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Sul Medagliere del Museo Campano

In ANNUARIO ASMV 2000, pp. 221-248

a cura di Mario Nassa

Introduzione.

Al piano superiore del palazzo Antignano, sede del Museo Campano di Capua, nelle sale espositive XX e XXI[1] il visitatore può ammirare, in ordine, prima una importante collezione medaglistica (il cui insieme più ragguardevole è dovuto alla donazione della famiglia Garofano Venosta) e, subito dopo, quella monetaria la quale, a ragione, è dagli studiosi aggettivata importante.

Quest’ultima, anche se accompagnata nella biblioteca annessa all’Istituto da una discreta sezione di cataloghi ed opere numismatiche facilmente consultabili, grazie alla fattiva assistenza del responsabile dott. Pietro Menditto e dei suoi gentili collaboratori, appare forse non sufficientemente supportata, almeno nella parte più antica, da un intrinseco corredo storico-bibliografico.

Per la verità le notizie essenziali stanno pubblicate negli atti della Commissione Conservatrice dei Monumenti[2], nell’interessante corrispondenza Salazaro-Iannelli[3], nella rigorosa e sintetica esposizione del Parente[4], nell’articolo del Crawford[5] composto in occasione del centenario e in quelli dei Garofano-Venosta[6] situati all’interno di guide museali, pur tuttavia per chi volesse approfondirne la cronaca e la composizione, rispetto alle altre raccolte, è obiettivamente difficile saperne di più[7].

Non ripercorrerò, ovviamente, qui la storia del Museo; cosa alla quale, tra l’altro, hanno già provveduto studiosi di fama indiscussa[8].

Il presente contributo, molto circostanziato nel tempo, se consideriamo la oltre centenaria presenza di questa “mirabile unità museografica”[9], settoriale e lacunoso in vari punti, raccoglie solo una serie di documenti scritti (per lo più lettere e cartoline inedite) che possono aiutare a meglio comprendere le difficoltà organizzative di poco meno che un quinquennio a cavallo del 1930 e la encomiabile passione di alcuni tra coloro che vi hanno lavorato per trasmettercene immutato il contenuto.

Così come negli scritti precedenti anche in questo il solo proposito conduttore è stato quello di rendere, comunque, un premuroso servizio perciò le note arricchite da ampi stralci bibliografici, lontani dall’essere inutili orpelli, o peggio ancora ostentazione di conoscenza, esprimono il desiderio di permettere, nei limiti possibili, una più facile condivisione delle fonti. L’esempio ispiratore, meditato, è come sempre nelle parole ...et, cum accepisset linteum, praecinxit se...

***

“I lavori di sistemazione e di riordinamento della Sezione archeologica, ebbero inizio nel 1927; sottoposti a frequenti ed a più o meno lunghe interruzioni dovute a difficoltà di bilancio, potevano considerarsi ultimati solo all’inizio di quest’anno. Tra i miei cooperatori debbo ricordare l’ing. Di Pompeo per l’assistenza tecnica ai lavori, l’assistente Tarabbo per l’ordinamento delle collezioni del pianterreno e delle terrecotte; gl’ispettori Mingazzini[10] e Adriani per il riordinamento e la classificazione dei vasi e dell’Antiquario; l’ispettore on. Marrocco per l’opera da lui data all’esposizione del Medagliere ...” queste righe scritte dal prof. Maiuri nel 1933 riguardo al Museo Provinciale Campano di Capua[11] mi hanno invogliato a ricercare nell’archivio dell’Associazione Storica del Medio Volturno qualche riscontro dell’opera ivi prestata dal nostro conterraneo del quale ho, negli ultimi anni, evidenziato il grande lavoro svolto per il museo da lui voluto e realizzato a Piedimonte. Da questo tentativo sono fortunatamente emerse, alcune ricevute, appunti e lettere specialmente tra il nostro studioso e il comm. Raffaele Orsini, direttore del suddetto museo dal 1920 al 1939, che mi appresto a pubblicare in quelle parti che meglio ci aiutano a capire il tipo di collaborazione da lui prestato.

Cominciamo subito con la nomina ufficiale, per il riordinamento della collezione numismatica, della Primavera del 1929:

Mi è gradito comunicare alla S. V. Ill.ma che il Consiglio di Amministrazione del Museo Campano di Capua nella sua ultima tornata, su proposta del componente Prof. Maiuri deliberava incaricarla di redigere l’inventario delle monete antiche appartenenti alla collez«z»ione numismatica del Museo ed avendo appreso con compiacimento che ella offriva disinteressa<ta>mente la sua opera per tale ordinamento stabiliva corrisponderle la somma di lire cinquecento a titolo di rimborso delle spese che ella dovrà sostenere per recarsi a Capua per l’espletamento dell’incarico. Per poter svolgere il lavoro ella potrà rivolgersi al Direttore del Museo Comm. Orsini ed al Segretario funzionante Rag. Mellone, di questa Amministrazione [12].

I contatti, però, come si può facilmente immaginare, pianificati per tempo dal soprintendente Maiuri, ospite del Marrocco, durante la sua visita al museo locale e ai resti megalitici di monte Cila a Piedimonte[13], erano già stati avviati nei mesi antecedenti come testimonia questa lettera dell’Orsini del 27 Dicembre 1928, molto interessante per come vi è descritta la situazione di partenza:

Gentile collega,

Stamani mi è pervenuta la favorita vostra del 23 e mi affretto a rispondervi facendovi sapere che domenica sarò ben lieto di vedervi.

Non so se siete stato informato che in seguito alla caduta di una parte del soffitto di uno dei saloni del Museo, furono infranti quasi tutti i vetri degli scaffali che contenevano la raccolta numismatica, e che in seguito di ciò fui costretto a far passare pel crivello i calcinacci per raccogliere le monete che vi erano andate confuse.

Ora esse sono conservate alla rinfusa nella cassaforte, sicché il lavoro che bisognerà fare dovrà cominciare ab imis. Stabiliremo assieme domenica il da fare.

Ricambio i più cordiali auguri ed affettuosamente vi saluto.

Dev.mo Vostro” (firma R. Orsini).

Quel che conta è che il 2 aprile del 1929, in pratica una dozzina di giorni dopo la comunicazione della nomina, risulta essere avvenuta, in Capua, una prima consegna, informale, di 300 monete antiche e dopo le feste pasquali il lavoro di catalogazione ebbe inizio come appare da uno scritto del direttore datato 19 aprile:

Gentile amico,

Rispondo prontamente alla vostra cartolina, facendovi sapere che io vi consegnai cento monete d’argento e duecento di bronzo. Può darsi benissimo che fra quelle d’argento ne sia capitata una foderata o di mistura.

Vogliate prevenirmi sempre con un po’ d’anticipo della vostra venuta onde io possa fare in modo di trovarmi in Capua quel giorno...

Successivamente, dovette seguire da parte del prof. Marrocco una nuova e motivata richiesta di consegna alla quale il direttore, accompagnando a sua volta il diniego con le dovute spiegazioni, cortesemente rispose il 31 maggio:

...Quello che mi dite mi pare giusto, perché certo faciliterebbe assai il vostro lavoro, ma io credo di non avere la facoltà di poter aderire al vostro desiderio, penso anzi di essere andato al di là del regolare concedendovi di asportarne una piccola parte.

Se si trattasse di fare il lavoro su monete di mia proprietà sarebbe tutt’altra cosa, perché io non dovendo dar conto che a me stesso, non avrei nessuna difficoltà, sapendo di essere in buone mani; come Direttore la cosa è diversa: dovrei stare a chiedere autorizzazione all’Amministrazione Provinciale di Napoli e l’esito chi sa quale sarebbe.

Penso che si potrebbe trovare una via di mezzo e cioè: fare il lavoro con singole schede, con la descrizione dettagliata di una moneta su ognuna di esse, così si può avere il comodo dello spostamento e raggruppamento, come se si avesse in mano le relative monete. Naturalmente ogni scheda corrisponderebbe al numero della bustina, da permettere poi in caso di bisogno di poter trovare facilmente la relativa moneta per confronti od altro.

Fatto così il lavoro, combinati i raggruppamenti la classificazione ecc. il catalogo diventerebbe un’inezia.

In questo modo senza stare a chiedere autorizzazioni superiori, senza, come spiritosamente diciamo in dialetto: – mettere campanelli al collo dei gatti – voi potrete continuare pacificamente il lavoro iniziato ....

Il Marrocco, probabilmente non soddisfatto di tale via, si offrì allora di provvedere egli stesso a scrivere al Preside della Provincia di Napoli dichiarando che avvedutosi che il “lavoro, per alcune difficoltà di natura tecnica” non sarebbe potuto proseguire con la dovuta speditezza fosse autorizzato il direttore del Museo Campano a consegnargli, “previa ricevuta, dei gruppi di monete” in modo da poter più agevolmente “fare le opportune comparazioni e gli analoghi confronti nelle opere di consultazione” e “raggrupparle e numerarle nell’ordine geografico-regionale prescritto per la classificazione scientifica ...”[14]. In pari data sollecitò un politico (forse lo stesso Morisani) affinché si adoperasse ad esaudire questo suo desiderio al fine di poter tranquillamente svolgere “un lavoro che sia anche scientifico, come giustamente vogliono il Soprintendente Maiuri e numerosi studiosi di numismatica”[15].

L’impegno pertanto prosegue. Il 6 giugno avviene la riconsegna di 260 monete già classificate ed il ritiro di altre 346 tutte di argento tranne una di elettro identificabile, credo, con l’aureo anepigrafe recante nel dritto una imberbe testa gianiforme che tuttora fa bella mostra di sé in vetrina.

È del 13 dello stesso mese, prot. n. 216 la seguente lettera dell’Orsini che riporto integralmente, così come altre successive:

Gentile collega

Rispondo prontamente alla favorita Vostra che mi ha portata la scheda che avete preparata per la catalogazione delle monete. Meglio di quella che l’avete fatta non potevate farla e vedrete che il Vostro lavoro procederà spiccio dandovi agio di fare tutti i raggruppamenti o divisioni che crederete opportuno.

State senza pensiero, ché nessuno vedrà le monete classificate essendo esse chiuse nella cassaforte al sicuro di ogni sguardo indiscreto.

Circa la mia venuta certamente non sarà a tanto breve scadenza per varie ragioni, compresa la recente morte di un quasi mio nipote: il prof. Guido Arena un carissimo giovane ed insigne professionista, tragicamente finito a Napoli, lunedì mattina.

Salutandovi cordialmente mi riconfermo pel

Dev.mo Vostro” (Firma).

Intorno alla metà di luglio il Marrocco è di nuovo a Capua, restituisce 327 pezzi etichettati e ne preleva 406. Un altro impegnativo viaggio avviene a Ferragosto con restituzione e prelievo rispettivamente di 306 e 212 monete.

La corrispondenza tra i due intanto continua. In settembre, a proposito di spese inerenti al catalogo leggiamo:

“Faccio seguito alla mia cartolina per farvi sapere che da Napoli mi è stato comunicato che la vostra richiesta dev’essere trasmessa a mezzo del Comm. MAIURI il quale ha avuto incarico di precisare la somma occorrente pel catalogo ed il modo di corrisponderla, vogliate quindi scrivere a lui, perché faccia prendere gli opportuni provvedimenti.

Io ho tolto tutte le monete dai medaglieri, perché questi si dovevano aggiustare e dipingere e ne è venuto per conseguenza un bel Caos; ed è perciò che vi scrissi di portare molte bustine, per poterle sceverare.

Molti cordiali saluti.

Dev.mo Vostro

(Firma).

Seguono mesi di silenzio e di pausa nel lavoro. Il 20 dicembre, in previsione di una possibile visita eccellente, il direttore scrive a Piedimonte:

Gentile collega,

Ieri a Napoli in occasione della riunione della Giunta Direttiva del Museo vidi il Comm. Maiuri il quale mi domandò a che ne stava il riordinamento del Medagliere e naturalmente dovetti dirgli che era un pezzo che non vi avevo più veduto.

Siccome nella riunione si discusse della possibilità della venuta del Re a Capua per l’inaugurazione del monumento ai Caduti, che dovrà farsi nella prossima primavera, il Comm. Maiuri prevedendo una visita di S. Maestà al Museo, mi disse che è necessario che per quell’epoca il Medagliere sia in regola.

Mi affretto a comunicarvi ciò pregandovi di farmi sapere a che ne state col vostro lavoro e se credete che il rimanente del materiale ancora da esaminare, possa essere celermente studiato ed ordinato per quel tempo.

Colgo l’occasione della presente per farvi i miei migliori auguri pel Natale e nuovo anno.

Con i più cordiali saluti sono

Dev. Vostro

(Firma).

Il giorno dopo è lo stesso Sovrintendente Maiuri che, pur non accennando alla visita regale, chiede al suo collaboratore di accelerare i tempi[16]:

Prego la S. V. ill.ma di volermi dare notizie circa la compilazione del catalogo del medagliere del Museo provinciale campano, affidata alla sua nota competenza.

Ad ogni modo, Le sarei tenuto se volesse affrettarne il lavoro, affinché il catalogo sia completato nel più breve tempo possibile.

Ciò anche in considerazione della prossima inaugurazione del Museo.

Con osservanza.

Il Soprintendente

(Firma).

Immediatamente, esponendo le proprie giustificazioni, così risponde il Marrocco[17]:

Ill.mo Sig. R. Soprintendente alle Antichità – Napoli

Con riferimento alla nota contrassegnata pregiomi informare la S. V. I. di aver classificato finora un migliaio di monete del Museo Campano di Capua. Ho dovuto smettere il lavoro da oltre due mesi perché affetto d’indebolimento visivo causatomi appunto dallo esame delle monete stesse. Riprenderò il lavoro, senza meno, fra giorni, e conto di completarlo prima dell’inaugurazione del Museo.

Con l’occasione prego la S. V. I. compiacersi favorirmi per poco tempo i volumi del Cohen per accelerare il lavoro in oggetto.

Con osservanza

L’Ispettore.

La voglia di far presto c’è ed il lavoro diventa frenetico ma per il giorno stabilito non si riuscirà ad inaugurare né l’opera scultorea del Cifariello, né il museo.

Come promesso ecco il nostro studioso di nuovo a Capua il 6 gennaio, il 23 febbraio ed il 14 aprile 1930 per riconsegnare, in totale, 1.676 monete di cui 893 di scarto e prelevarne 3.188. Tra esse vi sono le 107 d’oro possedute in quel tempo dal Museo Campano, 14 delle quali impegneranno per molto tempo il catalogatore tanto da risultare restituite più di un anno e mezzo dopo. Il 3 settembre 1.220 numerari ritornano nel Museo d’origine ed il 14 dello stesso mese c’è il ritiro di altri 941. Per quell’anno è tutto.

Riguardo invece alla corrispondenza, porta la data 29 settembre 1930 una minuta prot. 286 indirizzata al Sovrintendente Maiuri, forse rielaborata e spedita circa un mese dopo, nella quale si legge:

Ill.mo Sig. Soprintendente...

Pregiomi comunicare alla S. V. I. che il lavoro di riordinamento del medagliere del Museo Campano di Capua prosegue alacremente e conto terminarlo nell’anno corrente. Fino a tutto il 3 volgente mese ho consegnato a quel Direttore n. 3760 monete, comprese quelle di scarto. Perché, poi, la S. V. medesima possa rendersi conto del lavoro paziente di classificazione, accludo n. 3 tipi di schede da me adottate.

Occorre, intanto, invitare quel Direttore ad approntare la terza vetrina per la conservazione delle monete (due sono già pronte) facendo collocare due piani inclinati su un lungo tavolo esistente nel detto Museo, e ciò è per tenere separate le serie: greca, romana, e medievale-moderna.

Per la stampa di N. 3000 schede; per la confezione di N. 3000 bustine, e per n. 9 viaggi Piedimonte-Capua e viceversa fatti fino al 14 volgente, ho anticipato di mio L. 603,00. Prego, perciò, la S. V. I. di compiacersi dare il Suo autorevole nulla-osta all’Amministrazione Provinciale di Napoli per il pagamento in mio favore delle prime L. 500, a suo tempo stabilite dalla Commissione, senza di che la stessa Amministrazione non può eseguire il pagamento medesimo.

Con osservanza.

Il R. Ispettore.

La replica del Sovrintendente datata 27 ottobre, prot. n. 6177, risposta al foglio del 23/10/930 riporta:

Chiar.mo Prof. Raffaele Marrocco...

Per poter sollecitare dalla Provincia il pagamento delle Lire 500 per l’opera da Lei data pel riordinamento del Medagliere del Museo Campano, ho dovuto, a mia volta, chiedere il nulla osta del Direttore dell’Istituto.

Non appena mi sarà pervenuta risposta interesserò l’Amministrazione Provinciale.

Con i migliori saluti.

Il Soprintendente

(Firma).

È ancora il Sovrintendente Maiuri che in data 31 gennaio del nuovo anno 1931, prot. n. 670 che chiede:

Indipendentemente dalle Lire 500 da corrispondersi alla S. V. da parte dell’Amministrazione Provinciale di Napoli, per il cui pagamento questa Soprintendenza ebbe già da tempo a dare il proprio nulla osta, interesserebbe sapere quanto altro resta a fare per il completo riordinamento del medagliere del Museo Campano, e di conseguenza, la somma che, a parere della S. V., occorrerà che l’Amministrazione impegni per tale lavoro.

La prego di favorirmi tali notizie che avrò cura di comunicare alla Provincia.

Con i migliori saluti.

Il Soprintendente

(Firma).

Risposta del Marrocco[18]:

In relazione alla nota controdistinta pregiomi informare la S. V. I. che le ulteriori spese inerenti al riordinamento del medagliere del Museo Campano, cioè: schede, bustine e viaggi, potranno sommare a L. 300,00.

Profitto di questa circostanza per comunicarle che malgrado il nulla-osta dato dalla S. V. I. alla Provincia pel pagamento delle L. 500,00 già deliberate, la somma non mi è stata più versata, ed ho appreso che l’Amministrazione Provinciale fa la questione che detto pagamento debba farsi a lavoro compiuto, senza comprendere che le L. 500 non sono per compenso, al quale rinunziai, ma per rimborso di spese.

Se le monete del Museo Campano fossero state in n. di 3000, come la prima volta mi fu riferito, il lavoro sarebbe stato compiuto già da tempo, ma esse, invece ammontano a 6000 (salvo lo scarto), ed allora le prime L. 500,00 deliberate si dovevano per forza dimostrare insufficienti. La spesa complessiva che dovrà affrontare la Provincia è di L. 800,00, con le quali si garantisce un patrimonio numismatico d’ingente valore. La Provincia, quindi, non deve fare una questione di lana caprina, come suol dirsi, di fronte ad un lavoro che compio gratuitamente nel suo esclusivo interesse.

Con osservanza.

L’Ispettore.

Il 5 febbraio l’ispettore onorario scrive al direttore Orsini[19]:

Egregio Commendatore,

Vi chiedo un singolare favore, di perdere per me un po’ di tempo, nel senso di favorirmi un notamento del numero delle monete consegnatemi e del numero delle monete da me restituite, distinguendo il notamento in monete di oro, di argento e di bronzo. Ciò perché ho smarrito i miei appunti, ed io voglio essere esatto, specialmente nei vostri riguardi. Del resto, anche non volendo aprire la cassaforte, potrete ricavare le notizie dai vostri appunti.

Confido nella vostra amabilità.

Cordialmente.

A sua volta, speditamente, il comm. Orsini risponde[20]:

Gentile amico.

Giusta il Vostro desiderio vi fo tenere qui affogliato uno specchietto dal quale rileverete quanto desiderate sapere circa le monete consegnatevi o restituite. Vedrete così che avete avuto N° 4992 monete, S. E. ed O.

Queste notizie le ho desunte dai singoli biglietti di ricevuta e consegna.

Nel fare lo specchietto ho osservato che mentre vi fu consegnata una sola moneta di elettro, ne avete restituite due, cosa che non mi so spiegare.

Spero di rivederVi presto ed intanto cordialmente Vi saluto

Dev.mo Vostro.

(Firma).

Finalmente una minuta manoscritta, datata 8/2/1931, prot. n. 299, indirizzata al Sovrintendente Maiuri dà l’informazione dell’avvenuto pagamento tramite vaglia delle 500 lire di cui sopra più volte si è detto.

Ancora il direttore con cartolina di risposta inviata da Capua il 25 marzo comunica al “gentile amico” che le monete consegnategli il giorno 8 dello stesso mese erano 574 di cui 95 di argento tra greche e consolari, 3 di argento italiane 10 non identificate, forse in mistura, e 466 tra consolari ed imperiali, in bronzo.

Passano alcuni mesi ed è ancora il commendatore Orsini a rompere il silenzio con la seguente cartolina del 4 Agosto:

Gentile amico.

Ieri venne l’Amministrazione Provinciale di Napoli per vedere i lavori del Museo e fu stabilito di inaugurare la parte antica pel 28 Ottobre. Questa determinazione m’induce a pregarvi di voler portare al più presto le monete già esaminate e prendervi il residuo, perché converrà che per quell’epoca tutto sia a posto.

Confido di vedere accolta sollecitamente la mia preghiera e con tale fiducia vi porgo i miei più cordiali saluti.

(Firma).

La solita minuta manoscritta, questa volta senza data, ci dà il tenore della risposta:

Illustre e Gentile Commendatore,

Ricevetti la Vs. cartolina del 4 corrente e prendo atto di quanto mi comunicate. Se non fossi stato infermo per circa tre mesi, come già sapete, a quest’ora avrei completato il lavoro. Ad ogni modo, riprendo le mie fatiche e per la fine del mese sarò costì per la consegna e per ritirare le altre monete ...

In realtà vi si recò in autunno, alla fine di settembre, riportando 1.023 monete e ritirandone 990. Dovettero seguire, alcune richieste da parte del Marrocco alle quali il direttore Orsini rispose l’8 Ottobre:

...Circa quanto mi dite per i medaglieri sottoporrò la Vostra lettera al Comm. Maiuri, che aspetto in questi giorni, e si provvederà secondo deciderà.

Nella riunione tenuta sabato scorso a Napoli si decise che, pur dicendo che il Museo s’inaugurerebbe il 28 Ottobre, ne sarà rimandata di alcuni giorni l’inaugurazione, perché s’è visto che c’è molto da fare e che non è possibile essere pronti pel 28.

Circa il Vostro desiderio vedrò di acconten<ta>rvi nel miglior modo possibile, perché è troppo giusto quello che voi dite, e non è il caso di farvi fare delle spese superflue quando si possono evitare ...

Il 21 Ottobre:

...Si è determinato di esporre nel Medagliere girevole che si è preparato, i pezzi più interessanti delle singole serie di monete divise in sei sezioni: REPUBBLICANE ed OSCHE – IMPERIALI – BIZANTINE – MEDIEVALI – MONARCHIA NAPOLETANA (Vice Regnale) e BORBONICHE.

Per far questo voi dovreste scegliere un certo numero delle più interessanti degne di esposizione e dirmi scompartimento per scompartimento quante ce ne possono andare, segnando con tanti circoli per ogni scompartimento i singoli posti secondo la loro grandezza. (diametro)

Perché possiate fare il lavoro con esattezza vi mando un foglio di carta con la esatta misura di uno dei sei lati. Voi ne potreste preparare gli altri cinque e fare la distribuzione come vi ho accennato.

La parte utile è solo quella bianca, quella brunita col lapis rappresenta quella che viene coperta dalla cornice.

Abbiamo saputo che al Vaticano i Medaglieri sono tutti così, ed io credo che questo farà sì che se ne faranno anche degli altri per metterli davanti alle finestre.

I vecchi medaglieri, pare, saranno utilizzati o per esporre i piccoli bronzi o le fotografie ...

Il 23 Ottobre:

...Faccio seguito alla mia lettera di ieri per dirvi che ripensando alla distribuzione delle monete da esporre nel Medagliere trovo che sarebbe meglio, se lo approvate, distribuire così le sei categorie: VRBICHE (Osche comprese)[21] – REPVBBLICANE o CONSOLARI[22] – IMPERIALI (alto Impero)[23] – BIZANTINE (basso impero) – MEDIOEVALI[24] e MONARCHIA NAPOLETANA – VICE REGNALI e BORBONICHE.

Credo che in questo modo si potrà fare una bella scelta e disporre decorosamente i pezzi migliori. In prosieguo poi si vedrà come fare la sistemazione definitiva.

Io ho ancora un discreto gruzzolo di monete, fra cui diverse borboniche, che pure dovreste venire a ritirare ...

Dalla ricevuta sappiamo che erano 696 e furono ritirate il 14 dicembre. Un altro anno, intanto, è passato. Del seguente 1932 abbiamo una minuta senza data scritta, probabilmente, da Gugliemo primogenito dell’ispettore, credo in febbraio:

Egregio Commendatore

L’esame radiologico della spalla destra diede risultato la frattura dell’omero, anziché la lussazione, come in un primo momento si ritenne. Papà, quindi, con vero stento, può scrivere un poco, occupandosi di codesto medagliere. Va però migliorando assai, e più in là dovrà andare ad Agnano per i fanghi. Egli ha deciso di venire a Capua verso la fine del mese corrente per consegnarvi il resto delle monete e per mettere a posto tutto il classificato trattenendosi per più giorni. Vi prega perciò di fargli trovare pronti gli scaffali, come con lui rimaneste il 14 dicembre, in modo che come sarà costì possa mettersi al lavoro. Egli avrà bisogno dell’aiuto di quel signore addetto alla Biblioteca, il secondo custode, perché possa aiutarlo a scrivere i numeri sulle schede. Gli farete trovare una bottiglina di inchiostro rosso di buona qualità, una bottiglina di gomma liquida ed anche delle steariche, perché, per sbrigarsi subito, lavorerà anche di sera. Papà desidera venire verso la fine del mese perché dopo non terrebbe più tempo disponibile, dato che la sua licenza dall’Ufficio municipale, scade il 10 marzo p. v. Vi raccomanda, quindi, di tenere approntato ogni cosa...

La visita poté, però, avvenire soltanto in data 7 marzo come si evince dalla nota di consegna di altre 277 monete ed il rimanente lavoro slittò al periodo estivo. In agosto troviamo la seguente lettera dell’Orsini [25]:

Gentile amico,

Il Comm. Maiuri è fermamente deciso di inaugurare il Museo pel 28 Ottobre ed io perciò credo opportuno farvelo sapere, perché possiate approntare il vostro lavoro onde per quel giorno anche il monetiere sia in ordine.

Come sapete nella sala destinata al monetiere, oltre il medagliere girevole di cui vi parlai, si sono messe su tre pareti della vetrine inclinate sostenute da mensole e queste vetrine porteranno dei cartoni forati delle tre dimensioni, gran bronzi, medii bronzi e piccoli bronzi, a piacere, perché si può sostituire un cartone con un altro; questi cartoni hanno la dimensione di mm. 57 x 65.

Per averli ho fatto fare i relativi punzoni con la vite d’Archimede, sicché se ne potrà fare la quantità che ci occorre.

I medaglieri messi alle pareti sono 10 di cui otto sono della lunghezza di cm. 41 x 108,4 e due, che sono a spigoli, affiancati nell’angolo, sono di cm. 41 – 71 per cm. 100.

Vi mando queste misure, perché possiate calcolare voi stesso quanti cartoni vanno per ogni medagliere e farvi una mente locale per situarvi le monete secondo meglio crederete, così a tavolino potreste fare il lavoro come se aveste presente i medaglieri.

Per i due a spigoli acuti si può vedere di studiare per adattare verso lo spigolo i cartoni con i fori più piccoli tagliandone un pezzetto.

Vi mando anche le misure del medagliere girevole, perché anche per questo possiate fare lo stesso lavoro; esso è a 6 lati ed ogni lato misura cm. 51 di larghezza inferiore, 95 di larghezza superiore e 57,5 di altezza.

Quando avrete fatto tutti i vostri calcoli mi farete sapere il risultato, perché io possa approntare il numero dei cartoni necessarii, e poi più in là mi direte quando vorrete venire per la messa a posto.

Le monete di supero potranno collocarsi nel medagliere ad armadio[26] dove c’è posto per 7000 monete ...

A febbraio del 1933 ritroviamo un nuovo sollecito da parte del Soprintendente[27]:

Poiché i lavori di riordinamento del Museo Campano volgono alla fine e la inaugurazione è prossima, si rende necessario che anche il Medagliere, almeno una parte di esso, venga esposto nelle vetrine appositamente costruite.

La prego perciò vivamente perché voglia affrettare il suo lavoro e prendere impegno di condurlo a termine, almeno parzialmente ripeto, entro breve termine.

Gradirò una sua assicurazione in proposito.

Il Soprintendente.

(Firma).

La risposta del Marrocco del 22 febbraio, prot. n. 437 la ricaviamo dalla consueta minuta manoscritta:

Ill.mo Sig. R. Soprintendente alle Antichità – Napoli

La sistemazione del medagliere del Museo Provinciale Campano importa una permanenza colà di una ventina di giorni, e se fatta parzialmente, almeno di una settimana. Ciò mi assoggetterebbe a non poche spese (viaggio andata-ritorno, soggiorno, ecc.). E siccome l’Amministrazione Provinciale di Napoli non ha ancora deliberata questa nuova spesa, che si aggira intorno alle L. 300,00, come ebbi l’onore di riferirle altra volta, e poiché per avere le precedenti L. 500,00 – sulle 600 da me spese – attesi circa due anni, e non vorrei ora attendere altrettanto tempo, mi permetto pregarla perché si compiaccia premurare l’On. Preside della Provincia a determinare il pagamento della detta somma.

Assicuro che appena in possesso, mi porterò a Capua a compiere il lavoro se non completo, almeno parziale.

Replico così alla Sua controsegnata.

Con osservanza.

L’Ispettore.

Dieci giorni dopo il direttore Orsini avverte[28]:

Gentile amico,

questa mattina è venuto il Comm. Maiuri per una visita al Museo e mi ha chiesto se era stata completata la consegna delle monete. Non avendogli potuto rispondere affermativamente, così vengo a pregarvi di farlo con cortese sollecitudine per far sì che il monetiere sia pronto il giorno della inaugurazione.

Con l’occasione vi prego di voler portare anche quei cataloghi che vi prestai.

Con i più cordiali saluti per voi ed i vostri.

Vostro dev.mo

(Firma).

P. S. Il Ragioniere del Museo mi ha assicurato di avere accantonate L. 300,00 per destinarle a voi per indennizzo spese.

Sempre da Piedimonte Marrocco risponde il 4 marzo:

Egregio Comm. Raffaele Orsini – Capua

Mi pervenne al vostra del 2 corrente ed in riscontro comunico che nel pomeriggio di sabato, 11 corrente, sarò a Capua per iniziare il mio lavoro. Me ne ritornerò qui la sera di Domenica. Così farò ogni settimana, salvo, se sarà necessario, trattenermi per più giorni consecutivi. Siccome intendo lavorare anche la sera, vi prego farmi trovare un lume, nonché un po’ d’inchiostro rosso e nero, e della gomma liquida per incollare. Se e possibile anche un tavolo. Compiacetevi dire al Ragioniere del Museo che può spedirmi anche la somma indicata.

Ossequi cordialissimi.

Ancora il direttore con lettera del 7 marzo, prot. n. 70:

Gentile amico,

mi è pervenuta la vostra e, giusta quanto mi dite, farò approntare l’occorrente perché sabato possiate cominciare il vostro lavoro.

Circa il rimborso delle lire trecento spero potervele dare alla vostra venuta perché finora l’amministrazione non ha ancora rimborsato a questo Economo l’ultimo rendiconto presentato.

Con molti distinti saluti sono sempre il

Vostro dev.mo

(Firma).

Reca la data dell’11 marzo l’ultima consegna delle residue 515 monete. Non ho trovato altro per tutti i mesi estivi. Il 15 settembre è di nuovo il comm. Orsini che, tra una prima ed un’ultima parte a carattere familiare, scrive:

...Colgo l’occasione per pregarvi di farmi sapere il nome dell’Ispettore Onorario per Mignano, se Mignano è Capoluogo di Mandamento, se no quello del paese col quale va Mignano. Anzi mi fareste maggiore cortesia se invece di un solo nome mi farete sapere quelli di tutti gli Ispettori dei mandamenti della già Terra di Lavoro. Al Museo c’è questo elenco ma voi sapete le condizioni dell’Archivio e Biblioteca e perciò non è stato possibile trovarlo.

Ho fatto lo spoglio dalle vostre schede delle monete Osche di Capua e mi è parso di notare che ve n’è una sola col Giove e l’Aquila sul fulmine[29] mentre mi pare di ricordare che dovrebbero essere due, una acquistata dall’Jannelli e l’altra proprio da me, dal numismatico Ratto. Mi propongo di andare a verificare di persona, perché può darsi che Acunzo non me l’ha date tutte ma intanto domando a Voi, ché forse potrete ricordarlo, se ne avete visto uno o due esemplari.

Mancano ancora due monetine col solo trofeo nel rovescio, (senza la vittoria)[30] ma queste devono mancare da molto tempo, perché vedo in un elenco che feci parecchi anni fa, accanto ad esse un interrogativo che vi misi allora ...

Ad un sollecito per mancata risposta del 27 dello stesso mese il Marrocco risponde il giorno appresso, tra l’altro, così:

...In quanto alle monete di cui mi fate cenno, non so dirvi nulla, perché nulla ricordo. Potrebbe darsi che qualcuna di Giove con l’aquila stia negli scarti, forse perché sconservata. Ugualmente per le altre. Non vi preoccupate per questo: quando verrò a Capua, me ne occuperò. Devo dirvi soltanto che io tenni molto a classificare le monete di Capua più per voi che per altro, sapendo che ci tenevate molto. Anzi, alcune romano-campane attribuite a Napoli, io invece le ho attribuite a <Capua> per una questione di logica. Ciò per dimostrarvi che ci tenevo appunto a dare alla zecca di Capua maggiore importanza di quella che altri non ha dato.

Circa gl’Ispettori onorari dell’ex Provincia di Caserta, io ho l’elenco <di> due anni fa. Per avere quello aggiornato, basta richiedere al Preside dell’Istituto Magistrale di Capua l’Annuario del Ministero dell’Educazione, nel quale vi sono tutti gli Ispettori onorari d’Italia. Potete mandare Acunzo a richiederlo o a copiare l’elenco che interessa ...

Ormai tutto è quasi fatto, le ultime corrispondenze che ho ritrovato sono del mese di Luglio. Leggiamo in una cartolina di Raffaele Acunzo[31]:

Egregio don Raffaele,

La data per l’inaugurazione ufficiale del nostro museo è stata fissata per il 23 c. m.

Per tale giorno il Com. Orsini desidererebbe che Voi completaste il riordinamento delle monete negli scaffali onde poter presentare anche l’importante collezione numismatica all’Illustre Ospite S. A. R. il Principe di Piemonte.

In attesa di vedervi al più presto distintamente vi ossequio e vi saluto.

(Firma).

Porta la data del 19 luglio 1933 il seguente invito ufficiale da parte dell’on. Morisani, preside della provincia di Napoli:

Ill.mo Sig. Prof. Raffaele Marrocco

Ispettore dei Monumenti

Piedimonte d’Alife

Domenica prossima 23 corrente alle ore 11 antimeridiane a Capua sarà inaugurato il Museo Campano di questa Amministrazione Provinciale, con l’Augusto intervento di S. A. R. il Principe di Piemonte.

Prego la S. V. Ill.ma di voler intervenire alla cerimonia.

Con osservanza.

Il preside

(Firma).

Alla data stabilita l’inaugurazione effettivamente si tenne come è documentato nei Quotidiani “Il Mattino” e “Roma” del 25 Luglio 1933, entrambi conservati nella Bibliotheca Scriptorum Loci dell’Associazione Storica[32].

Purtroppo dieci anni dopo, “il 9 Agosto del 1943 un violento bombardamento aereo si abbatté su Capua riducendola un ammasso di rovine. Il Museo seguì la sorte di molti altri edifici rasi al suolo”[33] ma la collezione numismatica, così come le altre, fu salvata in tempo e messa al sicuro dal direttore avv. Luigi Garofano Venosta.

Altri dieci anni ancora, e l’avviata ricostruzione dell’ala sinistra del palazzo Antignano ma soprattutto il restauro di quella destra da parte del Genio Civile di Caserta, permisero la riapertura del settore di arte medievale e moderna avvenuta in occasione del Convegno Nazionale di Storia dell’Architettura tenuto a Caserta il 14 ottobre 1953 mentre la parte più antica fu inaugurata tre anni dopo dal prof. Maiuri, alla presenza di alte personalità politiche[34].

***

Ritornando al nostro studioso, c’è da chiedersi quali titoli potesse vantare l’archivista del Comune di Piedimonte, Raffaele Marrocco[35], per ottenere che gli fosse affidata una così importante collezione di monete.

Non credo siano stati determinanti i pochi articoli su controverse questioni, non completamente immuni da convincimenti ormai superati dalla ricerca numismatica, ma la fiducia che in più di quindici anni (all’epoca dell’incarico) di ispettorato onorario[36] si era guadagnata da parte del Soprintendente Maiuri e l’interessamento dell’onorevole Morisani. Se aggiungiamo che poteva disporre di una corposa sezione di libri in materia, donativi degli studiosi di fine Ottocento ed inizio Novecento[37], con i quali corrispondeva e collaborava, nonché la encomiabile disponibilità a svolgere il duro lavoro senza compenso, allora comprendiamo fino in fondo i motivi della scelta.

Nello scrupoloso espletamento dell’incarico il prof. Marrocco richiese le pubblicazioni di cui non disponeva a Biblioteche, Musei ed amici[38] e nei casi in cui permaneva lo stato di dubbia identificazione non esitò a chiedere pareri anche a studiosi esteri[39].

Tabella riassuntiva recante la data 11 Marzo 1933 nella quale si fa il conteggio delle monete consegnate dal direttore Orsini a Raffaello Marrocco e da costui restituite, con firma di entrambi.

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[1] Ai locali che, attualmente, ospitano la doppia collezione sono stati apportati, in tempi recenti, accurati restauri. Negli anni trattati in questo articolo “il medagliere antico e medioevale in via di catalogazione” era collocato nel salone VIII (v. più avanti Maiuri).

[2] Atti della Commissione Conservatrice dei Monumenti ed oggetti di Antichità e Belle Arti nella Provincia di Terra di Lavoro, Caserta, 1869-1899, voll. 8.

[3] Recentemente pubblicata da Chillemi Rosolino, Erudizione e tutela artistica in Terra di Lavoro nella seconda metà dell’Ottocento. Corrispondenza Salazaro-Iannelli, in Capys 1998-2000, nn. 31, 32 e 33, passim.

[4] Parente Pasquale, Il Museo Campano, in “Le Monete del Reame delle Due Sicilie” Supplemento all’opera, 1911, Anno I, n. 5, p. 11: “...Questa raccolta ebbe il suo primo nucleo con l’acquisto dei duplicati della collezione Santangelo in Napoli. Poi si arricchì delle monete greche, osche e romane, provenienti da scavi o ritrovamenti nell’ambito della provincia. Si accrebbe ancora con altri acquisti o doni, finché nel 1889 il provvido acquisto della collezione Califano raddoppiò quasi il numero delle monete e principalmente quelle romane e medioevali. Poi da quell’epoca si vennero acquistando, alla spicciolata, altre monete e specialmente quelle mancanti della serie classica della Campania e delle zecche medioevali di Terra di Lavoro. Tutta la collezione numismatica del Museo Campano comprende oggi circa quattromila monete, delle quali molte non sono state ancora disposte negli scaffali. La detta collezione è disordinatissima e manca del catalogo”.

[5] Crawford Michael H., La collezione numismatica, in Amministrazione Provinciale di Caserta, Il Museo Campano di Capua, Caserta, Grafiche Russo, 1974, p. 98.

[6] Garofano Venosta Salvatore, Il Museo Campano, Caserta, 1966; Garofano Venosta Francesco e Salvatore, Il Museo Provinciale Campano di Capua, in AA. VV., I Musei degli Enti Locali della Campania, Napoli, 1974, pp. 103-119

[7] Il catalogo delle monete che pur risulta compilato una prima volta tra il 1895 ed il 1897 non fu mai pubblicato (cfr. la relazione della Commissione Conservatrice al Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro in Catalogo dei Vasi e delle Terrecotte del Museo Campano a cura del prof. Giovanni Patroni. Puntata I – Vasi. Capua, 1897-98).

[8] L’elenco degli studi e dei cataloghi che ne trattano è troppo lungo per essere inserito in questa nota ma vi si può facilmente risalire prendendo visione delle opere man mano citate. Ad esse si aggiungano le tesi di laurea su argomenti diversi conservate dattiloscritte presso la biblioteca detta.

[9] Le parole all’indirizzo di “un così importante patrimonio preservato dai secoli” sono del Presidente del Comitato Tecnico Esecutivo prof. V. Sgarbi (v. Il Museo Campano di Capua, Matres Matutae only collection in the world, piccola guida realizzata dall’Associazione Commercianti di Capua, 1998, p. 5).

[10] Autore del Corpus Vasorum Antiquorum Museo Campano, 1935.

[11] V. Maiuri Amedeo, Il riordinamento del Museo Provinciale Campano in Capua, estr. dal “Bollettino d’Arte” del Ministero dell’Educazione Nazionale Fasc. I – Luglio 1933, p. 28. Nella biblioteca dell’ASMV sono inventariate numerose altre opere del famoso Soprintendente alle Antichità della Campania e del Molise tutte con dedica autografa. Questa citata riporta sulla copertina “A Raffaele Marrocco in ricordo della sua amichevole collaborazione” e firma.

[12] Commissione Straordinaria per l’Amministrazione della Provincia di Napoli, prot. n. 1053/7983 del 20 Marzo 1929 (saluti e firma per il Presidente). È utile ricordare che, nel 1927, la Provincia di Caserta fu soppressa ed il suo territorio assegnato per la maggior parte a quella di Napoli. Il prof. Marrocco (già informato dall’onorevole T. Morisani con lettera del 7 Marzo anche relativamente all’assegno di L. 500 del quale, dice, non è precisato nella delibera se vada inteso come indennizzo spese o compenso) risponde il 26 dello stesso mese ringraziando per il conferimento dell’incarico ed assicurando di espletare “il mandato con particolare cura onde non demeritare della fiducia” accordatagli.

[13] Ricordiamo ancora una volta la sua pubblicazione Piedimonte d’Alife – Resti di mura poligonali in “Atti della R. Accademia Nazionale di Lincei”, 1927, dove è dichiarato esplicitamente che “questi resti noti solo a qualche dotto locale del secolo scorso... erano rimasti pressoché ignorati dagli studiosi, ed io ne debbo la esatta segnalazione al benemerito ispettore locale prof. Raffaele Marrocco...”.

[14] Lettera del 2 giugno 1929.

[15] Minuta manoscritta priva di estremi indicativi. Pur non essendovi ulteriori specifici documenti a proposito, appare chiaro dalle ricevute che il prof. Marrocco riuscì ad ottenere l’autorizzazione di classificare qui a Piedimonte le varie migliaia di monete del Museo Campano.

[16] Napoli addì 27 dicembre 1929, prot. n. 7461.

[17] Minuta manoscritta del dicembre 1929, prot. n. 271.

[18] Minuta manoscritta n. 298 recante la data 4 febbraio 1931. L’avvertimento alla cautela di cui egli parla è in una lettera di persona amica che scrive con carta intestata della vicepresidenza della Provincia di Napoli nella quale all’ispettore onorario e detto: “...Inoltre, tu parli di altre spese. Sta accorto, perché potrebbero non riconoscerle, specie ora in regime di economia...”

[19] Minuta del dicembre 1929, prot. n. 271.

[20] Capua 7 Febbraio 1931. Vi è annotato di pugno dal Marrocco: “Si spiega: 1 di elettro è di Siracusa / 1 di elettro è di Capua”. Insieme alla lettera nell’archivio ASMV è conservato pure lo specchietto riepilogativo. Esso, giustamente accompagnato dalla formula Salvo Errori ed Omissioni, è molto approssimativo, infatti, la somma finale corretta a penna dal ricevente dà invece un totale consegna di 5.092 (senza contare le trecento del 2 aprile ‘29) ed incomplete sono le voci del totale restituzione che ammonta a 2.136 mentre avrebbe dovuto essere di 3.789 come risulterà da un conteggio successivo e quindi anche più delle 3.760 comunicato nella lettera a Maiuri.

[21] Nella rivista “Campania Felix” del 1909, n. 6, p. 17 è riportato: “Tra i recenti acquisti fatti dal Museo Campano di Capua, vanno notate le monete di Capua, Atella, e Teano... Nola, Calatia, Suessa ed Aquinum”. Riguardo a questa sezione, nel 1974 Crawford, op. cit. scriverà: “Le colonie della Magna Grecia sono ben rappresentate con esemplari di notevole interesse per freschezza di conio e rarità di emissione; citiamo le monete di Sibari, Taranto, Metaponto, Caulonia, Crotone, Velia, Poseidonia, Paestum, Napoli, Fistelia, Atella, Capua (...) forse il più importante gruppo, posseduto dal Museo, è quello di 17 monete di Capua, notevole per patina e conservazione studiato dal Minieri Riccio per la prima volta nel 1849.” Attualmente la serie di nummi capuani esposti ha raggiunto le 20 unità. Per quanto concerne i rari medaglioni recanti nel dritto le teste accollate di Giove e di Giunone e nel rovescio lo stesso Giove fulminante su quadriga, “e taluni altri tipi difficili” che usando le parole di Gennaro Riccio “si rinvengono nella sola periferia della Campania, anzi forse ne’ soli tenimenti Capuani (...) un grande ripostiglio ne rinvenne, or son tre anni, D. Orazio de Pasquale delle Curti, ora presso il Sig. D. Giacomo Gallozzi di S. Maria, ampiamente accresciuto, e che costituisce una magnifica collezione” (v. e cfr. Repertorio ossia descrizione e tassa delle monete di città antiche..., 1852, con la nota n. 24, lettera senza data della Corrispondenza Salazaro-Iannelli pubblicata dal Chillemi. Per quanto attiene il territorio del Medio Volturno, si può senz’altro confermare la grande rarità di queste monete. Il medagliere del Museo Civico di Piedimonte non ne possedeva alcuna, e nessun accenno ricordo di aver trovato nemmeno nella bibliografia utilizzata per la composizione della precedente ricerca sui “Ritrovamenti monetari...”. Una sola rammento di averne vista in una collezione privata, peraltro di non sicura attribuzione, e riguardava il tipo anepigrafe con testa di divinità nel dritto e pantera con asta sulle spalle nel rovescio.

[22] Da più di cento anni fanno anche parte di questa collezione il ripostiglio scoperto a Mignano composto da 2 vittoriati e 33 denarî ed una piccola parte (solo 19 denarî), di quello molto più consistente rinvenuto a S. Giovanni Incarico (v. Crawford Michael, Roman Republican Coin Hoards, 1969, pp. 83 e 111 che, a sua volta, si rifà agli Atti della Commissione Conservatrice dei monumenti ed oggetti di antichità e belle arti della Provincia di Terra di Lavoro per gli anni 1891-92).

[23] Sempre usando le parole dello studioso inglese, sopra citato, in occasione del centenario “degni di essere menzionati sono i bronzi degli imperatori romani, tutti rappresentati da Ottaviano Augusto sino a Marco Aurelio, Antonino Pio e le due Faustine”.

[24] In questa categoria andarono sicuramente incluse le “dieci monete d’argento del secolo XIII, rinvenute in occasione de’ lavori per la costruzione di un serbatoio d’acqua nella Caserma Casagiove presso Caserta” attribuite a Roberto d’Angiò (v. il Verbale della Tornata del 4 Luglio 1887 della Commissione Conservatrice). Continuando poi il trafiletto della postilla n. 21 tratto, come detto, da Campania Felix, mensile diretto da Anna Carullo-Marrocco, apprendiamo che tra gli acquisti operati nel primo decennio del secolo XX figuravano pure alcune monetine “medievali di Capua, Gaeta e Sora” con speciale menzione per la discussa frazione di follaro a lungo attribuita ad Atenolfo, principe longobardo capuano del nono secolo. Per non appesantire troppo l’articolo, evito di riportare la bibliografia relativa al periodo medioevale altrettanto notevole, per numero di opere e qualità di autori, di quella più antica succintamente scorsa in una prossima nota, rimandando il lettore più esigente alle pagine 285-291 dedicate alla zecca di Capua dalla prof. Lucia Travaini in La monetazione dell’Italia normanna, 1995.

[25] Capua 14 agosto 1932.

[26] Di questo “bellissimo armadio di noce pel medagliere appartenente altra volta all’Illustre Avellino”, a sua volta degno pezzo da esposizione, composto da “150 tiratoj, pure di noce e ben fatti” se ne parla diverse volte in R. Chillemi, op, cit., lettere comprese nel periodo di tempo dal 28 novembre 1872 fino all’11 gennaio 1873. Altre notizie interessanti che pure si ricavano dalla corrispondenza sono: p. 37 (lett. 10 genn. 1873) “...Probabilmente avrete con gli stessi il medagliere. E presto ancora 767 monete (argento ed oro) antiche...”; p. 54 (lett. 14 sett. 1873) “...Parlate con Vetta pel deposito del suo medagliere, anco per la sola apertura...”; p. 37-38 (lett. 13 ago. 1875) “...Quando avrò occasione di vedere Minervini saprò l’esito, se convengono le monete Gallozzi...”; p. 39 (lett. s. d. ) “...P. S. Mandate da Minervini il corriere per ritirare le monete ed i rapporti da spedire al governo...”; p. 51 (lett. 5 nov. 1875) “...Le monete di rame regalate sono di buono conio? Se non è così è indecoroso mettere monete nel museo rifiutate dal saponajo! ...”

[27] Napoli, addì 17 febbraio 1933, prot. n. 777.

[28] Capua, addì 2 marzo, prot. n. 65.

[29] La tipologia descritta è presente in diversi conii di Capua osca con restituzioni sia in argento sia in bronzo. Credo sia utile ricordare a questo punto che alle monete dell’antica Capua, hanno dedicato monografie Francesco Daniele, Monete antiche di Capua con alcune brievi osservazioni, 1802 e di recente Mario Rasile, Le monete di Capua del periodo antico e medioevale, 1990. Ne hanno ampiamente trattato ma in opere più complesse il già nominato Francesco Maria Avellino, Monete antiche in “Real Museo di Napoli”, 1826; F. De Dominicis, Repertorio Numismatico, 1827; Gennaro Riccio, Repertorio delle monete delle città antiche..., 1852; i transalpini Louis ed Arthur Sambon, Recherches sur les anciennes monnaies de l’Italie mériodionale, 1863 e Les monnaies antiques de l’Italie, 1903; Giuseppe Fiorelli, Catalogo del Museo Archeologico Nazionale – Monete Greche, 1870; il gesuita padre Raffaele Garrucci, Le monete dell’Italia antica, 1885; Alfred W. Hands, Coins of Magna Grecia, 1909 e Italo-Greek coins of Southern Italy, 1912; Nicola Borrelli, Il tipo dell’Equite nella moneta di Capua, in “Miscellanea Numismatica”, 1921; e, tra i contemporanei, N. K Rutter, Campanian Coinage..., 1979, Autori Vari, Griechische Münzen aus Grossgriechenland und Sizilien, 1988, Fiorenzo Catalli, Monete dell’Italia antica, 1995, Eupremio Montenegro, Monete di Italia antica e Magna Grecia, 1996 ed altri.

[30] Dovrebbe trattarsi di una semioncia.

[31] Capua 9 luglio 1933.

[32] A p. 7 de Il Mattino è riportato il discorso dell’on. Morisani dal quale apprendiamo che “allorché la Provincia di Caserta venne in gran parte aggregata a quella di Napoli, si preoccupò di dare una conveniente sistemazione non solamente alle preziose raccolte, ma anche ai locali che risultavano insufficienti. Venne disposta quindi una rigorosa selezione degli oggetti e l’ampliamento delle sale, elevando lo stanziamento annuo da lire diecimila a lire ottantamila e spendendo oltre centomila lire per i lavori di restauro e per l’ampliamento dell’edificio”. Segue una descrizione del museo ed anche l’accenno al “ricchissimo medagliere” al piano superiore ricco di “un cospicuo numero di monete di Capua Osca, tra le quali quella con l’elefante, battuta durante l’occupazione di Annibale”, semioncia molto rara con testa di Minerva nel dritto.

Nel Roma a p. 5 l’articolista Carlo Aguilar, descrivendo a sua volta gli ambienti del Museo, aggiunge per quel che ci interessa che “vi è infine la raccolta del medagliere al cui ordinamento ha contribuito egregiamente il professore Marrocco della Soprintendenza delle Antichità di Napoli”.

[33] Garofano Venosta Salvatore, Il Museo Campano, in Rivista “Rassegna Aurunca” n. 8-9 (estr. s. d. ma del 1966), p. 5. La raccolta, quando scriveva il detto Conservatore era composta da circa 9.000 pezzi e sistemata “in un salone con bacheche e vetrinette a muro” e con un sistema espositivo “cronologico e didattico”.

[34] V. Discorso inaugurale del Museo Campano, pronunciato il 14 ottobre 1953 dall’avv. Fortunato Messa presidente dell’Amministrazione Provinciale di Caserta, Caserta, 1953; e v. pure Restauri e riordinamento del Museo Campano di Capua, in “Archivio Storico di Terra di Lavoro” pubblicato a cura della Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, Anno I, vol. I, Caserta 1956, pp. 430-31.

[35] Raffaele Marrocco di Tommaso, era nato a Piedimonte il 3 Dicembre 1875 luogo in cui morì il 12 Febbraio 1949. Collaboratore di vari periodici locali, fu socio fondatore e segretario dell’Associazione Storica Regionale. “Attento e sagace raccoglitore di notizie e di materiale storico d’ogni genere” (Le parole sono tratte da D. Loffreda, Giornalismo pedemontano, in Annuario ASMV 1966, p. 108) fondò il Museo Civico di Piedimonte e ne fu direttore fino alla morte. Un elenco molto approssimativo dei suoi scritti è riportato in appendice.

[36] La nomina è del 1912 come si legge nel “Supplemento all’opera Le monete del Reame delle due Sicilie...” a cura dell’autore Memmo Cagiati, Anno II, n. 7: “Il prof. Raffaello Marrocco è stato nominato Ispettore dei Monumenti e Scavi pel Mandamento di Piedimonte, meno il comune di Alife. Il nome del Marrocco è circondato dalle più grandi e sincere simpatie e la sue nomina è stata accolta in quel Mandamento con unanime compiacimento, che è una prova della stima e dell’affetto della regione che si onora di averlo fra i suoi figli più illustri”; e in “L’Alba giornale politico indipendente” diretto da Silvio Torre, Anno X, n. 13, Caserta 11 agosto 1912, p. 2: “Raffaello Marrocco, il geniale pubblicista e l’artista dalle larghe e moderne concezioni, è stato dal ministro della P. I. nominato ispettore dei monumenti pel circondario di Piedimonte d’Alife. La nomina meritatissima è stata accolta da tutti con vivo compiacimento, perché tutti conoscono ed apprezzano il valore del valoroso giovane il quale, certamente, all’alto ufficio consacrerà la parte migliore del suo intelletto”.

Di una prima riconferma si ha notizia in Archivio Storico del Sannio Alifano ..., 1916, n.3, p. 58. Nella stessa rivista ma del 1920, p. 36 è data notizia dell’abolizione dell’ispettorato del comune di Alife incorporato in quello mandamentale di Piedimonte e quindi di competenza anch’esso del prof. Marrocco.

[37] V. Mario Nassa, Catalogo della Biblioteca dell’Associazione Storica Regionale (1915-1925), Quaderno di Cultura dell’Associazione Storica del Medio Volturno n. 25, 1999, pp. 6, 53 dove è riportato l’indice della sezione numismatica, e passim.

[38] Ho ritrovato, ad esempio, una sua minuta del 24.5.1929, prot. n. 224 indirizzata al Direttore del Museo Nazionale di Napoli in cui facendo presente che gli sarebbe servita per la catalogazione della raccolta numismatica del Museo Campano di Capua richiede l’opera del Garrucci Monete dell’Italia Meridionale. Prestito accordatogli come si rileva dalla ricevuta di restituzione del 4.XII.29.

Altri volumi e cataloghi riceve dall’Orsini come si ricava dalla cartolina postale di questi del 21 Marzo 1933 nella quale lamenta: “Gentile amico, nel riscontrare i cataloghi che avete portati mi sono accorto, giusta una notizia mandatami con Vostra cartolina, che ne sono rimasti ancora due presso di Voi e cioè: 3) Collect. De M.le Dr. N. Monnaies Romaines, Monnaies Etrangeres, Paris, 1912 ; 4) Monete Italiane, Ratto, Milano 1914. Vi prego di cercarli e portarli quando verrete...

[39] Il Keeper of Coins del Dipartimento di Monete e Medaglie del British Museum di Londra, George Francis Hill, autore di apprezzate opere di numismatica, fra le quali Coins of Ancient Sicily, il 17 novembre 1930 così risponde ad un suo quesito: “Illustre signore, questo museo non possiede la moneta da Lei descritta nella Sua lettera del 13 corr. Quel pezzo è evidentemente una variante di pezzi descritti nel Catalogue of the Greek Coins in the British Museum, Sicily, p. 60 not. 4 seg., dove sta sul diritto ENTEΛ e sul rovescio KAMΠANΩN. Il simbolo “incerto” sul suo esemplare è evidentemente un elmo. Distinti ossequi dal Suo obbl.mo” (Firma).