Prefazione

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Prefazione del Consigliere Nazionale prof. dr. conte LIVIO GAETANI

La ricchezza, le fortune di una contrada sono legate all’operosità del suo popolo, ma non di rado sono promosse dalle bellezze naturali, dal clima saluberrimo e da altre favorevoli condizioni di ambiente.

Sarebbe errore affermare che la zona del Matese sia sufficientemente conosciuta in tutte le sue risorse; forse – anzi senza forse – essa non è del tutto conosciuta nemmeno dai suoi abitanti.

Le pagine che seguono dimostrano come, anche in passato, la zona del Matese sia stata fucina di rinomate produzioni agricole e industriali e di attivissimi commerci.

Se l’economia della zona non ha progredito con notevole ritmo, se in qualche settore si sono verificate alcune battute d’aspetto e se, infine, i cimeli del suo passato e lo splendore della natura non sono valsi a stimolare ulteriori balzi in avanti, la colpa va attribuita a un complesso di elementi, provocati, volta a volta, dalle vicende e forse anche dagli uomini.

Lo splendore al quale mi riferisco non è espressione esagerata. Lo si rileva dalla storia di queste nostre contrade, dagl’incontrastati segni di una remota civiltà che invano i secoli hanno tentato di distruggere.

Il montanaro, espertissimo nell’arte della pastorizia, attingeva dai pascoli ubertosi una vita non grama e tutto il necessario per erigere opere grandiose di difesa contro l’invasione di popoli usurpatori.

La molto lodevole opera di Raffaello Marrocco servirà a colmare una grave lacuna. E sono convinto che l’entusiasmo col quale il popolo del Matese accoglierà le sue pagine gli servirà d’incoraggiamento ad approfondire quei soggetti che egli stesso, per amore di brevità, ha dichiarato di sorvolare.

Gran merito spetta quindi al Marrocco per questo lavoro che si riallaccia ad altri importanti scritti che fanno ormai di lui lo storico del Sannio Alifano e l’appassionato studiose delle caratteristiche antiche e nuove della nostra terra. Dallo scritto traspare tutto lo slancio di chi crede nella bellezza e nel progresso della regione.

E quest’opera servirà all’uomo di oggi che, sebbene attivo, laborioso, parco nelle esigenze, manifesta tuttavia qualche ritrosità verso il nuovo, anche se presentato col collaudo di prove severe; servirà al rurale, affetto da mania di inurbamento (triste piaga che si sconta con la disoccupazione); ma soprattutto servirà alle giovani reclute, che noi abbiamo il dovere di educare all’amore per la propria terra.

Il libro scaturito dal cuore, oltre che dalla mente dell’Autore, allargherà il campo delle conoscenze sui paesi, sulle borgate e sulle campagne del maestoso nucleo del Matese, dai monti e dalle serre degli altipiani meravigliosi e dai campi ondulati; e alimenterà un benefico stimolo a maggiori indagazioni, che è di ogni vera giovinezza, orientando l’animo ed il pensiero verso la verità e verso il bello.

La posizione topografica, il sistema orografico, la feracità del suolo, rappresentano una naturale riserva di ricchezza, quantunque non sempre armonicamente e razionalmente sfruttata.

Questa zona ha tant’acqua generatrice di forze, ha tanto sole per creare tutta una dovizia di produzioni e premiare col benessere l’operoso abitante!

Ma la natura non è sempre assecondata e valorizzata dall’uomo.

L’antico montanaro, a passo lento ma continuo, è sceso a contendere il lavoro ai valligiani, improvvisandosi agricoltore.

I pascoli degli altipiani sono ancora là, spesso degradati e snaturati nella loro flora nutritiva, che attendono, dopo l’encomiabile esempio di qualche pioniere, il ritorno della loro gente che li rigeneri e che ne capti la fonte per dissetarsi col gregge.

Inconsulti disboscamenti sono la causa del disordine idrografico che, fortunatamente, solo in pochi punti ha portato le non poche tristi conseguenze al piano. Ed a ragione il nostro Autore vede dall’opera già intrapresa dalla benemerita Milizia Forestale (e che deve essere integrata ed estesa dall’iniziativa privata) la rigenerazione dei nostri monti; vede moltiplicati i greggi e accorsato l’alpeggio, rifiorita l’industria casearia, e schiere di turisti e sciatori correre con gioia per le nuove strade verso il “…re dei monti” e verso il lago ghiacciato o increspato “come merletto d’argento”.

Nella sua sintesi sulle origini, le tradizioni, l’arte, il folclore, l’Autore non trascura l’agricoltura che dona all’ambiente tutte le sue caratteristiche.

Al monte, al colle e al piano corrispondono tre rispettive agricolture con tre caratteri economico-sociali diversi.

Gli oliveti che ammantano il colle, spesso roccioso, ci testimoniano tutta una lunga, paziente, nonché ardita opera dei nostri nonni. Pochi, invero, sono quelli che la diuturna mano dell’uomo conserva in pieno rigoglio. I più sono ancora poco curati e con la loro esigua produzione alternata negli anni non compensano sufficientemente l’agricoltore. I recenti provvedimenti del Governo in favore dell’olivicoltura nazionale saranno indubbiamente forieri di progresso anche per il Sannio Alifano.

I vigneti che si arrampicano a mezza costa – rigogliosi e pingui di prodotto, non di rado rinomato – hanno potentemente legato il contadino alla terra ed hanno contribuito, più di ogni altra coltura, a creare un certo benessere nelle famiglie.

Domina qui la piccola proprietà coltivatrice, caratteristica per la densità di vegetazione arborea, spesso in miscuglio disordinato di specie e varietà.

La pianura, quantunque costituisca la parte più progredita e più fortunata, reclama ancora la risoluzione d’importanti problemi, come quelli riguardanti la sistemazione dei bacini montani, l’approvvigionamento idrico, la riattivazione e il completamento della rete stradale, il risanamento delle contrade malariche e l’irrigazione praticata con sistemi non aggiornati.

I terreni sono buoni in generale; si prestano a molteplici colture e se sistemati, concimati e, ove possibile, irrigati, sono capaci di abbondanti raccolti.

Non mancano aziende bene ordinate nel loro ciclo produttivo; ma spesso si notano ancora sistemi di coltura che dovrebbero ritenersi superati. Nelle rotazioni in uso viene assegnato ancora poco spazio al prato artificiale e in tutto l’ordinamento produttivo si nota squilibrio per un inadeguato impiego di mezzi tecnici.

Le sorti del patrimonio zootecnico sono intimamente connesse alle disponibilità di mangimi; il progresso già sensibile, in questo settore, in qualità e quantità, raggiungerà quei risultati confacenti alle necessità dei tempi nuovi solamente attraverso una maggiore estensione da assegnarsi ai prati artificiali.

I rapporti tra proprietà, impresa e mano d’opera si vanno orientando man mano verso un più alto senso di giustizia sociale mercè l’opera diuturna degli uffici agrari e sindacali, nonché di una valorosa e volenterosa schiera di tecnici e agricoltori.

Pur tuttavia, accanto a poche eccezioni, è ancora largamente in uso il contratto d’affitto a breve scadenza: mentre va eliminandosi la figura dell’accaparratore di terre che vive sui duri sacrifici imposti al lavoratore laborioso.

Oggi che, per opera del Fascismo, le antiche tradizioni della razza si sono svegliate e rinnovate in tutte le contrade d’Italia, anche la zona del Matese è pervasa da un soffio di vita nuova, e certamente essa saprà apprestare il suo contributo in favore dell’autarchia: così come ordina il DUCE per il benessere economico e la sicurezza politica della Nazione.

Le pagine che seguono faranno rivivere al lettore un’ora del passato, lo faranno meditare sulle condizioni presenti in rapporto ai bisogni dell’attuale momento storico, e gli comunicheranno la fiamma ravvivatrice di tutte le tradizioni e di tutte le forze.

Questo credo sia la principale aspirazione dell’Autore.

E noi siamo certi che la sua opera non resterà vana fatica.

LIVIO GAETANI

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