Silloge epigrafica di Giocondo

UN TESTIMONE INEDITO (O QUASI) DELLA SILLOGE EPIGRAFICA DI GIOCONDO

Capsa VII n. 57: Inscriptiones vetustatis impressae cum multis aliis adiectis manu scriptis. Leggiamo cosí al f. 193r dell’Inventario della Biblioteca di Angelo Colocci (1474-1549), conservato nel Vat. lat. 3958 (ff. 184r-196r: Inuentario delli libri del Colotio di sacra scriptura fatto alli 27 d’ottobre MDLVIII), a proposito di un volume appartenuto all’esinate. Esso corrisponde all’edizione del 1534 Inscriptiones sacrosanctae vetustatis non illae quidem Romanae sed totius fere orbis curata da Peter Bienewitz (Apianus), il famoso geografo, matematico, astronomo e astrologo (1495/1501-1552), autore dell’Astronomicum Caesareum, e dal poeta Bartholomäeus Pelten (Amantius), poeta e giurista (1505-1556), l’autore dei ben noti Flores celebriorum sententiarum Graecarum ac Latinarum del 1556. Entrato a far parte delle collezioni vaticane tra gli anni 1549 e 1558, è attualmente segnato Vat. lat. 8494 (già 11527).

Colocci, come era sua abitudine, vi apportò numerose postille e correzioni; fra le numerose presenti piace ricordare - particolare fino ad ora ignoto - che egli aveva già fatto suo il corretto scioglimento, proposto da Andrea Alciato, per la tribù Oufentina (OVF), che invece nell’edizione apianea viene ancora trasmessa puntata O.V.F., compendio che era stato risolto in o(mnia) v(ivens) f(ecit) presso il manuale pseudo-probiano, o(ptimo) v(iventi) f(ecit) ancora nel 1534 in Apiano ed in o(mnium) v(otis) f(actus) presso l’Alciato stesso prima della sua nuova proposta (la felice intuizione dell’Alciato passò tuttavia inosservata al Panvinio, al Sigonio, al Manuzio ed anche al Muratori)…

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