Corone preziose per gli dei

Gianluca Tagliamonte

Corone preziose per gli dei

in «Schiavi d’Abruzzo. Le aree sacre», a cura di S. Lapenna, Sulmona 2006, pp. 37-41

Nell’agosto del 1971, in occasione dei lavori di completamento dello scavo del tempio minore di Schiavi d’Abruzzo, presso l’angolo nord-orientale di quest’ultimo, tra la parete orientale dell’edificio e la scarpata della contigua strada, si rinvenne una fossa di scarico contenente diversi materiali votivi riferibili alle fasi di vita e di frequentazione del santuario.

Tra i non molti oggetti metallici in essa inclusi, spiccano per il materiale utilizzato e per l’apparente inusualità del rinvenimento, due foglie in sottile lamina d’oro, ottenuta a ritaglio (Figg. 1-2). A queste se ne aggiunse, poi, una terza (Fig. 3), rinvenuta, nel 1994, nel corso di una nuova fase di esplorazione del santuario, nell’area compresa tra il tempio minore e l’antistante altare.

Le tre foglie in questione si presentano differenti per dimensioni, ma morfologicamente simili.

Le foglie hanno, infatti, forma romboidale e mostrano una marcata nervatura centrale, cui si accompagnano, su tutta la superficie del lembo fogliare, più tenui nervature laterali associate a linee puntinate. In due delle foglie, quelle di maggiori dimensioni, appaiono visibili, alla loro base, i resti dei piccioli aurei che ne assicuravano il fissaggio a un supporto. Per le loro caratteristiche, le tre foglie paiono identificabili come foglie di ulivo e riferibili al tipo VII della classificazione a suo tempo elaborata da L. Masiello per le corone auree tarentine di età ellenistica.

Tranne che per alcune lacune presenti lungo i margini e per lievi ammaccature riscontrabili sulla loro superficie, esse si presentano nel complesso integre e in discreto stato di conservazione.

Benché non se ne possa avere certezza, si può supporre che nelle tre foglie in questione vadano riconosciuti gli elementi residuali di una corona d’oro originariamente dedicata ed esposta nel santuario di Schiavi d’Abruzzo. Del resto, per quanto non comune, il rinvenimento di elementi riferibili a corone auree e argentee in contesti santuariali sannitici, in particolare pentri, non rappresenta di per sé un fatto del tutto eccezionale. Ne abbiamo, infatti, attestazione nel cuore del Sannio pentro, nel santuario di Ercole a Campochiaro e in quello di San Pietro di Cantoni di Sepino.

Nel primo caso, tra i materiali votivi inclusi nel cosiddetto scarico B, si sono rinvenute alcune foglie in metallo prezioso: in particolare, due foglie di ulivo in lamina d’argento, una di ulivo, una di mirto e una di rosacea in lamina d’oro, nonché una frammentaria fascetta decorata, pure in oro. Sebbene esigua in termini quantitativi, la presenza di tali elementi rappresenta,

sul piano storico e culturale, un dato di sicuro interesse, dal momento che essa sembra presupporre la dedica nel santuario di più esemplari di corone in metallo prezioso (oro e argento), peraltro di differente cronologia e presumibilmente attribuibili a produzione magnogreca (tarentina, in particolare). leggi tutto