Microfilm oraziani: un primo censimento

Marco Buonocore

Microfilm Oraziani: un primo censimento - La campionatura della Biblioteca Apostolica Vaticana

Relazione presentata alle celebrazioni per il Bimillenario Oraziano (Venosa 8-15 novembre 1992) pubblicata poi, in maniera non integrale, nella sezione "Saggi Convegni Oraziani" a cura di L. Attorre, M. Fagella, F. Lioi, pp. 61-64.


È noto che i manoscritti oraziani nel corso dci secoli sono stati sottoposti a numerosi rimaneggiamenti; ed e interessante constatare come nei primi anni dell'impero Orazio fosse conosciuto anche come autore scolastico, stando alle testimonianze di Quintiliano e di Giovenale, ed alla recensio curata nei primi anni del VI secolo dal console Mavorzio. Ma poi, per circa due secoli (VII ed VIII), almeno sulla base delle nostre attuali conoscenze, il ricordo di Orazio pare svanito nel nulla. Lo studio delle sue opere riappare con la rinascita carolingia; ed è proprio la Francia che ci ha restituito, dal IX fino al XII secolo, i manoscritti più antichi ed autorevoli per la tradizione testuale, che furono di base per la ricostruzione del testo su un accurato esame critico da parte dei due filologi tedeschi O. Keller ed A. Holder sul finire del secolo scorso, seguito, poi, dai successivi editori.

Nel panorama della tradizione manoscritta pertinente ai poeti dell'età classica Orazio con i suoi circa 1000 codici detiene il secondo posto dietro solamente a Virgilio, di cui un recente censimento ha potuto verificare 1004 unità; le sue testimonianze sono superiori a quelle di Terenzio (738), di Persio e di Ovidio (circa 400). Questo dimostra come fin dalla prima metà del IX secolo (periodo in cui si collocano cronologicamente i primi testimoni a tutto il XVI secolo Orazio venisse letto quasi nella sua integrità senza cesure alla continuità e con il coinvolgimento di scuole e centri di cultura diversificata in ambito europeo.

Le campionatura in microfilm di circa 250 codici di cui viene ora in possesso il Centro di Venosa rappresenta una buona guida atta ad illustrare quella che fu la fortuna d' Orazio attraverso i secoli, e conferma, data la complessità della tradizione a causa dei numerosi rimaneggiamenti, di come sia difficile operare una scientifica classificazione dei manoscritti nelle tre o due canoniche classi.

In attesa della completa realizzazione dell'impegno scientifico finalizzato al recupero di tutta la consistenza dei codici oraziani in microfilm, attualmente lo studioso può avvalersi di una sufficiente e qualificata scelta operata in tal senso: ci si può confrontare, ad esempio, con la famosa ed importante antologia metrica redatta probabilmente a Milano (codice di Berna, 363, del IX sec.), con il celebre esemplare (saec. X ex.), forse di origine francese, postillato dal Petrarca (Firenze. Laurentianus Plut. 34. 1), recentemente esposto alla mostra di Firenze (maggio-giugno 1991) "I codici latini del Petrarca nelle biblioteche fiorentine", con i codici di Lipsia (Lipsiensis, del X sec.: Rep. I. 38), di Melk (Mellicensis (M), dell'XI sec.: Stiftsbibliothek, 1545) di Monaco (Monacensis (C/M), dell'XI sec. ex.: C/M 14685), con i più autorevoli testimoni attualmente conservati presso la Bibliothèque nationale di Parigi (i Parisini Latini 7900 (codice A), 7971-7975, 8213 e 10310). Viceversa la scelta del materiale depositato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (in tutto circa duecento testimoni esposti fino al 15 maggio del 1993 nella mostra Orazio in Vaticano tra IX e XVI secolo, allestita da chi scrive nel Salone Sistino della medesima Biblioteca) è stata realizzata quasi nella sua completezza, almeno per quanto concerne i documenti di maggiore interesse (complessivamente 92 manoscritti). Possono essere così suddivisi in quattro sezioni...

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