto perché esso « dovevasi pagare entro cinque anni senza molestarsi l’Università ».

Cosicché, tirando le somme, si ha che i debiti del Comune, risultanti da documenti, ammontavano, dal 1602 a tutto il 1811, a Ducati 63546, pari a L. 270.060,50 senza calcolare gli interessi che variavano tra il cinque ed il sette per cento.

ESTINZIONE DEI DEBITI – Dopo la caduta della Repubblica Partenopea, essendo stato ristabilito l’antico governo, questo trasse argomento dagli avvenimenti politici per provvedere alle sorti dei Comuni istituendo una Giunta di Visitatori Economici col precipuo mandato di badare al sollievo delle amministrazioni e delle popolazioni, curando gli appalti, le esazioni dei pesi pubblici, la vendita dei luoghi pii laicali di regio padronato, ecc. Ma il Comune di Piedimonte, più che dall’opera di tali Visitatori, estinse i suoi debiti e sistemò le sue finanze nel Sec. XIX mercé le rendite del patrimonio boschivo, che, come dicemmo, gli pervenne con le decisioni della Commissione feudale.

Home Page Sommario Indice Analitico