Per una scuola industriale a Piedimonte d'Alife

Raffaele Marrocco

PER UNA SCUOLA INDUSTRIALE IN PIEDIMONTE D’ALIFE

(in Campania Felix, anno I, n. 7, Luglio 1909, pp. 2-4)

È trascorso già parecchio tempo da quando, nei passati anni, si sollevò la questione dell’istituzione di una scuola media in Piedimonte, ma per quanto io mi sappia, mai si è riuscito a definire qualcosa di concreto. Siccome tutte le cose buone ed utili subiscono quasi sempre cattiva sorte, così anche l’istituzione della scuola media in Piedimonte non si realizzò principalmente per l’incuria di quelli che avrebbero dovuto avere l’obbligo di propugnarla nell’interesse della cittadinanza.

Ora la questione viene ripresa, e l’agitazione ricomincia come ha recentemente segnalato un giornale romano, e mai nessuna causa ha appassionato così come questa della pubblica istruzione.

Ma, precisiamo.

Non è esatto il dire semplicemente che alla nostra città necessita una scuola media – questo bisogno è riconosciuto da tutti – occorre invece determinare, ora che la questione scolastica si affaccia nel pubblico, il tipo di scuola realmente necessario per noi e conveniente per le finanze comunali; perché, invero, non si deve guardare la questione dal punto di vista utilitario di giovare questa o quella classe di cittadini, ma bisogna tener presente, invece, ogni ragione di opportunità e di convenienza generale.

Già le opinioni su tale argomento sono state e sono tuttora disparate, perché vi è chi vorrebbe il ginnasio o la scuola tecnica, e chi la scuola industriale. Opinioni ugualmente rispettabili queste, senza dubbio, perché tutte rispecchiano un grande bisogno sociale, fortemente sentito: l’istruzione pubblica.

Spogliandomi da qualsiasi preconcetto di classe, io sostengo che non essendo l’istruzione il privilegio di nessuna casta, essa deve essere di pubblica utilità, o per lo meno fatta a beneficio della maggioranza dei cittadini, tenute presenti, s’intende, e condizioni speciali della popolazione e le convenienza finanziarie dell’ente comunale che è poi il maggior interessato nella questione.

Infatti, la fondazione di un ginnasio o di una scuola tecnica importerebbe la spesa media, annua, di 12-15 mila lire – somma assai notevole, come si vede, per un Comune come il nostro, il quale non potendo disporre di una cifra simile, non avrebbe altri mezzi a sua disposizione per racimolarla che l’imposizione di nuovi balzelli, la qual cosa va completamente scartata. Ma se anche il Comune volesse fare delle economie sul proprio bilancio e tener conto delle tassa scolastiche, neppure riuscirebbe ad ottenere la somma da me prevista, perché ben poche economie potrebbe esso fare, dati gli impegni cui è tenuto a soddisfare, e perché con le tasse scolastiche l’entrata non potrebbe venir mai esattamente determinata. Ciò lo desumo dal fatto che su una media di 1620 famiglie di cui si compone la nostra popolazione, appena una ventina di esse sono in condizioni tali di avviare i propri figli agli studi classici, ed una quarantina, quasi, quelle che potranno usufruire della scuola tecnica e dell’istituto tecnico.

Dunque?

Ma ci è dell’altro: le rimanenti 1550 famiglie, composte tutte di autentici lavoratori, potranno mai usufruire di tali scuole medie, e quindi, sostenerne le spese? Io non lo credo, anzi chi osasse pensare il contrario, non affermerebbe che un assurdo madornale. Ma dato e non concesso che da tutti si possa usufruire del ginnasio o della scuola tecnica, saranno le famiglie – come dicevo – nella possibilità di far proseguire, ai propri figli, i corsi superiori d’istruzione? Qui un altro problema ci si presenta dinnanzi: quand’anche tutti i nostri giovani potessero usufruire del ginnasio e della scuola tecnica in Piedimonte, e poiché per ragioni economiche, si troverebbero nella dura condizione di non poter proseguire gli studi superiori, che cosa avverrà mai di essi? Quanti altri spostati non conterebbe il paese? Per tal modo la scuola media in Piedimonte, più che apportare un bene ai cittadini, procurerebbe loro, un male positivo ed irreparabile.

Io sostengo, al contrario, che l’unica soluzione del problema stia nello impianto d’una scuola industriale, la quale, per le svariate discipline consentanee alle esigenze delle industrie locali, risponderebbe perfettamente ai bisogni della gran maggioranza della popolazione, che, invero, ridotta com’è ad una impotenza industriale, attraversa oggidì una crisi economica che si va manifestando sempre più inquietante. Con la scuola industriale, che è fatta per tutti, oltre ad evitarsi il pericolo dello sciopero forzato, si avrà, senza dubbio, un gran bene per la popolazione.

Il ricco stesso smettendo, forse, la velleità di vedere i suoi figli muniti di laurea, ed incamminandoli invece in studi più consentanei ai tempi ed alle esigenze della vita, avrebbe così anche la opportunità di collocare meglio e più proficuamente i suoi capitali, col dar vita a nuove industrie ed a nuovi commerci.

Come si vede, adunque, la scuola industriale è la scuola ideale per un ambiente come il nostro.

Ma, si dirà: anche la scuola industriale importerebbe al Comune la spesa prevista pel ginnasio e la scuola tecnica, e che, pure avvantaggiandosene la popolazione, l’ente comunale resterebbe aggravato sempre di un onere di non lieve importanza.

A prima vista, infatti, così sembra, ma al contrario, tale osservazione è semplicemente inesatta, perché per la Legge 15 luglio 1906, fatta per le provincie meridionali, e per quanto altro dispongono i susseguenti decreti, il Comune di Piedimonte d’Alife – istituendo la scuola industriale – si troverebbe nella vantaggiosa condizione di usufruire dei benefici della legge stessa consistenti in questo che, alle scuole come quella che propugniamo, vengono concessi dal governo i due quinti delle spese generali di mantenimento. Dimodoché, detratti dalla somma in principio prevista questi due quinti, e tutti quei sussidi che si otterrebbero dalla Provincia e da altri enti locali, ben meschina risulterebbe la somma residuale a carico del Comune di Piedimonte d’Alife.

Così potremmo davvero istituire una scuola che è nel cuore di tutti e della quale si usufruirebbe gratuitamente.

Si rifletta dagli amministratori e dai cittadini che, essendo la nostra città eminentemente agricolo-industriale, accanto alla Scuola Agraria deve sorgere la Scuola Industriale, perché, mentre la prima è riuscita a giovare l’agricoltura, l’altra deva dare incremento alle industrie paesane esistenti ed a formarne di nuove; ma per riuscire a questo non occorre certo lo studio dei classici – rispettabilissima cosa anch’esso – ma la preparazione del cittadino ad affrontare il problema dello sviluppo industriale del proprio paese.