Palumbo_quaderno sequestro Giardullo

GIULIANO R. PALUMBO

IL SEQUESTRO DI PASQUALE GIARDULLO DI RAVISCANINA AVVENUTO IL 12 MARZO 1868[1]

(con 2 Appendici di 10 documenti non riportate in questa trascrizione)

Quaderno n. LIX dell’ISRI comitato di Caserta

II sequestro di persona a scopo d'estorsione, ha sempre svolto una parte importante nell'attività della Banda Santaniello operante nel Circondario di Piedimonte e in quelli di Cerreto e Isernia, dall'ottobre del 1864 al 30 Marzo 1868. II ricatto, quindi, era uno dei punti cardini sul quale si basava la stessa vita della Comitiva. Certamente una delle cause che concorrevano a proteggere i briganti, era la facilità con la quale i tantimanutengoli, potevano ottenere, con il loro appoggio e con una relativa facilità, delle ingenti somme di danaro a spese di pacifici cittadini[2].

Accedeva spesso, nel tormentato capitolo del brigantaggio dopo l'Unità d'Italia, che le Autorità preposte alla sicurezza pubblica, cedendo alle insistenti preghiere delle famiglie dei ricattati, si astenevano dal perseguitare gli autori, per il semplice timore che questi avrebbero potuto attuare crudeli vendette sulle persone dei rapiti. In questo modo, quindi, agevolavano tutte quelle misure che i parenti delle vittime credevano più convenienti adottare per la loro liberazione,nascondendo quasi sempre alle Autorità le somme realmente pagate ai briganti[3].

Se da una parte, però, questo sistema di prudente astensione e "sciente silenzio", dettato da sentimenti di pietà e d'umanità, tendeva ad ottenere col danaro ciò che non tanto facilmente, spesso col pericolo della vita, si poteva ottenere con la forza delle armi, dall'altra parte, si aveva un notevole incremento della delinquenza organizzata, spinta al reato dal miraggio di lauti e sicuri guadagni.

Anche del sequestro di Pasquale Giardullo, pastore di Raviscanina, per opera della Banda capitanata da Andrea Santaniello si ha un'idea del reato eseguito non solo a scopo d'estorsione, bensì per un sentimento di vendetta nei suoi con-fronti, per non aver voluto esaudire, come si raccontò, le ri-chieste dei briganti, specialmente in occasione del sequestro del farmacista Pietro d'Orsi, suo compaesano. E' senza dubbio un ricatto anomalo, perché si risolse in brevissimo tempo e nell'arco di una notte quando il Giardullo, approfittando del profondo sonno in cui erano caduti tutti i componenti della Comitiva Santaniello, era riuscito a fuggire dalle loro mani. Prima di passare alla narrazione dell'awenimento, bisogna premettere, che, quasi tutti i rapiti dai briganti della Banda Santaniello, e nel caso in esame, del pastore di Raviscanina, al momento della loro deposizione davanti alle Autorità Politiche e Militari, dichiaravano di essere riusciti a fuggire dalle loro mani perché immersi in sonno profondo.

Gli accertamenti di rito e le accurate investigazioni del giorno dopo la cattura del Giardullo, fecero scoprire un triste giro di connivenza legato al sequestro del farmacista D'Orsi, nel quale anche il pastore fu coinvolto sull'apparente motivo che non aveva voluto portare alla Banda "una buona colazione, portando invece poco pane e mezza testa di majale salato, trattenendo presso di se un prigiotto". Dalla famiglia D'Orsi, invece, fu indicato, oltre a portare i viveri, pure come latore delle somme spedite ai briganti per il rilascio del proprio congiunto Pietro.

Dal Compendio del Giudice di Piedimonte Raffaele Notarianni, che per Legge apriva ogni Istruzione processuale, relativo alla cattura di Pasquale Giardullo di Raviscanina, emerge che verso le ore serali del 12 marzo 1868, il Capobanda Andrea Santaniello, unitamente a Tommaso Di Mundo, Andrea Grippino, Nicola Angelillo e Salvatore Napoletano, lo sequestrarono mentre conduceva al pascolo il suo gregge caprino nella Contrada Campoceraso, in tenimento di Raviscanina e, legatolo, lo trasportarono velocemente al luogo detto Camporuccio, altra località silvana del Comune di Raviscanina.

Ivi i briganti sostarono per un breve tempo, dando modo al Di Mundo di scrivere un biglietto di riscatto in nome del Santaniello, con il quale si chiedeva alla moglie del Giardullo, la solita somma di Mille Ducati, pari a Lire italiane 4250; biglietto portato poi dal pastore Francescantonio Ferraro, incon-trato dai briganti subito dopo il sequestro e consegnato alla fi-glia Costanza che era stata testimone, unitamente ad un suoconterraneo Fiorentino Masiello, al sequestro del padre. La ragazza, dopo aver chiuso nella casetta le proprie capre, aiutata dal Masiello, corse in paese per recare la brutta notizia dell'avvenuto ricatto del genitore e consegnare alla madre il biglietto, del quale ignorava il contenuto, essendo analfabeta. A sua volta, la moglie del Giardullo, Raffaella Ferraro, datagli lettura, lo portò direttamente al Brigadiere De Chianzi Benedetto, comandante la stazione dei Reali Carabinieri di Raviscanina.

"Qui unito poi le consegno il biglietto stato mandato dai briganti sottoscritto dal capobanda Santaniello Andrea,chiedendo la somma di Ducati mille, pari a Lire 4250 e spesa al negozio di Raffaela Ferraro, moglie di Pasquale Giardullo"[4].

II testo del biglietto.

"Mia Cara Moglie

I Signori Briganti quest'oggi mi hanno portato con Essi, e vogliono docati mille, altrimenti mi uccidono, per cui se mi volete di nuovo vedermi in casa insieme con Voi, vedete di riunir quanto più potete, e dite pure a quelli che ci debbono dare, che ve lo dessero, perché ci é grande necessità. Vi prego pure di non mandare la somma a poco a poco che quegli hanno detto che mi uccidono, perché non vonno inciampo come a Don Pietro per avergli usata troppo confidenza e questa somma la dovete tener pronta fra il termine di due giorni, oltre di ciò mi manderete pure la spesa.

II Capitano Andrea Sant'Aniello."

Dall'analisi del biglietto d'estorsione emergono alcune considerazioni abbastanza importanti e relative, non tanto alla parte iniziale della richiesta: i soliti mille ducati, la dicitura I Signori Briganti, (dimenticando che erano dei malviventi), essi mi uccidono, bensì sulla conoscenza dello stato patrimoniale del ricattato e sui crediti in corso, sulla proibizione di mandare moneta minuta, che poteva essere d'ingombro e sul termine fissato in due giorni, par la spedizione. II basista della banda, in fondo era lo stesso brigante Tommaso Di Mundo, compaesano del sequestrato e come tale, sapeva le condizioni economiche e si può ipotizzare la brevità del ricatto, con la promessa del Giardullo di portare, segretamente, delle somme alla Banda, per la sua avvenuta liberazione, somme che con tutta probabilità non furono mai versate ai briganti, a causa della distruzione e la scomparsa dai territori del Circondario di Piedimonte della Comitiva Santaniello, avvenuta il 30 marzo dello stesso anno[5].

I Reali Carabinieri della Stazione di Raviscanina, appena informati del fatto, unitamente al drappello del 63° Fanteria di Linea ivi stanziato, si mossero alla volta della Contrada Campoceraso, sulle tracce di briganti, ma ogni tentativo fu inutile, perché essi erano scomparsi tra i boschi.

Eppure bastava salire su Camporuccio e trovare facilmente i malfattori nascosti nella boscaglia[6].

Al momento del ricatto erano presenti, oltre alla figlia Costanza, pure un certo Fiorentino Masiello, pastore di Raviscanina[7].

"Quando fu ricattato mio padre io mi trovavo poco lontana e stavo raccogliendo legna, quando vidi due persone armate, fra cui conobbi solo Tommaso Di Mundo, perché nostro compaesano, che lo legarono e lo menarono con loro; vidi pure altri tre briganti più lontani e, tranne il Di Mundo, non conobbi altre persone. Dolente della disgrazia toccata alla nostra casa, dopo d'aver assieme a Fiorentino Masiello rinchiuso le nostre capre, ci usci incontro il pastore Domenicantonio Ferraro e ci consegnò un biglietto datogli dai briganti per portarlo a mia madre cui fu subito dato appena giunsi in paese in compagnia del detto Masiello. Mia madre piangendo mi disse non so quando volevano i briganti per liberare mio padre e ne diede avviso ai Carabinieri Reali, ma per nostra buona sorte di ben per tempo, la mattina seguente mio padre era riuscito a fuggire. Non rammento cosa disse ai briganti, ma si lagnò d'essere stato maltrattato e percosso da uno di quei malviventi".

La notizia della fuga di Pasquale Giardullo colse impreparato anche il solerte Brigadiere dei Reali Carabinieri di Raviscanina che, nel momento in cui stava spedendo, per un pedone postale, i primi due rapporti sulle particolaritá e sull'invio del biglietto di riscatto[8], alle ore 6 antimeridiane, "il ricattato trovavasi in casa propria essendo questa notte riuscito a fuggire dai briganti, mentre questi stavano dormendo a terrapressodelfuoco da loro stato acceso, al luogo detto Catarci, tenimento di Raviscanina, lontano un quattro chilometri dall'avvenuto ricatto e 11 chilometri da Raviscanina"[9].

Immediatamente interrogato dal Brigadiere De Chianzi assicurò che i briganti non erano m numero di dieci, ma solo cinque e né vide altri, al di fuori del Santaniello, Di Mundo e altri tre sconosciuti. Tutti vestivano di nero e avevano barba intera ed armati di fucili a revolvers. Affermò pure di aver ricevuto dai brigante minacce di morte e alcuni schiaffi, oltre "un calcio di carabina sulla spalla destra, ma senza produrre contusioni o ferite". Denunciò, inoltre, un furto di due doppie lire d'argento, che gli erano state tolte da un brigante, mentre lo perquisiva.

In quanto poi alla brevità del sequestro e alla fuga, il pastore Giardullo fece presente che, "mentre stava coi briganti al fuoco a riscaldarsi, libero e senza legami, coglieva il momento che questi erano presi dal sonno, e levatosi pian piano, decise a fuggire, al che rivoltando un macigno in un burrone e lui prendendo altra direzione, i briganti quantunque l’inseguissero, ma confusi dal rumore del macigno che rotolava, presero l 'altra via, e cosi riuscì a mettersi in salvo".

II quattro agosto 1868, epoca in cui della Banda Santaniello non restava in campagna che il solo brigante Giovan Giuseppe Campagna, Pasquale Giardullo, ammise che, oltre al Capobanda e al suo compaesano Di Mundo, aveva conosciuto Andrea Grippino, Salvatore Napoletano e Nicola Angelillo, tutti armati di carabine a revolvers e fucili militari ad una canna[10].

"I briganti dopo d'avermi ligato le mani, mi obbligarono a tenerli dietro, siccome dovetti eseguire e vidi consegnare ad uno dei due caprai un biglietto diretto a mia moglie, con cui, mi fu detto d'aver domandato pel mio riscatto la somma di ducati mille; cammin facendo con la detta banda arrivammo alla Contrada Camporuccio, ivi ci fermammo e mi sciolsero facendomi guardare da uno di essi. Fortunatamente a circa due ore di notte del medesimo giorno, i prími quattro briganti stanchi e disagiati si posero a dormire, e Nicola Angelillo, a cui rimasi affidato, fu parimenti preso dal sonno, per modo che profittando di si preziosa occasione, dopo d'essermi ben assicurato, mi diedi in fuga, e per buona ventura pria che essi si fossero accorti della mia fuga, avevo già percorso un buon tratto di strada e perciò riuscii a giungere felicemente in mia casa in quella stessa notte, ove seppi da mia moglie che il biglietto era stato consegnato all'Arma dei Reali Carabinieri della Stazione di Raviscanina.

Debbo altresì aggiungere che allorché fui preso e ligato, quei malfattori mi presero a schiaffi e col calcio dei loro fucili, per una vile spavalderia e senza che vi avessi dato motivo.

Mia figlia Costanza trovavasi poco lontana da me quando fui ricattato e spiego meglio ricordandomi, che fu Domenico Ferraro alias Esposito, e non Giovanni Esposito, presente alla mia cattura ".

[1] ARCHIVIO DI STATO DI CASERTA. ATTI PROCESSUALI. (d'ora in avanti, AS. CE. AP.). Vol. LVIII / 3-4. Tribunale Civile e Correzionale di S. Maria Capua Vetere. Circolo d'Assise di Santa Maria. N. 226 del Registro Generale della Pretura di Piedimonte d'Alife. Procedimento Penale contro Santaniello Andrea, Di Mundo Tommaso, Grippino Andrea, Angelillo Nicola e Napoletano Salvatore. Imputati di: Associazione di malfattori in numero non minore di cinque ad oggetto di delinquere contro le persone e le proprietà. Grassone di una somma di Lire due e mancata estorsione di Lire 4250, mercè sequestro della persona e maltrattamenti che non costituiscono di per se crimine o delitto in persona di Pasquale Giardullo fu Arcangelo di Raviscanina. Occorso il dl 12 Marzo 1868.

[2] GIULIANO R. PALUMBO, Episodi di Brigantaggio m Cusano Mutri, IL sequestro di Donato Franco. ISRI. XXXIV. Piedimonte Matese, 2000.

[3] ISERNIA, ARCHIVIO DI STATO. Gabinetto del Prefetto. Segretariato Generale del Ministero dell'Interno. Riservata da Torino del 14 dicembre 1865. Oggetto: osservazione circa i ricatti. Ai Prefetti delle Provincie Meridionali del Regno.

[4] AS. CE. AP. Vol. citato. Carabinieri Reali. Stazione di Raviscanina. Rapporti n, 84 / Div. Terza. Raviscanina, del 13 Marzo 1868. Oggetto: sul ricatto fatto dai briganti del pastore Pasquale Giardullo.

[5] GIULIANO R. PALUMBO, BRIGANTAGGIO MERIDIONALE. II sequestro di Pietro Masucci di Castello e la distruzione della Banda Santaniello. ISRI. LVII. Piedimonte Matese, 2001.

[6] AS. CE. AP. Vol. citato. Carabinieri Reali. Stazione di Raviscanina. Rapporti n. 83 / Div. Terza. Raviscanina, del 12 Marzo 1868. Oggetto: ricatto fatto dai briganti.

"Facendo seguito al mio rapporto di ieri di cui trattasi la cattura del pastore Giardullo Pasquale, avvenuta lontano sette chilometri da Raviscanina, fo conoscere alla S. V. che lo scrivente unitamente ai suoi dipendenti e di unita a questo Distaccamento d3el 63° di Linea, quantunque dalle ore 2 ½ della stessa giornata e fino alle ore 7 fosse stato sulle tracce della masnada, le ricerche praticate non hanno rilevato le tracce e la direzione presa dai masnadieri".

[7] AS. CE. AP. Vol. citato. Pretura di Piedimonte d'Alife. Esame di testimonio senza giuramento di Costanza Giardullo di Pasquale, d'anni 13, nubile, contadina, figlia di famiglia, nata e domiciliata in Raviscanina.

[8] V. note n. 4 e6.

[9] AS. CE. AP. Carabinieri Reali. Stazione di Raviscanina, N. 85 /div. Terza. Raviscanina 13 Marzo 1868. Oggetto: ritorno del catturato Giardullo Pasquale.

[10] AS. CE. AP. Vol. citato. Pretura Mandamentale di Piedimonte d'Alife. Verbale di querela o denuncia orale di Pasquale Giardullo fa Arcangelo, d'anni 35, ammogliato con prole, possidente, capraio, nato e domiciliato in Raviscanina.