Instrumentum domesticum

INSTRUMENTUM DOMESTICUM

di mario nassa

(in AA. VV. Gian Francesco Trutta (1699-1786) archeologo e storico del Medio Volturno -Considerazioni su alcune dissertazioni, Quaderno n. 22 dell’ASMV, 1994, pp. 19-20)

L'importanza che ha avuto l'opera di G. F. Trutta riguardo alla epigrafia alifana è nota e facilmente ri­scontrabile. Basta aprire il volume IX del Corpus Inscriptionum Latinarum (C.I.L.) per vedere quante deci­ne di volte Theodor Mommsen, nella catalogaziene del­le iscrizioni di Allifae, rimandi il lettore alle pagine delle Dissertazioni istoriche...

L'arciprete di Santa Maria Maggiore non riunisce tutte le lapidi in una singola dissertazione ma la espo­ne gradualmente a supporto delle sue tesi che qualche volta sono discutibili ed altre volte errate, ciò nonostan­te si rivelano sempre dispensatrici di notizie preziose.

Ricordo che Mancini N., nel suo libro Allifae (1993), attribuisce i ruderi alle Torelle di San Potito alla famo­sa villa Camilliana di Plinio il Giovane, grazie ad una fistula incisa riportata dal Trutta.

Il prof. G. Camodeca nel suo articolo in "II territo­rio Alifano" (1990) riesamina l'iscrizione onoraria, pur­troppo mutila, "posta ad un senatore di rango pretorio" segnalata per la prima volta da Trutta a pag. 157 e ri­presa poi da vari autori.

Due ristampe della sua opera, curate dall'archeo-club di Alife, e quanto edito dall'associazione storica del M. V., dimostrano la persistente stima e la gratitu­dine, da parte dei conterranei verso di lui.

Minore attenzione (nelle raccolte epigrafiche) conti­nua ad essere data alla suppellettile domestica, che pur compare abbondantemente nelle pagine del nostro auto­re. Il materiale a cui accenna Trutta, unito a quello pubblicato altrove ed al restante tuttora inedito, è dive­nuto cospicuo e merita una maggiore considerazione da parte degli studiosi.

Pur essendo, alcune lapidi da lui riportate, mala­mente trascritte o non correttamente supplite, bisogna tener presente che una quarantina di esse risultavano inedite ed altre, deteriorate, continuano a destare incer­tezze anche dopo i recenti esami autoptici.

Ancora oggi, le sue pagine ispirano congetture agli storici locali, segno che su di esse, a oltre due secoli dalla pubblicazione, si continua a meditare.

Bollo doliare proveniente da Raviscanina (Grotte), recuperato dall'ispettore on. A. A. Vendettuoli.

(Foto M. Nassa)

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