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Attilio Costarella

LA MORTE DI RAFFAELE MARROCCO

FONDATORE E PRIMO DIRETTORE DEL MUSEO ALIFANO

(In Il Museo Civico di Piedimonte nei Documenti dell’Archivio Storico, 2004, pp. 52-53)

Negli anni immediatamente successivi al 1946 non vi sono tracce nell’Archivio Storico di ulteriori donazioni o ritrovamenti di oggetti d’arte ed avanzi d’antichità. La frenetica e proficua attività degli anni passati aveva messo a dura prova la salute del Direttore, già compromessa da una bronchite cronica enfisematosa e cuore polmonare cronico.

I disagi della guerra avevano fatto il resto.

Il crepuscolo si avvicina, lentamente ed inesorabilmente. Sulle note di Beethoven, il silenzio, il dolore.

Il 12 Febbraio 1949 muore all’età di 73 anni, dopo breve malattia, l’ex applicato comunale ed Ispettore dei Monumenti e Scavi.

Di lui si ricorda il tratto arcigno e superbo, il piglio volitivo, la facile irascibilità che mai gli è stata d’ostacolo nei rapporti con l’Ente proprietario del Museo, la Città di Piedimonte; o con gli Amministratori, per i quali ha usato sempre massima cortesia nei rapporti e dignitosa riverenza; non mancando di fustigarli quando gli pareva che ignorassero la sua creatura. Ancora di lui si ricorda la profonda cultura classica messa a servizio per quasi quaranta anni della sua “ardente passione”, il Museo Alifano di Piedimonte, che grazie a lui nasceva già ricco di competenza ed entusiasmo nel lontano 1913 e prosperava rigoglioso negli anni a venire per i numerosi ritrovamenti e le generose donazioni dei cittadini che affidavano antiche vestigia alla sede imponente ed austera ove veniva, viene e verrà venerata sempre la memoria e la identità storica di Piedimonte e dintorni. Sotto la sua sapiente direzione, il materiale archeologico ed artistico, attraverso un certosino lavoro di anni, è cresciuto enormemente. Tanto e repentinamente è cresciuto che il locale a quattro vani in via Ercole d’Agnese di proprietà di Eugenio Ragucci è riempito di reperti nel giro di pochi mesi. Ed ecco il combattivo Direttore (ci sembra quasi di vederlo ancora!) chiedere decisamente ed ottenere dalle Autorità cittadine il parlatorio dell’ex Convento di San Salvatore, più capiente del primo. Ma anche questo è riempito in poco tempo. Cosicché quando, dopo circa un decennio, con l’abolizione dei Circondari si rendono disponibili i locali della soppressa Sottoprefettura, il Direttore comprende subito l’utilità di averli come sede definitiva del Museo. La sede è degna e adatta. Tutto è sistemato secondo l’origine e la possibilità degli ambienti. Un salone interno e varie salette che si affacciano nel cortile rispondono perfettamente alla divisione per epoche e per categorie del materiale che vi è contenuto. La collezione predisposta è la storia viva di Piedimonte e dell’Alifano, dalle lontanissime epoche geologiche in cui il Matese di oggi giaceva sotto il Mediterraneo, alla lontana preistoria d’Italia, a Roma, al Medio Evo fino al Risorgimento ed ai giorni nostri. Il piccolo ma fornito Museo di Piedimonte, che insieme a quello di Capua era l’unica realtà nella vasta Provincia di Caserta, è una scuola in cui i fossili, oggetti d’arte e di religione, scritture, monete, utensili sono gli indicatori muti ma eloquenti di tutta una evoluzione, di tutto un progresso. Talché “...desso non è una semplice raccolta di anticaglie, ma una forza-agente nell’educazione artistica ed una necessità storico-morale dell’arte...”[1].

Nella nuova e dignitosa sede, già ospitante la grande cultura dei domenicani, la Sottointendenza nel periodo borbonico e la Sottoprefettura nel nuovo Regno d’Italia, la collezione museale cresce a dismisura, fino a raggiungere la invidiabile vetta di 800 oggetti archeologici, più di 700 monete d’oro, d’argento e di bronzo che vanno dal Secolo IV a.C. ad Umberto I, tutte rinvenute nella regione; nonché pitture medioevali e moderne, mosaici, armi ed oggetti diversi.

Lo studio e la catalogazione dell’imponente materiale raccolto lo impegna per anni; e per anni presta la sua preziosa opera gratuitamente, come per regolamento, naturale inclinazione e manifesta volontà più volte espressa. Mai un lamento od una clamorosa protesta ne adombrano il piglio quando si concede spontaneamente alle cure della sua creatura. Per cui appare giusto e gradevole che la Città di Piedimonte, nel momento in cui si accinge a ricostruire la sua collezione museale, mortificata negli anni dalla dolorosa piaga dei furti, sia grata a questo suo figlio che con virtù e rettitudine ha fondato ed onorato questa pregevole ed utile istituzione, intitolandogli il Museo Civico che oggi risorge, come l’Araba Fenice, dalle sue stesse ceneri.

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[1] ARCHIVIO STORICO DELLA CITTÁ DI PIEDIMONTE, Anno 1930, Fondo Museo Alifano, Relazione sul “Museo Alifano” di Piedimonte d’Alife cit.