Museo Civico_breve esposizione

MUSEO CIVICO DI PIEDIMONTE MATESE

breve esposizione riguardo alla composizione della sezione numismatica in occasione della riapertura del 4 dicembre 2004*

di Mario Nassa

Giovò in modo considerevole al monetiere del Museo Civico di Piedimonte Matese il fatto che il suo primo direttore, Raffaele Marrocco, fosse un cultore di numismatica[1]. Egli, infatti, curandone con amore e competenza l’accrescimento, grazie anche al contributo di benemeriti donatori e ad una oculata scelta negli acquisti, riuscì a mettere insieme una discreta collezione, sintesi rappresentativa di oltre due millenni di storia.

Purtroppo la triste vicenda dei furti a ripetizione perpetrati da ignoti, in special modo negli anni compresi tra il 1966 ed il 1973, ci ha privato del piacere di ammirare la bella serie di monete greche ricca tra l’altro di emissioni a nome di località interne o contigue al Medio Volturno quali Caiatia, Cales, Compulteria, Fistelia, Aesernia e Teanum, come pure gli argenti della repubblica a firma di quasi centoquaranta magistrati monetari esponenti di oltre cento famiglie capitoline diverse, ed i molteplici bronzi imperiali romani (una decina dei quali raffiguranti consorti e figlie dei sovrani di turno), per non parlare infine dei preziosi ducati medioevali rinvenuti a Ruviano, delle due monete con lo stemma di Casa Gaetani (volute da Antonio, Patriarca di Aquileja e da Enrico, Cardinale di Bologna) e di tant’altro[2].

Nella sommaria catalogazione che ebbi modo di fare, nel luglio dell’anno duemila, al momento del ritiro da parte dell’amministrazione comunale del poco rimasto in custodia presso l’abitazione del secondo direttore prof. Dante B. Marrocco, riscontrai che tra i pezzi superstiti non figurava nessuna moneta preromana, né vi era traccia alcuna dei numerosissimi denarî consolari etichettati, (mi par di ricordare infatti non pertinente alla vecchia serie ma dono del professore, l’unico esemplare rilevato), mentre si erano salvati un piccolo bronzo del due volte console Romolo, figlio di Massenzio, ed alcune monete bizantine, tra cui 3 penta in ottimo stato di conservazione, presumibilmente facenti parte della raccolta in esame ed inventariate come follari ai nn. 410-413.

Si rinvennero tuttavia: un gruzzolo di 86 monete di epoca diversa, irriconoscibili la maggior parte, forse porzione residuale della stipe votiva scoperta presso la sorgente del Torano nel 1966 (supposizione avvalorata dalla compresenza nello stesso contenitore di punte di freccia in ferro)[3]; 34 monetine (tra cavalli e doppi cavalli) a nome di Giovanna e Carlo (1516-1519), 14 pezzi da un cavallo con croce di Gerusalemme e colonne d’Ercole di Carlo V (1516-1556), un altro dello stesso sovrano ma di diversa tipologia, uno di Federico III d’Aragona (1496-1501) ed uno non attribuito perché molto consunto, tutti del Regno di Napoli e provenienti dal ripostiglio scoperto a Piedimonte, in Piazza Carmine nel 1972, come anche 3 monete fiorentine di rame con spolveratura argentea, tre della Repubblica Senese, e tre tornesi di Nicola II Monforte di Campobasso[4].

Approfitto dell’occasione per sottolineare ancora una volta l’importanza storica di questi tornesi che attireranno certamente, in futuro, l’attenzione dei medioevalisti e daranno un contributo determinante all’analisi economica ed alla ricerca sui motivi di una diffusa promiscuità nella circolazione monetaria di un travagliato periodo che sconvolse, insieme a tutto il Meridione, anche le nostre terre.

Sul tornese di Renato d’Angiò, zecca di Sulmona, presente insieme agli altri, occorrerebbe una più accurata verifica dell’originale, poiché la non perfetta riuscita della fotografia di cui dispongo non mi permette di escludere che potrebbe anche non provenire dal suddetto occultamento ed essere l’esemplare al quale ho fatto cenno nella nota 2, pubblicato a suo tempo dal direttore.

Provenienti da private donazioni, posteriori al trafugamento, si potettero ancora annoverare cinque denari battuti nella zecca della Repubblica di Genova 1139-1339 a nome di Corrado III di Svevia (anche questi di grande interesse e degni di una più accurata indagine)[5], una semioncia sestantale (Mercurio/Prora) con bella patina azzurra, un sesterzio di Marco Aurelio, un follis di Costantino ed alcuni assi repubblicani (Giano bifronte/Prora) ed imperiali (Claudio, Traiano), il denaro romano di cui sopra, un sesterzio di Germanico, due follari di Bisanzio e concludendo con l’era moderna un bronzo di Filippo IV, Dieci Tornesi di Ferdinando IV (1798), un sei Tornesi della Repubblica Napoletana (1799), un Sei Tornesi di Ferdinando IV (1802), centesimi sabaudi e lire repubblicane.

Giunti al termine di questa breve nota illustrativa, non posso esimermi di pregare quanti hanno amore per questa materia (che a Piedimonte, per fortuna, così come abbiamo detto per il passato, non sono né pochi né ingenerosi) di sostenere e coadiuvare in ogni modo i responsabili del Museo Civico affinché da questi pochi reperti si possa ottenere al più presto una ricomposizione del medagliere consono alla tradizione culturale di questa città.

Supporto bibliografico minimo, utile a quanti vogliano iniziare ad approfondire le note 4 e 5

*

Ruotolo Giuseppe, Osservazioni per l’attribuzione dei denari-tornesi di Campobasso al Conte Nicola II di Manforte-Gambatesa (1461-1463), in “Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano”, anno LXII-LXIII gen-dic. 1977-78, Napoli 1980

Ruotolo Giuseppe, Due rare monete di Campobasso, in “Almanacco del Molise 1991”, vol. I, Campobasso, Edizioni Enne 1991, pp. 113-118

**

D’Angelo Franco, Le riforme monetarie nell’Italia meridionale dagli Svevi agli Angioini, in “Atti del IV meeting dei numismatici europei” (Avellino, 1-3 maggio 1999), pp. 24-29

Morello Antonio, La monetazione sveva nell’Italia meridionale e in Sicilia con particolare riferimento ai denari di biglione, in “Atti dell’incontro culturale Federico II Hohenstaufen 750° anniversario della morte” (Atina, 16 dicembre 2000), quaderno del Circolo Numismatico M. Rasile n. XLII, Cassino, 2000, pp. 49-79

Travaini Lucia, Genova e i tarì di Sicilia, in “Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Affini”, vol. XCIII, 1991, pp. 187-194

Travaini Lucia, Hohenstaufen and Angevin Denari of Sicily and Southern Italy: their Mint Attributions, in “Numismatica Chronicle” 153, 1993, pp. 91-135

Travaini Lucia, Produzione e distribuzione dei denari svevi e angioini nel Regno di Sicilia alla luce dei rinvenimenti, in “Settlement and Economy in Italy 1500 BC to AD 1500,” Oxford, 1995, pp. 603-614

Travaini Lucia, Provisini di Champagne nel Regno di Sicilia: problemi di datazione, in “Revue Numismatique”, 1999, pp. 211-229

Denari battuti nella zecca della Repubblica di Genova 1139-1339 a nome di Corrado III di Svevia


* Nei giorni seguenti alla cerimonia, esortato affinché componessi alcune cartelle dimostrative riguardo alla sezione numismatica ospitata (pur controvoglia, poiché ritenevo giusto il coinvolgimento di un numismatico), redassi queste poche righe condensandovi quanto già in passato avevo scritto al riguardo e, dove possibile, correggendo refusi e aggiungendo per lo più a memoria ma anche sostenendole con un più accurato profilo bibliografico.


[1] Approfondimenti, non solo bibliografici, a tal proposito possono suggerire le letture dei seguenti articoli: M. Nassa, Sul medagliere del Museo Campano... in Annuario ASMV 2000 pp. 221-248; Id., Dispute numismatiche intorno alle monete di Alife... in Annuario ASMV 2002 pp. 313-326; e id., Catalogo della Biblioteca dell’Associazione Storica Regionale... 23° Quaderno di Cultura ASMV, Piedimonte M. 1999 pp. 6 e 53.

[2] Per una particolare presa visione della sua composizione v. Id., Catalogo del Museo Alifano – Parte II: Le Monete, Quaderno ASMV n. 21, Piedimonte M. 1995. Particolarmente caro al direttore era un tornese di Renato d’Angiò pubblicato come inedito in “Archivio Storico del Sannio Alifano...” 1916, pp. 22-23.

[3] Cfr. la Relazione del direttore in Annuario ASSA 1966, p. 13.

[4] La rassicurante notizia che dava superstiti ai furti queste monete fu data nella ristampa del suddetto Catalogo... nel Quaderno di Studio n. 39 del circolo “Mario Rasile” di Formia e, corredata da immagini, in id., Ritrovamenti monetari del Medio Volturno e delle zone campane limitrofe... in Annuario ASMV 1999 pp. 209-250.

[5] Del piccolo gruzzolo, rinvenuto, a quanto pare, in territorio di Ailano, facevano altresì parte due denari non musealizzati a nome di Enrico VI e Costanza d’Altavilla battuti a Brindisi tra il 1194 ed il 1196. Questi aiutano ad inquadrare cronologicamente anche gli altri, ora esposti al Museo, coniati con tipologia fissa per due secoli. Appare adesso evidente che essi sono legati alla nascita della dominazione sveva sull’Italia meridionale. È sufficientemente noto, infatti, che il genitore di Federico II, prima di invadere il Regno normanno ottenne l’appoggio del grande libero comune ligure presso la cui zecca monetizzò cospicue quantità di argento, metallo che oltre a garantirgli le costose spese della guerra gli servì per attuare una riforma monetaria che prevedeva il ritiro del minuto circolante nel Meridione da sostituirsi con le nuove monete dette di biglione (mistura di argento e rame) da tempo circolanti nel resto d’Italia ed in Europa.