Propongo con la Grazia vostra

18 – Propongo colla Grazia vostra di più non offendervi per l’avvenire.

Non poteva essere diversamente: la struttura della preghiera è quella di un maestro di teologia ascetica qual è sant'Alfonso Maria de’ Liguori, citato tra l’altro nell'indice dei riferimenti del Catechismo tra gli scrittori ecclesiastici proprio come autore dello storico testo Del gran mezzo della preghiera. Dopo gli intendimenti, la dichiarazione d’amore e il pentimento, vengono il proposito, l’offerta, la consacrazione, la domanda.

Propongo: pongo avanti, pongo a favore. Abbiamo citato sant'Agostino: l’amare è vivere bene. Cos'è la fede senza le opere? Posso avere a dichiarare mille intenzioni buone, ma, se a queste non seguono i fatti, siamo nel campo delle parole a vuoto. Mi pare che sia proprio sant'Alfonso a die che di buone intenzioni sia lastricato l’inferno. Porre avanti è darsi degli obiettivi concreti, tradurre gli intendimenti in atti positivi, raggiungere degli scopi predeterminatisi, vincere in sé e nella realtà esterna la lotta, anzi la guerra continua ed estenuante, contro il male. Gli obiettivi prefissati sono personali, segreti, attengono alla sfera delle proprie intimità, si collegano alla propria spiritualità e risentono della propria sensibilità. Porre a favore è rendersi conto che i propositi una volta attuati producono effetti positivi, appaganti, serenanti.

Non è che gli esiti una volta raggiunti siano definitivamente acquisiti, perché anche nella vita spirituale, soprattutto nella vita spirituale, la provvisorietà è condizione fissa: il male, il diavolo, sta sempre dietro la porta, dietro la porta della propria anima, sempre presente ad aggredire, maledettamente incalzante, pronto ad assalire, avido di mordere. E gli allettamenti usati non sono di poco conto, gli adescamenti assai ben preparati, i disegni ben tramati, le offerte, di forte illusione ed effimere, sempre sfolgoranti. È la guerra dentro l’uomo, profonda, nelle viscere, tra il bene e il male: sembra quasi impossibile da sostenere, ma il vero è che per le prove che il Signore consente il soggetto è sempre provvisto dell’energia e della forza per superarle. La finitezza di tutte le cose dell’uomo come del resto è per la sua condizione derivata dalla disubbidienza iniziale, il peccato originale, è segnata dai limiti che definiscono l’esilio dell’uomo e determinano le nostalgie relative, sempre doloranti, spesso soffocanti.

Questa sofferenza aiuta a raggiungere il proposito che si fa: propongo è stabilisco, fisso, decido, dopo avere attentamente studiato e vagliato la situazione del mio esilio, e mi determino ad uscirne per quanto è possibile. La conversione, la penitenza, è il punto finale di un percorso doloroso ma fattibile e può essere, deve essere come la meta della vittoria conclusiva. Ma i limiti di cui abbiamo detto ci son sempre; il diavolo, che esiste, non si arrende, i suoi strali sono sempre più puntuti e luccicanti. Allora c’è la grazia di Dio che invoca sant'Alfonso e che, santificante e deificante, dono gratuito che Dio fa della sua vita, è infusa nella nostra anima dallo Spirito Santo per guarirla dal peccato e santificarla.

Per questo è soave essere nella Chiesa, stare sotto il suo materno manto protettivo, sentirsi accolti e aiutati passo passo a salvarsi. La Chiesa, difatti, unita a Cristo, da lui è santificata, per messo di lui e in lui diventa anche santificante. Lo si scrive nelle costituzioni dogmatiche approvate nell'ultimo concilio. Tutte le attività della Chiesa convergono, come a loro fine, verso la santificazione degli uomini e la glorificazione di Dio in Cristo. Nella Chiesa si trova tutta in pienezza dei mezzi di salvezza e quindi per mezzo della grazia di Dio si acquista la santità. Le vie segnate sono i sacramenti, a cominciare dal battesimo, che non solo purifica da tutti i peccati, trasforma chi lo riceve nella nuova creatura e lo fa figlio adottivo di Dio partecipe della natura divina, membro di Cristo e coerede con lui, tempio dello Spirito Santo, ma riceve il dono della grazia santificante, la grazia della giustificazione, attraverso la quale ha la capacità di credere, di sperare e di amare Dio con le virtù teologali, di vivere e agire per mezzo dei doni dello Spirito Santo, di crescere nel bene con le virtù morali.

Signore Gesù, la grazia del Padre sopra di me è fondamentale, è tutto: ottienimela e mantienimela con amore, con l’amore che hai per me e che mi stai dimostrando ogni giorno di più col tuo sorriso, con la tua benevolenza, con la tua accondiscendete misericordia. Anch'io con la tua grazia voglio pormi gli stessi obiettivi di sant'Alfonso, certo non con i suoi meriti e certo considerando diversa la sostanza delle offese, le sue certo assai veniali, le mie pesanti e recidive. Sicuramente io ti ho dato dispiacere, ti ho afflitto e di ho addolorato, ma l’offendere è pure recare danni e ingiustizie con atti e con parole, danneggiare, nuocere. Ebbene, io quante volte ho negato la gloria al Padre con la mia disubbidienza continua, non facendo giustizia con l’ingratitudine ai doni concessimi, nuocendo al suo piano divino e al progetto fatto su di me, prendendomi la libertà da lui datami privandosene in direzione opposta alla sua volontà, aderendo alle sollecitazioni bugiarde del diavolo?

Sì, Signore, non voglio più offenderti, non voglio più tradire la tua generosa offerta di aiuto, quella che mi hai fatto soprattutto con la tua presenza viva e vera nell'eucaristia. Il proposito è vero, vorrei con te siglare un patto definitivo di pace e di amore, vorrei essere rassicurato. La morte sorella si avvicina e io ho paura, grande paura dell’inferno. Son pochi i giorni che mi restano, per fortuna carichi di progetti e di speranze che mi aiutano a tirare avanti alla men peggio: tenermi fissa la grazia mi è indispensabile per la salvezza. Aiutami tu a mantenere il mio proponimento e mandami lo Spirito, la lingua di fuoco, a bruciarmi dentro. Fa che tutto ciò che ha da venire, che avverrà, il mio futuro, sia di tuo gradimento.

Prendimi in braccio, se non ce la faccio proprio a camminare, come facesti con quello della favola con cui ti accompagnavi n riva al mare. Oggi è maltempo qui, ha fatto quattro gocce, che hanno lasciato piccoli buchi nella sabbia, i cavalloni non sono grossi ma rigano di schiuma quasi bianca l’azzurro olivastro dell’acqua, il sole esce e non esce, un lieve venticello viene da est, ma si sente piuttosto caldo. Tu sei con me, Cristo eucaristico, e le orme dei nostri piedi nella rena sono quattro, le mie e le tue. Nei giorni che verranno aiutami ad andare avanti così e, se in appresso non ce la faccio, le due impronte mancanti non siano le tue, ma le mie, perché tu mi hai preso in braccio.

Del futuro nessuno conosce la curva ed è vano il tentativo di tracciarne il profilo con il calcolo di limiti, derivate ed integrali anche col computer, è tutto nelle mani di Dio. La libertà abbiamo, però, di affidarci a lui o di rigettarlo offendendolo. Allora ha senso profondo il proponimento di stare con lui e segna un itinerario ricco di speranze che culmineranno nella certezza di ritrovarsi con la morte di fronte a lui, di conoscerne il volto, di parlargli da solo, a tu a tu, come oggi fanno gli uomini devoti con Gesù nel mistero eucaristico. Di misteri allora non ce ne saranno più e la verità conosceremo nel suo valore definitivo. Il proponimento, quindi, ha una convenienza d’immisurabile positività, oltre tutto perché ci libera da ogni tentazione di superstizione.

Nel mondo d’oggi, ansiosi, gli uomini s’interrogano sul futuro e si fanno vittime della superstizione, che rappresenta in qualche modo un eccesso perverso della religione, e chiedono appagamento all'irreligione, che è un vizio opposto per difetto alla virtù della religione. La superstizione è una deviazione del culto che rendiamo al vero Dio ed ha la sua massima espressione nell'idolatria, come in ogni forma di divinazione e di magia. Tutti vogliono conoscere il proprio futuro e si attaccano agli oroscopi, all'astrologia, alla chiromanzia, all'interpretazione dei presagi e delle sorti, alla veggenza, ai medium: vogliono aver potere, anzi dominio, sul tempo, sulla storia, sugli altri uomini ed hanno il desiderio di propiziarsi le potenze nascoste. Occorre abbandonarsi, invece, nelle mani della divina provvidenza per ciò che concerne il futuro e rifuggire da ogni curiosità malsana. Solo Dio ci può aiutare e proporre con la sua grazia di non offenderlo è caparra certa di un avvenire fiducioso e sereno, vissuto nell'accettazione piena del progetto che ha fatto sul resto della nostra vita.